La legge con cui il governo Monti nel 2012 tentò di bypassare la direttiva Bolkestein con l’introduzione della proroga automatica fino al 2020 della durata delle concessioni demaniali delle spiagge è contraria al diritto europeo. È questo che ha stabilito proprio oggi l’Avvocato generale della Corte di Giustizia Ue anche se per ora, tale parere non è da considerare definitivo, manca infatti il pronunciamento dei magistrati di Lussemburgo che, raramente però, contraddicono il loro avvocato. Il tentativo di prendere tempo senza recepire nulla della la direttiva Bolkestein si è dimostrato però al quanto goffo in quanto l’Italia riuscì solamente ad ottenere la chiusura della procedura di infrazione aperta dall’Unione europea per l’incompatibilità del sistema demaniale italiano. La Direttiva Bolkestein chiedeva al governo italiano di formulare una legge che imponesse alle concessioni balneari una scadenza, che non fossero quindi eterne e che offrisse la possibilità a tutti i cittadini di poter partecipare e quindi concorrere con pari opportunità ad una gara con evidenza pubblica.
Ma cosa succederà se anche i magistrati di Lussemburgo confermeranno l’inevitabile? Con l’introduzione delle aste il sistema demaniale marittimo verrà prima azzerato, con la conseguenza che le spiagge torneranno ad essere svincolate ufficialmente da legittimi contratti con i concessionari, poi verrà riformulato un nuovo contratto di concessione economico temporale con chi, tra i cittadini partecipanti, vincerà la gara. In questo doppio passaggio però, i comuni otterranno un opportunità storica unica nella storia di questo paese che si ripeterà solo alla susseguente scadenza di quei nuovi contratti con i vincitori delle aste. I sindaci infatti potranno ristabilire là dove lacunoso, il corretto rapporto nel territorio comunale tra spiagge in concessione e quindi a pagamento e spiagge libere, quindi gratuite.
In base infatti alla Delibera n. 468 del 06/03/2003 del Consiglio della Regione Emilia-Romagna sono i comuni ad approvare il Piano dell’arenile che prevede per esempio, l’individuazione di aree che possono essere oggetto di rilascio di nuove concessioni (Capo VI 6.1.8 a) ma al contempo l’individuazione e la quantificazione delle spiagge libere, delle modalità di una loro eventuale riprogettazione, nonché la definizione dei servizi e delle attrezzature ammesse (Capo VI 6.1.8 c). Ma soprattutto, le amministrazioni comunali potranno valutare se le aree libere presenti sull’arenile sono in linea con gli obbiettivi regionali che fissano la dotazione minima di spiaggia libera nella misura del 20% (Capo VI 6.2.3) ed eventualmente intervenire con una decisione politico amministrativa là dove serve. Nella suddetta percentuale, è bene ricordarlo, non sono conteggiabili le spiagge tutelate come Riserve Naturali dello Stato nelle quali è interdetto l’accesso a qualsiasi titolo.
È vero anche che le concessioni balneari garantiscono certamente ai comuni e quindi alla collettività, risorse importanti ma grazie all’introduzione della concorrenza libera avallata dalle aste ad evidenza pubblica, inevitabilmente lieviteranno ed aumenteranno comunque anche i futuri gli introiti ricavati dai comuni rispetto al passato. Togliere quindi dalle aste alcune aree demaniali, in quei comuni ovviamente dove le aree libere sono al di sotto della quota minima imposta dalla legge, non ridurrà le risorse comunali ma allargherà l’offerta balneare italiana a tutti coloro che amano questa tipologia di turismo, oltre ad offrire spazi gratuiti del demanio pubblico marittimo a coloro che, in questi periodi di crisi, faticano ad arrivare a fine mese oltre a rivolgersi a quei turisti stranieri che da sempre prediligono questa tipologia di vacanza balneare. Volendo, lo prevede la Delibera n. 468 del 06/03/2003, i comuni potrebbero anche decidere di rinaturalizzare quelle parti di arenile riconvertite in spiaggia libera indirizzando così l’offerta balneare italiana verso un turismo verde ed ecosostenibile che, dati alla mano, continua con successo la sua crescita. Ma quali sono oggi le percentuali di spiaggia libera sulla costa romagnola? La tabella sottostante indica che sono diverse le località balneari romagnole che hanno aree libere molto al di sotto della percentuale minima imposta dalla legge regionale, c’è perfino chi ne ha una quota pari allo 0%. Spiaggia libera, questa sconosciuta.