Ai musei di San Domenico a Forlì si è conclusa da pochi mesi, con notevole successo di pubblico e di critica, la mostra “Boldini, lo spettacolo della modernità” che ha contato, complessivamente, oltre 92.000 visitatori. Nel corso della conferenza stampa organizzata dal Comune di Forlì e dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, è stato reso un dettagliato resoconto delle visite, da cui risulta che tale mostra può essere considerata al terzo posto per affluenza di pubblico, nell’ambito delle 10 mostre programmate al San Domenico. Tutte le mostre si sono avvalse della direzione artistica del professor Paolucci, Direttore dei musei vaticani.
La notizia più importante però è stata l’indicazione della nuova mostra che prenderà il via il 13 febbraio 2016 per concludersi il 26 giugno dello stesso anno. Tale mostra sarà dedicata ad uno dei più grandi artisti italiani del Rinascimento: Piero della Francesca, pittore, matematico, genio assoluto della prospettiva, che operò nella seconda metà del quattrocento realizzando opere pittoriche di straordinario valore. Alcune di tali opere, purtroppo, sono andate distrutte a causa delle vicende storiche che tormentarono tale travagliato periodo o, peggio ancora, volutamente distrutte per volontà di Papa Giulio II, per far posto alla nuova decorazione delle stanze vaticane affidata a Raffaello.
Piero, però, non sarà l’unico protagonista della mostra. Seguendo la tradizione ormai consolidata nelle mostre al San Domenico, alle opere di Piero si affiancheranno le opere di altri grandi artisti suoi contemporanei quali Domenico Veneziano, col quale collaborò intensamente, e che introdusse nella pittura la luminosità che Piero della Francesca recepì pienamente, integrandola con l’armoniosa seppur rigorosa prospettiva, sempre alla base delle sue opere.
Altri due importanti pittori del quattrocento saranno presenti in mostra: Paolo Uccello e Andrea Mantegna, entrambi studiosi della prospettiva che applicarono nelle loro opere con assoluto rigore, rasentando a volte il virtuosismo, come nel famoso Cristo morto di Mantegna e negli studi grafici lasciatici da Paolo Uccello.
Non mancherà, inoltre, l’apporto di un grandissimo pittore Veneto: Giovanni Bellini che superò il rigore rinascimentale dando nuova vitalità alle sue figure che, liberate dagli spazi angusti delle navate ed ambientate nella natura, diedero vita a quelle che vennero definite “sacre conversazioni”.
Non poteva mancare, poi, qualche opera di un grande protagonista della pittura rinascimentale come Melozzo da Forlì, a cui qualche anno fa fu dedicata un’intera mostra al San Domenico. L’impegno degli organizzatori, però, è stato quello di mostrarci opere di questo grande artista forlivese mai esposte nelle mostre precedenti.
Non si potrà non parlare, però, di un altro grande protagonista del quattrocento che operò in Romagna: l’architetto Leon Battista Alberti al quale si deve il progetto del Tempio malatestiano di Rimini, anche se l’opera fu poi realizzata dal Nuti al quale si deve anche la realizzazione della Biblioteca malatestiana di Cesena e di parte della Rocca malatestiana della stessa Cesena.
Stretti furono i rapporti, diretti o indiretti, fra Piero e l’Alberti e, molto probabilmente, i due si incontrarono quando Piero fu incaricato di realizzare, nel Tempio malatestiano di Rimini, un bellissimo affresco che rappresenta “Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a San Sigismondo”. Piero della Francesca, infatti, era molto abile nella realizzazione degli affreschi, ed a lui si deve il grande ciclo con le “Storie della Vera Croce” che decorano tuttora la Cappella Maggiore di S. Francesco ad Arezzo. Saranno poi presenti in mostra anche alcune miniature del francese Jean Fouquet che, durante un viaggio in Italia, conobbe Piero della Francesca e Domenico Veneziano. Si prevede anche la presenza di alcune opere dell’anonimo ma abilissimo miniaturista della Biblioteca malatestiana e di alcuni codici vaticani.
Gli organizzatori della mostra, però, non si accontenteranno di presentare opere rinascimentali. Hanno infatti manifestato l’intenzione di mettere in evidenza i collegamenti e le influenze esercitate da Piero su artisti molto lontani nel tempo, ed apparentemente estranei alla sua pittura, quali Cezanne, Redon e Seurat.
Alcuni artisti francesi furono infatti incaricati di venire in Italia, dopo la guerra franco prussiana, su incarico del Ministro degli esteri, per studiare le opere di Piero, ed il materiale da loro prodotto e riportato in patria fu fonte di ispirazione per molti artisti francesi. L’opera di Piero della Francesca fu studiata in modo approfondito dal Longhi, uno dei più grandi studiosi della pittura italiana e docente universitario, che proponeva frequentemente ai suoi studenti tavole dell’artista. Alcuni di tali studenti parteciperanno alla progettazione della mostra.
Saranno inoltre presenti nella mostra opere di Campigli, Felice Casorati e Carlo Carrà, noti pittori italiani del ‘900 e di Balthus, un francese di origine polacca.
Troveremo, infine, esposte in mostra, anche opere dello statunitense Edward Hopper, famoso soprattutto per i suoi ritratti. La mostra si presenta quindi particolarmente ricca e varia e sono previste, complessivamente, circa 200 opere. Gianfranco Brunelli, coordinatore delle grandi mostre forlivesi ha, infine, così precisato: “La mostra sarà incentrata sul mito di Piero della Francesca. Dove il mito è inteso nella sua definizione ambivalente che comprende la figura religiosa ma anche quella filosofica e artistica”.
La foto di un’opera di Piero, a corredo dell’articolo, ha solo un valore indicativo, non essendo possibile, in questa data, prevedere quali opere saranno concesse in prestito dai musei che le detengono.