Dopo il successo degli anni precedenti, da giovedì 17 a sabato 19 luglio, si terrà a San Martino in Villafranca di Forlì “Pesche in festa“. Per tre serate l’area parrocchiale di via Lughese 135 si trasformerà in un luogo dove sarà possibile cenare, ascoltare buona musica, ma soprattutto destinato a valorizzare il frutto che per eccellenza caratterizza la Romagna. L’iniziativa, promossa dall’Associazione Culturale “San Martèn” e dal locale Comitato di Quartiere, fornirà anche l’occasione per analizzare com’è cambiata la produzione agricola della nostra campagna nel corso dell’ultimo secolo.
“Il lavoro della mietitura, iniziatosi nell’ultima decade del mese di giugno, ferve ormai ovunque, sotto il sole cocente: questo è il più caldo mese dell’anno (luglio ndr). Le legioni di mietitori alzano e abbassano con moto uguale le falci lucenti. Nelle aie si alzano i “berch” ed in cima ad essi il contadino conficca la croce, perché protegga il grano dai pericoli dell’incendio. La sera tornano gli stanchi operai dai campi, lungo i filari ombrosi, per le polverose callaie fiancheggiate dalle alte e folte siepi.
I segni della fatica sono sul volto di ognuno, ma la coscienza di aver compiuto il proprio dovere rende lieto ogni cuore; e dalle gole arse, dai petti ansanti si eleva alto e gioioso il canto “alla stesa” che celebra il lavoro e la pace dei corpi”. In questo modo nel 1924 sul sussidiario per i ragazzi “Romagna” Icilio Missiroli (San Zaccaria di Ravenna 1898 – Forlì 1979) descriveva l’attività in campagna nel corso delle prime giornate di luglio.
Sicuramente uno dei mutamenti più profondi intervenuti nella vita quotidiana nel corso degli ultimi cento anni riguarda il rapporto dell’uomo con la campagna e la produzione del cibo. La maggior disponibilità di alimenti portata dalle nuove tecniche di produzione e di conservazione è forse all’origine della scomparsa della convinzione che l’esibizione del cibo fosse dimostrazione di potere e di ricchezza. Il nuovo problema è stato da un certo punto in poi non più come procurarsi il cibo e come immagazzinarlo, nel timore che un domani possa mancare, ma come stabilire un rapporto corretto con esso. Ne è dimostrazione la storia della frutticoltura specializzata che assegna alla Romagna il primato della coltivazione della pesca. Dapprima e comunque fin verso la fine dell’800 coltivate in filari o piante sparse e poi in campi dedicati. Le province di Forlì – Cesena e Ravenna sono ancora oggi la principale area produttiva peschicola nazionale.
Proviene dalle nostre parti il 60% delle nettarine e il 30% delle altre pesche italiane. Rispetto al secolo scorso sono però enormemente aumentate a livello mondiale le zone produttive e la nostra frutta deve contendersi il mercato con tanti competitori, ciò determina un reddito sempre minore per i nostri produttori e per l’indotto collegato, dalla manodopera dei magazzini ai trasporti.
Oggi vengono coltivate 300 varietà suddivise secondo il periodo di maturazione, dalle precoci alle tardive essendo un frutto tipicamente estivo, si raccoglie da fine giugno ad agosto. La pesca e la nettarina di Romagna nel 1997 hanno ottenuto il marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta) dall’Unione Europea, un riconoscimento che tutela la tipicità delle nostre produzioni e che garantisce al consumatore tecniche di coltivazione rispettose dell’ambiente, raccolta al giusto punto di maturazione, controllo di tutte le fasi.
Le pesche romagnole sono apprezzate per il gusto dolce e la succosità, dovuta all’elevato contenuto di acqua. Sono dissetanti e costituiscono un ottimo reintegratore naturale di sali minerali. Sono da considerare la frutta estiva per eccellenza. Ed è per questo che occorre promuovere il consumo di frutta in genere e delle pesche in particolare che consentirebbe di raggiungere due obiettivi, da una parte incrementare l’attività economica dei produttori e dall’altra promuovere la salute dei cittadini. La “Festa della pesca” di San Martino in Villafranca rappresenta, quindi, un’importante occasione per promuovere il consumo di questo prezioso frutto.
Gabriele Zelli