La vigilia di Natale è stata caratterizzata da un grave lutto che ha colpito, oltre che la famiglia, il mondo sportivo forlivese, per la precisione quello ciclistico. È deceduto, infatti, Sante Lombardi, che nella sua carriera di pistard velocista ha scritto una pagina importante dello sport cittadino e di quello nazionale. Aveva da poco compiuto 80 anni, essendo nato a Forlì l’11 dicembre 1933. Nel libro “Album di famiglia”, edito nel 1991, Daniele Gaudenzi lo ha descritto così: “Sante Lombardi, modesto, sempre sorridente, col viso buono, è stato un atleta che merita di essere ricordato con affetto“.
In effetti chi ha avuto la possibilità di frequentarlo ne ricavava la stessa impressione, soprattutto di persona che non amava vantare le numerose affermazioni ottenute da professionista fra il 1959 e il 1964, collezionando ben 25 successi su pista. Iniziò a correre con la Polisportiva Ebro Masotti di Predappio, poi passò fra i dilettanti con i colori della Forti e Liberi. L’intenzione di completare gli studi, si diplomò geometra, e la consapevolezza delle sue caratteristiche fisiche, vantava un potente spunto veloce ma aveva una carenza molto forte in salita, gli fecero capire che il suo avvenire stava, come giustamente ha sottolineato Maurizio Ricci nel libro “Campioni di casa nostra“, “su quella pista, dove passava di successo in successo“.
“Diplomatosi geometra (professione che poi ha esercitato), scrive ancora Ricci, si caricò di trasferte notevoli, in treno, per raggiungere i velodromi e le conseguenti riunioni, ma le vittorie e quel denaro che le manifestazioni sugli anelli allora garantivano lo convinsero definitivamente“. La società sportiva “Il Pedale Riminese”, che allora poteva usufruire di una pista idonea per lo svolgimento di gare, lo inserì nelle sue file nel 1955. Iniziò così la sua carriera e a raccogliere risultati positivi. Vestì subito la maglia azzurra ai Mondiali di Rocourt in Belgio nel 1957 classificandosi al quinto posto.
Nel 1958 passò alla “Forti e Liberi” e venne nuovamente chiamato in Nazionale per i mondiali di Parigi dove si verificò il doppio trionfo italiano nella velocità (Valentino Gasparella primo, Sante Gaiardoni secondo), che fa capire con chi si doveva cimentare Sante Lombardi, il quale anche in quella occasione si classificò onorevolmente al quinto posto. Incontrò sulla sua strada Antonio Maspes, probabilmente uno dei più forti pistard di sempre, e si confrontarono più volte senza risparmio di energie.
Da corridore, il suo fu un carattere volitivo e deciso, come dimostrò nello stesso anno quando, caduto all’Appio, due giorni prima del quadrangolare Gran Premio di Parigi. Mi ha raccontato più volte che volle partecipare comunque a quell’importante evento, nonostante le abbondanti fasciature. Perse la prima sfida, ma dopo essersi liberato dalle fastidiose bendature, inanellò una serie di successi, battendo tutti e classificandosi primo, nonostante le precarie condizioni fisiche.
Già nel 1953 il grande campione Fausto Coppi, colpito dallo spunto del forlivese, lo segnalò alla Bianchi e con questa prestigiosa società ciclistica il nostro Lombardi esordì fra i professionisti nel 1959. Divenne subito uno dei protagonisti della pista italiana vincendo numerose gare in Italia e all’estero. Successivamente fece lo stesso con altre società ciclistiche che lo ebbero fra i propri affiliati, come: Ghigi, Fides, Ignis, Termozeta. Cessata l’attività agonistica rimase protagonista del mondo del ciclismo; divenne “diesse” della “Salamini Comet”, poi per diversi anni fu presidente della SCAT Forlì, l’unica società ciclistica ancora presente in città che proprio nei giorni scorsi ha pianto la morte di Ettore Bertaccini, uno dei soci fondatori del sodalizio.
Sante Lombardi ebbe modo di rievocare a chi scrive l’incontro con Fausto Coppi durante una visita a casa sua che volli fare, poco dopo il matrimonio con il soprano forlivese Wilma Vernocchi, per ricambiare la cortesia di essere stato invitato, insieme a poche altre persone, al pranzo organizzato dopo la cerimonia in un locale caratteristico di Castrocaro Terme. Quel giorno Sante era appagato, più loquace del solito e raccontò diverse storie. Quella dell’incontro con il grande campione la descrisse con molti particolari, nonostante i tanti anni passati da quel lontano 1953 quando a Ravenna, durante una giornata in cui erano previste gare anche con corridori professionisti, corse di fronte a corridori come Gino Bartali, Fiorenzo Magni e lo stesso Coppi. A quei tempi si correva all’ippodromo su una pista in terra battuta.
“Ero allievo, raccontò Sante, ma correvo ingannando i giudici fra i dilettanti e le nostre gare si alternavano a quelle dei professionisti. Cercavo di non perdere nessuno dei movimenti e delle parole dei grandi campioni. Tirai fuori tutta la mia grinta. Vinsi la prima e la seconda batteria. Arrivai in finale contro due dilettanti che superai abbastanza agilmente. Quando tornai nei box, Coppi si alzò, mi strinse la mano e mi disse che potevo avere una carriera davanti. Le uniche parole che seppi pronunciare, quasi farfugliando, furono: “Signor Coppi, grazie“.
Da segnalare, infine, che Sante Lombardi negli anni ’90 ritornò a gareggiare conquistando due Mondiali Master nel 1998 in Gran Bretagna, dimostrando di avere ancora classe e forza agonistica sia nella velocità sia nei 500 metri con partenza da fermo. Di questa ultima esperienza me ne ha parlato in più occasioni con molto orgoglio come se fosse stata più importante di quella giovanile.