Carolina Macovei, studentessa dell’ITE “Carlo Matteucci” di Forlì e militante dei “Giovani Comunisti”, esprime un suo giudizio sul modello capitalistico, denunciandone le varie contraddizioni.
Il capitalismo è un sistema economico-sociale la cui caratteristica principale risiede nella proprietà privata e nella conseguente separazione tra classi, che vede padroni da una parte e lavoratori dall’altra. Il problema principale del sistema economico capitalistico che evidenza la sua natura contraddittoria, è la politica individualista ed egoista su cui si basa tale dottrina economica. “Ciascuno pensa a versare l’acqua nel proprio mulino” è il concetto chiave di questa teoria. Durante il diciannovesimo secolo ci fu un decollo industriale ed economico. Con l’inizio del progresso ebbe inizio anche l’era del monopolio e l’affermarsi della borghesia e delle teorie positivistiche di Auguste Comte, diedero vita ad un conflitto sociale molto forte tra ricchi borghesi e operai, quest’ultimi sfruttati come forza lavoro a basso costo.
Oggi ci ritroviamo in una società dove la realtà dei lavoratori è simile a quella di fine ’800, dove i diritti erano ancora molto fragili e l’unica cosa che contava era il profitto, ovvero, il capitale che può accumulare un imprenditore. Lo stesso sistema capitalistico che portò alla scomparsa dello Stato sociale nell’impresa monopolistica. Un esempio notevole, può essere quello del grande capitalista e industriale americano Rockefeller, che con l’accumulo del suo enorme patrimonio arrivò a controllare quasi tutto il mercato petrolifero degli Stati Uniti, riducendo i suoi concorrenti in bancarotta e impadronendosi delle loro aziende per pochi soldi. Appropriandosi dei soldi pubblici e trasformandoli in merce, fece dell’economia non uno scambio di denaro, bensì una svendita di quest’ultimo.
In Europa, gli Stati diventano ostaggi dei grandi monopoli coma la BCE e l’Ue, e a livello culturale si manifesta molto la disinformazione scientifica. La gente è incline a vivere una vita incentrata solamente sui valori consumistici, piloni portanti del sistema capitalistico, non accorgendosi che la grave crisi, le diseguaglianze e la povertà sono frutto di quello stesso sistema. Viviamo, ancora oggi, in una società che vede lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Alcuni Stati mettono un prezzo al proprio popolo, mentre dovrebbero tutelare la propria gente e non mercificarla. Ci ritroviamo a vivere nel 21esimo secolo sotto un governo che permette la disoccupazione e la povertà di massa. Pensando di uscire da questa depressione, lo Stato aumenta e aggiunge nuove tasse peggiorando ulteriormente la situazione di ogni famiglia operaia. Possiamo definire la politica odierna una politica per i “ricchi”.
Un’altra manovra che lo Stato ha messo in azione è il calare degli investimenti, tagliando notevolmente i fondi sia all’istruzione che alla sanità. Il quadro della crisi diviene drastico quando iniziano le privatizzazioni e il governo decide di svendere i beni pubblici. Senza alcun principio morale, toglie al popolo quello che gli appartiene per diritto. C’è sicuramente bisogno di un cambiamento. È fin troppo chiaro, ormai, davanti agli effetti che ha prodotto questa crisi, che occorre cambiare il sistema ed apportare quelle modifiche necessarie affinché possa esserci una distribuzione equa dei beni e delle risorse. Il lavoro salariato può essere visto come convenienza per il padrone, e ai lavoratori chi ci pensa? E chi decide che questi non possano condurre un’esistenza dignitosa e trasformare la loro vita in poesia? Bisogna lavorare per vivere, non vivere una vita intera per lavorare. Liberiamoci dall’economia come religione e smettiamo di alimentare i portafogli altrui.
Molti economisti dicono che la concorrenza induce ognuno di noi a migliorare e a portarci all’innovazione. Per Schumpeter, le imprese non competono sui prezzi, ma sulle capacità innovative. Per lui l’innovazione non corrisponde all’invenzione, ma serve a trovare nuovi metodi per produrre, commerciare e trarre un profitto. Nei suoi scritti Karl Marx parla chiaro: il capitalismo ingloberà ciascuno di noi fino alla scomparsa del mercato libero. Sono previsioni dedotte in base a un esame critico dei comportamenti egoistici dell’individuo e del modo di vivere come un unico esemplare. Riporto, in conclusione, le parole di Mario Rigoni Stern: “Siamo compagni, si proprio compagni. Deriva dal latino “cum panis”, che accomuna coloro che mangiano lo stesso pane. Coloro che lo fanno condividono anche l’esistenza con tutto quello che comporta: gioia, lavoro, lotta e anche sofferenze”. All’erta compagni, non è tempo di disarmare il cervello, non lasciamoci lusingare da una società che propone per tutti veicoli sempre più belli e donne sempre più svestite, altri sono i problemi della nostra società: la pace, certo, ma anche il lavoro per tutti e la libertà di accedere allo studio per tutti i cittadini.
Carolina Macovei “Giovani Comunisti Forlì”