La lenta e atroce agonia dei Portici continua. Una classica cattedrale commerciale nel deserto. L’avevamo già scritto, e qui sotto riportiamo il vecchio ‘pezzo’, ma la notizia di oggi conferma l’incredibile bluff dei Portici. Nel periodo natalizio l’unica cosa che poteva un pochino richiamare qualche forlivese era la pista di pattinaggio sul ghiaccio. Ora indovinate giustamente dove è voluto andare chi gestisce la pista? Ma al Centro Commerciale di via Punta di Ferro ovviamente.
L’unica soluzione, per rivitalizzare un’area destinata tra qualche anno alla desolante desertificazione commerciale, potrebbe essere quella di trasferire il mercato dal centro di Forlì ai Portici. Togliere le bancarelle da uno dei più bei centri della Romagna – e aggiungiamo tirandocela anche un pochino chissenefrega – da una delle più belle Piazze d’Italia. Ma sarebbe proprio una proposta assurda?
Uno dei tanti flop della nostra città è quell’agglomerato urbano-commerciale denominato “I Portici”. Tanti i fattori del fallimento. Siamo andati a rileggere la brochure dell’inaugurazione dei Portici, e a distanza di anni si evince la poca lungimiranza degli ideatori. “La sua invidiabile posizione vicino alla stazione ferroviaria rappresenta un sicuro polo di attrazione” recita il volantino di presentazione. Sbagliato. Per una serie di motivi.
Effetto stazione. Non è stato valutato un piccolo particolare. I quartieri vicino alle stazioni ferroviarie difficilmente vengono considerati in posizioni invidiabili. Non solo in Italia, ma nel mondo. Un esempio? Di giorno vicino al centro commerciale, o nella zona adiacente la vecchia ciminiera della Mangelli, ci sono parecchi nomadi. Nelle ore serali e notturne, soprattutto nei sotterranei adibiti a parcheggio delle auto, stazionano vari clochard. La presenza di barboni, e spesso di nomadi, dà ai frequentatori una percezione di insicurezza. Problema assolutamente unico per un centro commerciale certamente non presente negli altri come quelli di via Punta di Ferro, di Savignano, di Faenza, o delle Befane a Rimini, tanto per restare in Romagna.
Effetto piano edilizio. Il risultato è che anche l’edilizia pubblica, costruita attorno al centro commerciale, è poco allettante per i motivi di cui sopra tanto è vero che a distanza di anni dall’inaugurazione ancora diversi uffici e molte abitazioni sono sfitti o invenduti. E stiamo parlando di un paio di lustri.
Effetto ambientale: caldo d’estate, freddo d’inverno. Un altro aspetto assolutamente incredibile è la scelta di costruire il centro commerciale in due “corpi architettonici” separati. Le persone che frequentano i centri commerciali lo fanno non solo per acquistare, ma anche per fare una passeggiata e magari guardare le vetrine. Se lo fate ai Portici ad un certo punto, quando dovrete passare dal lato sud al lato nord, vi troverete in balia del clima esterno. Caldo d’estate. Freddo d’inverno. Negli altri centri commerciali il condizionamento dell’aria invece è uno dei tanti punti che allettano i possibili clienti.
Effetto impoverimento delle attività commerciali. Questa serie di problematiche ha di fatto prodotto un impoverimento del centro commerciale. A parte la presenza della Coop, e di qualche rara eccezione (che però non può supportare l’insieme) I Portici sono poco allettanti. Negozi di abbigliamento che facciano da traino non esistono. Concludendo il recupero dell’ex area Mangelli non ha prodotto gli effetti sperati considerando gli investimenti economici e la spendita di risorse.