Ritorna la rubrica sui film sottovalutati, sui flop ingiustificati e ingiusti. Hunger (2008) non fa propriamente parte di questa categoria, seppur a mio parere merita una maggior visibilità di quella che ha avuto all’uscita. Riscoperto in parte solo grazie al chiacchieratissimo Shame.
Titolo originale: id. Diretto da Steve McQueen, con Michael Fassbender, Liam Cunningham, Brian Milligan, Stuart Graham Anno: 2008, Durata: 96 minuti circa, giudizio: sorprendente in una parola: intenso.
Carcere di Long Kesh, Irlanda del Nord. Dopo i fallimentari scioperi delle coperte e dello sporco, per ottenere il riconoscimento di prigionieri politici ai carcerati dell’Ira, Bobby Sands (Fassbender) organizza uno strenuo sciopero della fame. Le conseguenze saranno terribili.
Hunger, una storia vera, un’opera prima del quarantatreenne Steve McQueen (Notate l’omonimia col celebre attore), vincitore della Caméra d’Or al festival di Cannes e dell’European Film Award come miglior rivelazione, arriva nelle sale italiane con quasi quattro anni di ritardo. E per fortuna che c’è arrivato direi: McQueen dimostra uno stile asciutto e irreprensibile, Fassbender è una maschera perfetta e rigorosa. Bellissime carrellate e lunghi piani-sequenza (l’incontro con padre Dominic Moran presenta un’unica inquadratura statica di 17 minuti!), pochi dialoghi e uno stile freddo e asciutto (maturato senza dubbio dalla visione del grande cinema giapponese e francese). Niente è fuori posto: Il regista e l’attore bisseranno poi con Shame, altro ottimo film, altra straordinaria interpretazione per un attore a metà strada tra la durezza del divo della Hollywood classica e la sensibilità moderna, altro ritratto di un personaggio estremo e indimenticabile. In attesa del terzo film del regista-artista, questi primi due sono da riscoprire: so già che non ne resterete delusi.