Ristorante Ciabòt d’Gianduja

Il + e il Menu

Inauguro una nuova fascia all’interno della rubrica dei ristoranti della rubrica “I + e i menù”. Si tratta della menzione speciale per quei locali vicini ai 100 anni di attività o che abbiano addirittura superato tale record. Eccone uno, il primo che vado anche a recensire, Ristorante Ciabòt d’Gianduja, un locale a me noto anche per i miei passati di vita astigiana. La scorsa settimana, rientrando dal Col di Tenda, esco ad Asti-Est e devio per Callianetto, una frazione immersa in una piccola valle piemontese, per una divagazione paesaggistico-culinaria. Ho rivisto e frequentato il ristorante che ho anche brevemente segnalato su Trip-Advisor.

Ristorante “Ciabòt d’Gianduja”-Callianetto (AT).
Come raggiungerlo: esci al casello A14 Asti-est, segui le indicazioni per Casale Monferrato e hai 8 km di strada provinciale.
Chiuso: lunedì sera e martedì.
Tel. 347 872 5863.
indirizzo: Via Lasca 10 a Callianetto (AT).
Prenotare, conviene, sempre, specie a mezzogiorno.
Parcheggio, ok in zona, ma non troppi spazi.

Storia: Il Ristorante Ciabòt d’Gianduja esiste da ben 100 anni: gestito da una famiglia con la mamma che lavora in cucina coadiuvata dalla figlia, il padre serve al bar. Una famiglia che gestisce questo ristorante da ben 38 anni, la figlia li aiuta, come cuoca aggiunta, da 12 anni. Cameriere professioniste servono ai tavoli.

Il nome del locale. Ciabot di Gianduja: in piemontese il Ciabòt è una piccola-casa un po’ disordinata, messa alla bene-meglio. Questo “Ciabòt” è ancora in piedi, anzi sino a pochi anni fa era persino abitata da altre persone, non so se parenti della maschera Gianduja. E’ quindi visitabile benchè non abbia più l’abitabilità; oggi è meta di curiosi. Lì abitò la famosa maschera Gianguja per molti anni. Vero nome, ma in dialetto piemontese: Giùvan d’La Duja. la Duja è la caraffa del vino, ad Asti c’è la famosissima mostra “Duja d’Or”, chermesse mondiale ed expò di vini eccelsi.

Io ho scelto il seguente menù: Carne cruda, Asparagi salsa tartara, Frittatina con funghi prataioli, Pere fresche, cotte nel vino col miele, con cappello di formaggio Robiola di Roccaverano e gheriglio di noce, melanzane marinate con uvetta passita, Guanciotto di “Passona” (la razza piemontese, vacca, allo stato brado, si vedono le mucche in lontananza), Brasato al Barolo.

Altri piatti a menù: Pasta e Fagioli, Agnolotti (tipici ravioli piemontesi con compenso di carne), Risotto alla salsiccia di Bra (è fatta con carne di vitello), Finanziera (sorta di pout-pourrì di frattaglie miste), Trippa, Bounèt che è un dolce piemontese, in pratica, un budino (cacao-latte-uova-zucchero-amaretto) bianco-nero, Panna cotta, Mousse al cioccolato, Torta di mele e castagne.

La Cantina: Grandissima scelta di vini locali, anche importanti, con prevalenza, ovviamente, di rossi.

Nel cestino: oltre al pane, immancabili i classici grissini piemontesi: chiari, lunghi, leggeri, senza grassi, buonissimi, voto 10 e lode. Una menzione ai grissini e già questi meriterebbero di mettere in agenda tale ristorante.

Curiosità: Il Bar serve un ex-caffè Illy, casa che non ha più, tuttavia utilizza le belle tazzine bianche col tipico brand per servire una nuova misteriosa miscela: un piccolo (mica tanto) gesto che non ho approvato e che per etica segnalo (come noto, caffè Illy per me è il top ed è sinonimo di caffè “leggero”, poca robusta, tostatura speciale, il caffè che ama il tuo cuore).

Altro:
– Bagni: perfetti
– Cucina: grande ben attrezzata, addette con cuffie
– Sala da Pranzo: ampia, calda, accogliente
– Fascia di prezzo: media.

Stupendo, per la velocità e la qualità, il menù propostomi e che qui ho elencato e degustato ed al quale pongo voto 8+. Evidenzio il quartino di barbera sfuso benchè io sia fermamente contrario al vino sfuso, era comunque potabile.

Gigi Arpinati

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