Quel che il giorno deve alla notte

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Capita, o meglio a me capita, magari “sarà capitato anche a voi” come recitava l’incipit di una nota canzone, non di avere una musica in testa, ma di entrare svogliatamente in libreria tanto per perdere tempo, bighellonare tra gli scaffali, aspettando che magari si faccia l’ora dell’aperitivo o della cena, tanto per vedere che c’è di nuovo o quali libri sono stati pubblicati in edizioni nuove etc.

E di improvviso spunta un libro il cui titolo ti attira, ma che non hai mai sentito prima e anche l’autore non sai minimamente chi possa essere. In questi casi l’edizione aiuta a catalogare il libro in un certo settore. Il libro che vi presento ha seguito questa strada. L’ho scoperto per caso e siccome per me i titoli sono fondamentali non ho potuto non prenderlo: si chiama “Quel che il giorno deve alla notte” e l’autore è Yasmina Khadra (Edizioni Mondadori Strade blu – 2010 – 385 pagine – 8.5 Euro).

Come si fa a non essere attratti dal un libro che ha un titolo così bello e una copertina decisamente ipnotica e che parla (come ho appreso dal risvolto di copertina) di una nazione e una parte di storia (quella algerina) sulla quale non mi pare ci sia molta letteratura. E infatti l’ho comprato. Yasmina Kandra è lo pseudonimo dietro il quale si è nascosto per anni Mohammed Moulessehoul, uno scrittore algerino esiliato in Francia che ha prestato servizio nell’esercito Algerino durante i duri anni della guerra civile nella seconda metà degli anni 90. il suo romanzo più famoso è “L’attentatrice” ma io l’ho scoperto dopo aver comprato questo libro.

Insomma mi porto a casa questo romanzo Quel che il giorno deve alla notte che pubblicato nella collana Mondadori con la costola gialla mi fa un po’ cool, si perchè in quella collana si pubblicano libri un po’ particolari e forse meno indirizzati ad un pubblico generico, ma appena a casa mi assale il dubbio che il libro sia un pacco e lo lascio da parte per mesi finchè inizio a leggerlo. All’inizio dico “vabbè carino”, poi piano piano mi accorgo che ho voglia di continuare a leggerlo, che appena ho un momento mi ricordo che c’è questo libro che mi aspetto e come senza accorgermene mi ritrovo ad appassionarmi alla storia di Younes un ragazzino che deve lasciare con la famiglia il proprio villaggio perchè il padre ha perso tutto il raccolto, che arriva nella grande città e cresce inizialmente in una piccola “Corte dei Miracoli” fatta di mille volti e mille umanità e mille miserie diverse e che alla fine è mandato a vivere dallo zio, ricco farmacista senza figli, per cercare di assicurarsi un futuro e che lo adotta condannandolo a perdere i contatti con la propria famiglia.

Da quel momento Younes diventa Yonas e si trova catapultato in un mondo che nemmeno pensava potesse esistere. Un mondo fatto di belle case, vestiti, giocattoli, scuola e una ricca e agiata borghesia che vive in questo piccolo Eden chaiamto “Rio Salado” con tutti suoi agi ei suoi riti. E quando alle soglie dell’età adulta pensa ormai di vivere tranquillo con il suo gruppo di amici, l’amore per la capricciosa Emilie (che dividerà e metterà uno contro l’altro il gruppo di amici) e poi la guerra gli chiederanno il conto di una vita passata dalla “parte sbagliata”. Ma pure attraverso tanti lutti e prove, la ricchezza della vita passata lo farà riconciliare con se stesso e con chi gli sta intorno.

Il finale di Quel che il giorno deve alla notte è struggente, a tratti mi ha ricordato la fine di Mediterraneo anche se con minor dolcezza. Anzi se lo leggete e avrete anche voi la stessa sensazione fatemelo sapere.

Pierluigi Ciappi

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