In Romagna ‘povero’ viene usato come aggettivo: morto

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Povero. pò | ve | ro
1) con poche sostanze, materiali e economiche
2) (raro) (senso figurato) “sterile” oppure “che non produce”
Quelli dello Zingarelli in n’a capì un càz.
In Romagna può volere dire solo e solamente una cosa, quando viene usato come aggettivo: Morto. Notate la differenza: “Quando parlavo con mio cugino” vuole dire “quando parlavo con mio cugino di questa cosa, mi dava uno smataflone se non era d’accordo”.

Invece: “Quando parlavo col mio povero cugino” vuole dire “darei un braccio perchè mi desse un altro smataflone parchè l’è mòrt”.
L’uso dei questa parola identifica dunque una persona defunta e, specialmente nel parlare comune dei nostri nonni, è quasi un obbligo non scritto.
Te nella tua vita puoi avere avuto cent’anni di sfighe assortite, bombardamenti nazisti, spina bifida, gotta, anni di raccolti infruttuosi, una moglie zoccola (o un marito puttaniere), un figlio ricchione (fateci i conti, una volta in Romagna un figlio così era un po’ un “problema”), un cane che abbaia sempre, una vacca psicotica, la cocciniglia sugli alberi, la pellagra, le tasse, i preti (se sei comunista), i comunisti (se sei un prete), i fascisti (tutti quanti, che poi c’han la tessera nel cassetto), il crollo della borsa di Bagnacavallo del ’54, lo spirito di Baracca che ti infesta il bidet, i marchigiani all’uscio, i bolognesi alle porte, il ragù acido, le galline che non cagano l’uovo, ma se sei ancora in vita i gradi di “povero” non te li dà nessuno.

Quelli te li guadagni solo quando muori, e anche se hai vissuto come un nababbo pulendoti il culo con le cinquemila lire, appena passi il tuo stato di Romagnabook da “sposato” a “sta bò che è finita, os-cia però che caldino qua sotto”, diventi povero.
E non far mica errori eh.
“Os-cia, povero Gino che la sua moglie ci faceva le corna”
“Ma perchè, l’è mort?”
“No, perchè?”
“Ah no, mi pareva…” (segue occhiata omicida).
Il mio povero babbo, il mio povero cane, il mio povero nonno. Se ascoltate bene sapete già per certo, in un modo comodo e tremendo, che non se n’è salvato uno.

(il Nero)

Post pubblicato nella pagina Facebook “Sa fet a qué”

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