Pasquale Turi, barese di nascita e difensore, all’occorrenza centrocampista (insomma esterno sinistro come si tecnicizza nel calcio di oggi) 21enne, proveniente dal Chieti, si presenta alla sua prima conferenza forlivese con una cicatrice sul ginocchio destro.
«Ora è tutto a posto – spiega Turi – e sono pronto a tornare in campo. Questi sono i segni dei tacchetti di un avversario che ho subito nell’amichevole con il Cesena. Due punti e via. Ora ci sono anch’io». A 21 anni è difficile analizzare in senso generale gli equilibri e le difficoltà di una categoria, tra l’altro nuova. Sia per lui sia per il Forlì. «Sono giovane – precisa con modestia l’ex di Bari, Giacomense, Pavia, Siena e Chieti – e non conosco la categoria».
Lasciato Chieti ora l’approdo in Romagna. «Sono arrivato da poco. Il compagno con cui ho legato di più è Marco Djuric». Poi il giovane barese comincia a sciogliersi. «Il mio ruolo? Sono esterno di sinistra. Il quinto a sinistra in un eventuale 3-5-2. È in effetti il ruolo che mi mette più a mio agio in quello schieramento. Tifo per la Roma e difatti Totti è il mio mito. Zambrotta invece per il ruolo è il mio modello».
L’obbiettivo per il Forlì è quello minimo, ma prezioso per una squadra che dopo 30 anni torna in terza categoria. «La nostra meta è la salvezza. Quel che poi viene in più ovviamente è sempre ben accetto». Dopo l’amichevole con il Cesena, e il relativo infortunio, Pasquale Turi si è fatto una prima idea del Forlì. «La coppa Italia non è il campionato quindi non affrettiamoci con i primi giudizi. Il campionato è un’altra storia. Siamo, come tutte, in rodaggio ma le sensazioni sono molto positive. Il mio derby? Se fossimo capitati nel girone sud ce ne sarebbero stati tanti. Diciamo che il match di questo girone che mi dà qualche stimolo in più è quello con la Spal».