Oggi pomeriggio, un treno regionale si ferma poco prima delle 17,00 alla stazione di Castel S. Pietro. E non riparte. Passano i minuti. Nulla. La gente continua a chiacchierare, come se niente fosse. Altri minuti. Ancora niente. La gente parla di meno, è più silenziosa. Però è ancora seduta in modo composto, non sbuffa, non ansima.
Attende. Che cosa? Non lo sa. Il capotreno parla al cellulare, va su e giù nel suo scompartimento e non sa che cosa dire: uno scambio è guasto, pare; ma rinuncia a informare – nel migliore stile delle Ferrovie – finché qualcuno non gli dà un timing credibile (forse). Sono passati quanti? 15 minuti, 20?
Boh. A me ha colpito la rassegnazione delle persone: non si arrabbiano più: si consegnano docilmente al loro destino, che dipende da qualcun altro. Giovani e vecchi, nello stesso modo, senza reazioni visibilmente diverse. Tutto il popolo è così, oggi: rassegnato. E non è un bel vedere.