Allora, è inutile che continuiamo a menarcela con la storia che gli inglesi fanno schifo a mangiare. Che loro non hanno una cucina e che quando andiamo in viaggio da loro è tutto un McDonald’s per salvarsi dagli atroci morsi della fame. Non è vero! Non del tutto, insomma… Qualcosa di buono della cucina inglese, se si va a scavare, c’è. Si deve considerare che la vita nelle campagne desolate segna drasticamente il loro concetto di cucina, così come gli ingredienti della terra semplici che tendono a pasticciare (sia in senso lato che letterale). In epoca più recente la cucina indiana speziata e ricca si è mescolata fortemente a quella povera e tipica, diventando parte della loro tradizione. Ogni tanto ne derivano strani mutazioni genetiche, altre volte ne deriva Nigella Lawson, altre volte… buoni piatti.
Le zuppe di verdure, il prosciutto arrosto, gli arrosti in genere, i purè di patate, i pasticci di carne, i timballi, i pudding salati e quelli dolci e i cramble non possiamo negare siano ottimi piatti della tradizione che ci raccontano del popolo inglese e della loro storia. E dimenticando i pastrocchi, i papponi informi, le imbarazzanti imitazioni delle cucine europee e la loro supponenza nel servirtele nei “ristoranti”, ci concentriamo sulla autentica tradizione che custodisce quel poco di concetto culinario e di gusto che anche loro possiedono nonostante tutto.
Per la mia cena in tema “Londra anni 20” ho studiato notte e dì su internet per assemblare un menù di tutto rispetto e ad onor del vero ho rimediato una ventina di ricettine e ricettone decisamente degne, tanto che ho dovuto operare una scelta, ed il menù era questo:
Welsh Rarebit
Soup of creamy pumpkin and potatoes
Roast beef, patate al forno e yorkshire pudding
Cornish pastries
Bubble and squeak
The Queen of pudding
accompagnati da pane con burro salato aromatizzato e sidro di mele
Il “Welsh Rarebit” o rabbit o coniglio gallese è una semplice fetta di pane tostata coperta da un intingolino di formaggio tipo emmental, timo, cipollotto grattugiato, senape, birra, uovo e paprika sul finire. Decisamente peccaminoso.
La Soup of creamy pumpkin and potatoes, detta anche comunemente vellutata di zucca e patate:
300 gr di zucca, 1 porro, 2 patate, 20 ml di olio di oliva, 1 rametto di timo, 1 rametto di rosmarino, 30 gr di parmigiano grattugiato, 900 ml di brodo vegetale, sale, pepe nero in grani
Pulite il rosmarino e il timo con la carta da cucina inumidita, tritateli con la mezzaluna. Togliete la parte finale del porro, sfogliatelo e lavatelo sotto l’acqua fredda, poi affettatelo con un coltello. Pulite la zucca e fate la polpa a dadini.
Sbucciate le patate, lavatela e asciugatela e tagliatela a pezzetti. Portate a ebollizione il brodo in una casseruola e aggiungete la zucca, il porro, la patata, il trito di timo e rosmarino, il sale e una macinata di pepe, coprite e fate cuocere per 30 minuti a fuoco medio. Togliete la pentola dal fuoco e fate raffreddare per 5 minuti, frullate la zuppa con il minipimer per avere una crema omogenea, va bene anche il classico passaverdure ovviamente.
Aggiungete il parmigiano e mescolate. Distribuite la vellutata di zucca in quattro ciotoline e aggiungete in ognuna 1/2 cucchiaio di olio. Servite questa zuppa nel calda e accompagnandola con dei crostini di pane. Consiglio anche una spolverata di peperoncino e dei piccoli pezzi di pancetta abbrustolita sul finire.
Il roast beef con patate e yorkshire pudding è il piatto per eccellenza della tradizione domenicale, e mi soffermerò solo sull’elemento che ci è meno famigliare.
Lo Yorkshire pudding altro non è che un panino di accompagnamento al piatto principale che serve a raccogliere l’intingolo di cottura dell’arrosto o, perchè no, da servire con una salsa di accompagnamento preparata a parte, magari con funghi e panna.
75 g farina, un bel pizzico di sale, 1 uovo grande, 75 ml di latte, 50 ml di acqua fredda
In una scodella mettete la farina setacciata, poi il sale e l’uovo. Amalgamate bene il tutto con l’aiuto di un frullino elettrico. Unite poi, poco a poco, il latte diluito nell’acqua e continuate a sbattere bene la pasta fino a quando è diventata bella liscia. Prendete ora la teglia e versatevi 2 cucchiai del succo caldo del roast beef, versateci l’impasto e infornatelo subito a 200°, nella parte alta del forno, per circa mezzora. Il pudding è pronto quando si è ben gonfiato e presenta una bella crosta dorata. Servitelo caldo appena sfornato.
I pasticci di carne, in questo caso propriamente il Cornish Pastrie, è il piatto che più mi entusiasma della tradizione britannica. E’ anche il più famoso, e questo lo dobbiamo ai tanti film in cui ha la sua piccola parte di gloria, esempio primo tra tutti Sweeney Todd con Jhonny Deep. Può avere diverse forme e diversi ripieni secondo le tradizioni dei luoghi di produzione. Quello della Cornovaglia è probabilmente il tipo di pasticcio di carne dalla tradizione più lontana. Specifico che questo piatto era il principale pasto dei minatori e dei lavoratori, a dimostrazione della origine pratica e lontana della tradizione culinaria inglese.
225 di farina, 100 gr di burro, acqua q.b, sale, un pizzico (se volete barare potete farlo consapevolmente utilizzando la pasta sfoglia confezionata);
1 patata tagliata a piccoli cubetti, 1 cipolla tritata, 250 gr di controfiletto di manzo, a cubetti di 1 cm.
Per prima cosa preparate la pasta mettendo la farina in una ciotola, aggiungendo poi il burro tagliato a pezzetti e il sale. Mescolate bene con le mani in modo che il burro e la farina si amalgamino bene formando come delle briciole di pane. A questo punto aggiungete l’acqua, circa 2 cucchiai e, con l’aiuto di una spatola di metallo, impastate accuratamente il tutto. Dovrete ottenere una pasta abbastanza soda. Fatene una palla e lasciatela riposare in frigorifero per almeno mezzora. Passato questo tempo, mettetela su di un piano infarinato, dividetela in quattro pezzi che stenderete all’altezza di 1/2 cm con l’aiuto di un mattarello. Dovrete ottenere 4 cerchi del diametro di circa 16 cm nel cui centro metterete qualche cucchiaiata del ripieno di carne, cipolla e patate che avete precedentemente mescolato in una ciotola e salato a vostro piacimento. Bagnate con un po’ d’acqua i bordi della pasta e uniteli in modo da formare una mezzaluna. Con una forchetta schiacciateli bene in modo che siano perfettamente sigillati. Adagiate le pasties su una teglia, spennellatele con un rosso d’uovo sbattuto e fatele cuocere a 190° per circa 40 minuti il tempo necessario affinchè si cuociano e dorino bene. Sono ottime mangiate sia calde che fredde.
La Bubble and Squeak è la dimostrazione lampante della praticità e pasticciosità tipica inglese, perchè altro non è che una frittatona di verdure bollite (soprattutto di avanzo), schiacciate, amalgamate con un uovo e cotte al fuoco. Devo dire.. semplice quanto ottima.
Last but not least… i Pudding! Che roba è? Ovviamente un pasticcio, ovviamente una cosa papposa, dolciastra, da mangiare ovviamente al cucchiaio come il 90% dei dolci inglesi e dall’aspetto mediamente poco invitante. Ma, ragazzi, com’è buono…
Ho scelto di concentrarmi sul Queen of Pudding, dolce inventato a Buckingam Palace in onore della Regina Vittoria e che campeggia ancora nelle tavole della domenica delle famiglie inglesi.
4 uova, 565 ml di latte, 115 gr di pane, 225 gr di zucchero preferibilmente aromatizzato alla vaniglia, 4 cucchiai di marmellata di lamponi.
Separare 3 uova dagli albumi metterli i tuorli in una ciotola con un uovo lasciato intero amalgamare con il pane il latte e gli 85 gr di zucchero. Mettere il composto ottenuto in una pirofila possibilmente di coccio aggiungere la marmellata a cucchiaiate senza stenderla. Mettere in forno a 150° per circa un ora o fino a quando sarà tutto unito. A parte montare gli albumi in una ciotola con lo zucchero rimasto montandoli a neve ben ferma e soda. Cospargere sopra il pudding e rimettere in forno per altri 15 20 minuti fino a quando la meringa sarà brunita leggermente.
God save the english food!
Alessandra Navetta