Stavo guardando un programma in tv prima, condotto da due simpatiche romagnole, che vedete qui nella foto. A sinistra, bionda fintissima c’è Cristina Lunardini; a destra so che vestita non l’avete riconosciuta ma c’è Selen, al secolo Luce Caponegro, nota pornostar che fa quelle robe brutte e sporche nel cinema, come dis la mì nonna.
La Lunardini è una cuoca e ovviamente presenta ricette, la Selen fa vedere le tette e il vero romagnolo non capisce più un cacchio. Sì perchè da un lato un’orgia di tagliatelle col sugo aspetta profumata e succulenta, dall’altra c’è una che non sa cuocere un òv dùr, ma se dice “gradisca” in tono altamente Felliniano, a j’o fè che qualcosa duro diventa.
Credo che questa foti (ricordatevi sempre la regola del plurale romagnolo: una FOTI, dù FOTO. Come un CAMI, dù CAMION. Come un GILATI, dù GILATO. “A vùt e gilati? Te t’vu e gilati? Allora urdinèma trì gilato!”), questa foti dicevo, rappresenta l’enorme dilemma che da sempre attanaglia il romagnolo quando si pensa alle donne della sua terra. Perchè non credetevi… la luna nel pozzo non si può mica avere. Se ne volete una bella e che sappia fare le pappardelle senza scollarvi gli occhi dalla patta, voialtri avete bisogno di svegliarvi e rendervi conto che se una c’ha il tempo di darsi otto chilo (plurale!) di mascara e mettersi il push up e il culo up e la pancia slim e sa l’os-cia cos’altro, non c’ha il tempo di fare la fontanella in mezzo alla farina e romperci un uovo dentro.
Le romagnole classiche, quelle che tanto fan bene al cuore e poco al colesterolo, di solito sono di statura media, more, un po’ chiatte (diciamolo: la razza romagnola dal suino all’umano non è conosciuta per la sua statura… basta pensare a piloti di moto come Melandri, che se lo vedi per strada a fianco della sua morosa ti viene da chiederle “bellino ‘sto chihuà, mo come si chiama il purinìn?”). Però hanno nel cuore tanto sangiovese, e sanno travolgerti come un furgoncino della Centrale del Latte. Ti riempiono la casa di milioni di ciapapòrbia (suppellettili, ndt) e ti accolgono dalla porta lanciandoti una corona di passatelli, nonostante siano andate a lavorare 8 ore e magari a far la spesa. E poi ti urlano dietro perchè gli hai sporcato il pavimento e non hai messo le pattine, ma non vorresti una donna diversa al tuo fianco.
Le romagnole 2.0 fan solo bene all’ameba, lì, al vermicello. Sì perchè son belle eh. Cioè, son sempre chiatte, ma si sparano dei tacco12 che poi camminano come Godzilla con l’artrite, però recuperano un po’ il disavanzo. C’han la finezza della ghiaia del 18 e le senti parlare di acrobazie sessuali con la stessa disinvoltura che abbiam noi nel dire “zuppainglese”. Non distinguono un sciadùr da una ramarôla (mattarello e ramina) però nel telefono hanno una fighissima app che ti dice se c’è Vieri al Pineta che ci facciamo fare la foto. E poi voglion fare le fighe e cavarsi la “essce” col risultato che parlan come delle invornite, e quella che era la pentola a presscione diventa a preZZione. Mo andì in t’è casèn.
Purtroppo la rovina delle romagnole classiche è stata proprio la riviera, come raccontava la Rossa qualche giorno fa; la nostra razza ha visto arrivare giù stanghe nordiche da 1.90, donne brianzole in carriera, gente abituata a mangiare 4 cazzi in padella senz’olio e dì grazie che ti cucino io, e ovviamente si sono imbastardite, un po’ come quando incroci un pugnale con una baionetta, speri che esca un BaionAle, ma ti tocca una PugnEtta.
Fortunatamente esistono ancora romagnole 1.0, nate e cresciute all’ombra della versione deluxe. E non sono mica qui a dire che la donna deve star chiusa in casa a far calzette e sfoglie, siam mica nel 1790. La casa l’è una ròba che uno se la porta dentro anche quand’l’è in t’l ufìzi, l’è un quèl che quando la moglie è in casa si sente caldo anche se è il 3 dicembre e i termos sono rotti. L’è un quèl che quando entra nel letto e profuma di brasato e piadina, tu non è che ci vuoi fare l’amore: te la vuoi proprio mangiare. La vera romagnola l’ha capito, che se fa star bene quell’invornito deficiente di uomo che le sta vicino, si sta meglio in due.
Quindi Lunardini o Selen?
Lunardini tutta la vita, anche perchè poi Selen ha preso più schizzi di uno scoglio del molo di Cesenatico e a me l’àm fà un po’ sghìv.
(il Nero)
Post tratto dalla pagina Facebook “Sa fet a qué”