Bertinoro è un piccolo paese della provincia di Forlì-Cesena, ma dall’alto dei suoi 254 metri spazia sul territorio antistante consentendo, a chi si trova nella piazza del Comune, di ammirare una buona parte della Romagna, dai monti al mare, giustificando così l’appellativo di “balcone di Romagna”. Bertinoro però non è soltanto questo. Il paese, dominato da una rocca millenaria costruita in cima al colle ed aggrappata alle rocce alle quali è stata sapientemente ancorata, è ricco d’arte e di storia.
La sua posizione strategica, a pochi chilometri dalla via Emilia che collegava importanti città come Rimini e Forlì, lo fece scegliere già dai romani che lo usarono a lungo anche come luogo di osservazione. L’insediamento attuale, nella parte più alta del colle, risale però all’alto medioevo quando, crollato l’impero romano, i barbari, scesi in Italia in cerca di facili bottini, distrussero il primo insediamento realizzato ai piedi del monte.
Sull’origine del nome s’intrecciano storia e leggenda ma la versione più attendibile è quella che lo fa risalire all’abitudine dei pellegrini diretti in Bretagna di sostare in quello che allora si chiamava Castrum Cesubeum (dal nome del monte sul quale sorgeva) e che da essi prese il nome di Castrum Brittinori cioè Castrum dei Britanni. Questo avvenne durante il breve regno di Ottone III, a cavallo dell’anno 1000, e coincise con la promozione di Bertinoro a contea.
La rocca, costruita intorno al 1000, non può essere certo paragonata a San Leo da un punto di vista estetico, ma, da un punto di vista funzionale si. Ricorda infatti il nucleo malatestiano di tale rocca, in particolare per l’accortezza usata dai costruttori di modellare le strutture difensive tenendo conto della conformazione delle rocce sulle quali venivano innalzate. Tale scelta, unita ad un organico sistema di fortificazioni, costituito da mura e torrioni, ne fece una fortezza quasi imprendibile arricchita via via da torri e rivellini. Attorno alla rocca, protetto dalle mura, sorse il borgo, strettamente dipendente dalla fortezza, non solo per motivi difensivi, ma perché nella rocca erano custodite le derrate alimentari e le riserve d’acqua raccolte in ampie cisterne ora utilizzate come locali del museo.
In tale rocca si avvicendarono ospiti illustri, a partire da Federico I di Svevia, e signori potenti che sarebbe lungo e noioso elencare. Le vicende storiche che la riguardano furono spesso legate allo Stato della Chiesa ed a tal riguardo si può ricordare il potente e severo legato pontificio, cardinale Albornoz che, a metà del ‘300, vi insediò il comando militare per la riconquista della Romagna e Cesare Borgia che a fine ‘400 ottenne il feudo di Bertinoro da Papa Alessandro VI.
Dopo il passaggio di questi bellicosi cardinali la rocca passò ad un clero molto più pacifico e devoto, che usava il pastorale e non la spada, diventando residenza episcopale. E lo è rimasta fino a pochi anni fa per trasformarsi poi, dopo un accurato restauro, in sede di un museo delle religioni e supporto logistico all’Università di Romagna, come altri prestigiosi edifici del nostro territorio.
Il secondo nucleo monumentale di Bertinoro è costituito dalla piazza sulla quale fu costruito nel 1306, da Pino degli Ordelaffi, il Palazzo Comunale e, nel 1500, la Cattedrale dedicata a Santa Caterina d’Alessandria. Il Palazzo Comunale è una struttura armoniosa ed elegante, con una torre dell’orologio impreziosita dall’antico balcone in ferro battuto e dalla bella statua di una Madonna in terracotta a cui si affianca un ampio porticato abbellito da belle colonne con capitelli antichi di diversa fattura.
L’antico Palazzo Comunale è stato ampiamente rimaneggiato nel corso dei secoli giungendo alla sua versione definitiva solo ai primi del novecento, quando fu anche demolito l’edificio che lo fronteggiava creando così quel balcone panoramico che ha trasformato la piazza in uno spazio gradevole ed originale.
Il Palazzo contiene ancora, al suo interno, alcune stanze dell’antica residenza comunale, decorate ed affrescate, alle quali si accede attraverso un elegante scalone marmoreo. Di fianco al Comune fa bella mostra di sé un altro simbolo di Bertinoro: la colonna dell’ospitalità o colonna degli anelli ed i forestieri che giungevano sul borgo, legando i loro cavalli ad una delle “anella”, acquisivano il diritto di essere ospitati dalla famiglia alla quale l’anello faceva riferimento.
La tradizione vuole che tale scelta fosse stata adottata per evitare le dispute fra famiglie che ambivano ospitare i rari forestieri dai quali potevano apprendere notizie aggiornate su quanto accadeva in città, più o meno lontane, ma sicuramente più ricche di eventi del piccolo borgo di Bertinoro.
Anche la colonna, purtroppo, è una ricostruzione, per quanto possibile fedele, della colonna originaria ma è coronata da un elegante capitello corinzio, reinterpretato con gusto bizantino, e di ottima fattura.
Particolarmente interessante è la Cattedrale rinascimentale, costruita nel ‘500 sui resti di un piccolo oratorio anche questo dedicato a Santa Caterina. La Chiesa è un bello ed originale esempio di quell’architettura creata dal genio di Bramante, Michelangelo e di tutti gli altri architetti di cui tale secolo fu ricco.
È un’opera monumentale, plastica, a tre navate coperte da volte, con un’ampia abside ed arricchita da diversi altari, secondo i dettami del Concilio tridentinino, impreziositi da quadri alcuni dei quali di ottima fattura.
Fa bella mostra di sé, in un’ampia cappella ricavata dal braccio sinistro del transetto, un bel Crocifisso ligneo al quale la tradizione popolare ha attribuito un’origine misteriosa, legata ad un pellegrino sconosciuto che l’avrebbe scolpito durante il suo soggiorno, lasciandolo poi in dono alla comunità bertinorese prima della sua silenziosa scomparsa. La collocazione della Cattedrale in relazione alla piazza è del tutto anomala perché, all’atto della costruzione, si riteneva che il vecchio Palazzo Comunale, ridotto in condizioni alquanto precarie, dovesse essere abbattuto creando quello spazio aperto che, normalmente, si trova di fronte ad ogni cattedrale.
Come abbiamo visto ciò non avvenne e la facciata della Cattedrale risulta ora addossata al fianco del Palazzo Comunale, seminascosta, e l’accesso alla Chiesa avviene attraverso uno stretto porticato preceduto da una ripida gradinata.
Visitando Bertinoro passo passo ho scoperto infine due bellissime e misteriose colonne dal fusto interamente scolpito, in stile bizantino, con relativi capitelli. Sono uguali, ma collocate in due siti diversi: una nel giardinetto vicino alla bella Chiesa settecentesca dell’ex seminario e l’altra vicino all’accesso ai locali dell’Università collocati nella rocca. Ho cercato di conoscerne l’origine e mi è stato detto che sono parte dei reperti portati a Bertinoro da un archeologo bertinorese, Luigi Maria Ugolini, che organizzò e gestì, nel 1924, una campagna di scavi in Albania per conto del Governo italiano, portando alla luce, fra l’altro, un bellissimo teatro nella colonia romana di Butrinto.
Non si può concludere questa carrellata sull’arte e la storia di Bertinoro senza citare Dante, il Sommo Poeta, a lungo ospite dei signori di Polenta, che nel 14° canto del Purgatorio fa dire tristemente a Guido: «O Bertinoro, ché non fuggi via poi che gita se n’è la tua famiglia e molta gente per non essere ria?», ricordando i tempi felici nei quali Bertinoro aveva ospitato alcuni degli uomini più nobili e famosi della Romagna.