Cristina Sarti da “LaCattivaStrada” al Mulino Bianco con Banderas

Cristina Sarti e Antonio Banderas

L’attrice Cristina Sarti mostra al mondo la sua natura eclettica ed in continua evoluzione attraverso le diverse discipline e le diverse interpretazioni artistiche. In questi giorni la si può vedere in tutte le maggiori reti televisive recitare nello spot del “Mulino Bianco” per promuovere le nuove Focaccelle accanto all’attore di fama mondiale Antonio Banderas, insieme ad un gruppetto di bambini, entrando così in tutte le case. Io personalmente avevo lasciato Cristina Sarti sul palco del Teatro Dehon di Bologna, dove era alla sua prima esperienza musicale teatrale nello spettacolo “La cattiva strada” insieme al talentuoso cantante genovese Aldo Ascolese e al musicista genovese Domenico Berta e ne ero rimasta entusiasta. 

Lo spettacolo ripropone i testi di Fabrizio De Andrè magistralmente reinterpretati da Aldo Ascolese, accompagnato dalle note appropriate di Domenico Berta, con l’aggiunta di nuovi testi teatrali scritti e interpretati dall’attrice Cristina Sarti che reincarna tutte le donne cantate dall’indimenticato e indimenticabile cantautore De Andrè, aggiungendo contemporaneamente tutte le infinite sfumature che caratterizzano il suo talento. Lo spettacolo sta riscuotendo grandi successi ed è riproposto in giro per tutta l’Italia. Ora invece la ritrovo in un nuovo e diverso contesto, quello televisivo dello spot. Cristina Sarti vanta un curriculum artistico di notevole spessore.

Diplomata all’Accademia Teatrale del Teatro Stabile di Trieste nel 2006, ha proseguito poi la sua formazione artistica approfondendo il metodo Strasberg con Michael Margotta, coach dell’Actor’s Studio di New York. Il suo debutto sul palcoscenico è avvenuto ancora prima del terminare l’Accademia teatrale, quando nel 2004 al Festival della Versiliana, ha affiancato Corinne Clery, Antonio Salines e Vittorio Viviani nelle Allegre comari di Shakespeare per la regia di A.Buscemi. Sempre con la regia di Buscemi è stata tra le protagoniste de “Le Intellettuali di Molierè”. Seguiranno poi diversi spettacoli di successo. Nel 2008 ha iniziato una collaborazione con l’attore e regista Antonio Salines e poi nel ruolo di protagonista con E. Zolà in “Nanà”. Successivamente in “La voce umana” di J. Cocteau, “La signora delle camelie” di M. Ainzara, “Gamianì” di A. de Musset (adattamento teatrale di Riccardo Reim), “Generazione due cavalli” di M. Ferrari, “Ti ho sposato per allegria” di N. Ginsburg.

Cristina Sarti ha poi lavorato con il regista Francesco Macedonio su testi di A. Checov per la Compagnia del Teatro Orazio Bobbio di Trieste. È stata interprete di diverse regie di Giuseppe Emiliani tra cui Aldo Moro, come Antigone con Virgilio Zerniz. Nel 2009 ha lavorato a fianco di Vanessa Gravina e Edoardo Siravo per la 40 Biennale internazionale di Teatro Venezia nello spettacolo Capitano Ulisse, sempre per la regia di Giuseppe Emiliani, Teatro Goldoni di Venezia. Cristina Sarti ha lavorato anche al fianco di Mascia Musy ai Musei capitolini del Campidoglio Roma nella pièce Il Volpone di Ben Jonson, regia A.Gagnarli. Ha interpretato per la regia e con Carlo Simoni La Marcolfa d Dario Fo, per il prestigioso Festival di Borgio Verezzi“. Ora l’attrice è da poco rientrata in Italia da Budapest, dove, nella prima settimana di aprile 2016, sono avvenute le riprese dello spot del “Mulino Bianco”. Raggiungo così Cristina Sarti per farmi raccontare qualcosa di questa sua nuova esperienza professionale.

Ben ritrovata Cristina Sarti, dimmi, ma che effetto ti fa rivederti ogni giorno in Tv, accanto a Banderas a promuovere le nuove Focaccelle, all’interno di un contesto che sembra essere magico e quasi fiabesco?

«E’ sicuramente surreale, proprio per il contesto immaginifico da sogno in cui si svolge l’azione, ed è ancora più piacevolmente surreale rivedersi accanto ad un attore di fama mondiale del cinema internazionale come Banderas, poi razionalizzi, ti vedi da fuori, ti ricordi i momenti delle riprese e sorridi».

Vuoi raccontarci la differenza che tu hai vissuto fra l’essere sul palco, dove si può percepire e condividere l’emozione del pubblico e l’essere sul set televisivo, dove il pubblico non è presente sul momento, ma lo sarà solo successivamente?

«Il palco è stato il mio battesimo come attrice, il palcoscenico per me è casa e non lo lascerò mai. Per me il palcoscenico è vita che si rinnova ad ogni replica e condividere col pubblico tutto questo è qualcosa di potente e magico. Il set ha un suo fascino indiscutibile per tutto quello che c’è intorno a te, per quante persone lavorano contemporaneamente nello stesso momento per fare uscire il meglio di te, perché la tua immagine in quella frazione di secondo rappresenta il lavoro di tanti professionisti che sono dietro e intorno alla macchina da presa. Il rapporto di condivisione non è tanto con la macchina da presa che sarà il filtro per fare arrivare il messaggio ad un pubblico più vasto in un secondo tempo, ma è una condivisione con l’emozione del momento, più intima. Nonostante questo il teatro sarà sempre la prova del nove per un attore, le battute, la memoria, l’immedesimazione immediata, la fatica fisica, mettersi alla prova in prima persona ad ogni replica, sfidare e sfidarsi ogni sera».

Come si viene scelti per un tipo di recitazione simile? Quali sono le credenziali che ti portano a recitare accanto ad un grande attore hollywoodiano quale è Antonio Banderas?

«Sinceramente non posso dirti i parametri di giudizio del regista per la scelta di questi ruoli, in questo caso era il regista cileno Fran Torres. Ho fatto semplicemente il casting, cercavano una brava attrice italiana con determinate caratteristiche fisiche, posso solo dirti che in tutta Italia eravamo state selezionate in 10, poi siamo rimaste 5, 3 e alla fine 2, e ho passato tutta la giornata con il fiato sospeso fino a quando il mio agente mi ha chiamata per dirmi che Torres aveva scelto me».

E qui la fatidica domanda arriva come inevitabile: come è un grande attore hollywoodiano quale Antonio Banderas e cosa è recitare accanto a lui?

«Il modo in cui è formulata la tua domanda contiene già la mia risposta. È vero Banderas è davvero un grande attore perché non si atteggia per niente a grande attore. Fin da principio mi ha messa subito a mio agio, parlando del teatro che è il suo vero amore, tra l’altro abbiamo scoperto di aver lavorato con lo stesso regista cileno di teatro, Juan Carlos Corazza. È molto piacevole parlare con Banderas (un po’ in spagnolo, un po’ in inglese), stavo conversando e recitando con una star di Hollywood e non me ne rendevo conto. Se penso quante volte ti trovi a recitare con dei colleghi connazionali completamente vittime del ruolo dell’attore anche nella vita. Banderas riusciva ad intrattenere i bambini nei tempi di attesa delle riprese, parlando con la voce del gatto di Schreck e con me e lo staff scherzava tranquillamente. Recitare accanto a lui è stato naturale, perché è un trascinatore, un collega che ti mette a tuo agio perché lui è naturalmente così. E poi è di Malaga, io conosco molto bene quella città, ho vissuto a Malaga per un periodo e conosco la gente del posto, solari, disponibili e ti fanno sentire subito a casa».

So che le riprese dello spot sono state girate a Budapest. Ecco quindi che la famosa casa del “Mulino Bianco” esiste per davvero! Ci vuoi raccontare qualcosa di queste ambientazioni che ci arrivano come magiche attraverso i nostri schermi televisivi?

«Esattamente abbiamo girato a Budapest, in uno degli enormi teatri di posa, che sono stati costruiti a Budapest da un po’ di tempo a questa parteBudapest o più in generale l’Ungheria, ha saputo risollevare la sua economia investendo anche sul cinema e la televisione. Riescono a mantenere e ad offrire servizi alberghieri, trasporti, teatri, attrezzature cinematografiche e soprattutto operatori di alto livello e di grande professionalità e preparazione a prezzi contenuti con l’unica richiesta di avere solo il 20 % del ricavo del prodotto girato, che sia una campagna pubblicitaria, un prodotto televisivo oppure cinematografico. Devo dire che sono molto avanti in questo, anche se devo ammettere con nostalgia, sebbene io non abbia vissuto quei tempi in prima persona, che questa era la strategia già adottata in precedenza dalla nostra vecchia Cinecittà. Ora vengono a girare da tutto il mondo in Ungheria, Da ogni nazione, ti dico solo che nel teatro di posa accanto al nostro, c’era Ridley Scott che stava girando il sequel di Blade Runner. Quindi la Casa del Mulino Bianco esiste veramente ma è allestita dentro un grande teatro dove sono ricostruiti sia gli interni che gli esterni e un sapiente gioco di luci rende tutto più magico e realistico al tempo stesso. Però ti do un gossip, prima che quel teatro diventasse il set del Mulino Bianco era stato per lungo tempo teatro della serie televisiva “I Borgia”».

Sono buone le nuove Focaccelle, anche se tu nello spot non le assaggi, a differenza dei bambini e di Banderas?

«Be’… nello spot io non le assaggio perché interpreto la maestra che vigila sui bambini anche mentre fanno merenda, ma nel backstage ne ho assaggiata una e posso dire che sono buone».

Lo staff di un progetto simile, che tipo di staff è ? Intendo dire se sia uno staffa che mette a proprio agio gli attori o se sia uno staff che imbarazza, per così dire, gli attori?

«In questo progetto c’erano una centinaia di persone al lavoro, spagnoli, ungheresi, italiani, inglesi, si può dire a pieno titolo uno staff internazionale. C’era molta disponibilità da parte di tutti, in ogni momento della ripresa e molta attenzione. E’ uno staff di grandi professionisti, molto seri e preparati, ma l’aria che si respirava era davvero di serenità ed entusiasmo, dalla condivisione del catering alle riprese sul set. Per tutto lo staff, come dicevo prima, tu rappresenti il prodotto visibile del lavoro di ognuno in quel contesto, ed è quindi fondamentale mettere gli attori (che in quel momento sono i vettori di un messaggio) a proprio agio».

Nello spot interpreti il ruolo della maestra, con una acconciatura sobria e indossando abiti sobri, mentre io sul palco de la “Cattiva strada” ti ho visto recitare ruoli femminili tormentati e tormentosi e indossando abiti succinti o anche minimali. Allora io mi chiedo quante anime abbia l’attrice Cristina Sarti. Conosci tutte le tue anime artistiche o ritieni di averne altre ancora da scoprire e da svelare?

«No… io non le conosco tutte le mie anime artistiche, ne ho ancora tante da scoprire e da fare scoprire soprattutto a me stessa e nel teatro non si finisce mai di imparare, nè di scoprire su se stessi, in relazione a se stessi e su se stessi in relazione agli altri. Ad ogni modo c’è una vis comica dentro di me che non è ancora stata svelata ma che spero presto di poter portare in scena. Al momento giusto e con la drammaturgia giusta, mi piacerebbe molto calarmi in un testo più brillante dal solito, qualcosa che trasmetta ironia e voglia di sorridere insieme».

Inoltre nello spot tu non parli o meglio, dialoghi solo e principalmente attraverso la tua presenza scenica, attraverso la tua fisicità, rivelando in tal modo un’altra tua grande capacità che consiste nell’esserci e nel recitare con la propria corporeità. La scena può risultare più efficace con l’uso oppure senza l’uso delle parole? Per esempio sul palco de “La cattiva strada” tu hai utilizzato molte parole e molta fisicità dinamica, a differenza dello spot televisivo.

«Dello spot ci sono vari montaggi, ci sono versioni anche con due piccole battute, ma è chiaro che in questo spot lo “spazio scenico” era ovviamente il prodotto e il suo testimonial. L’importante è essere sempre dentro il proprio personaggio e certo è che muoversi intenzionalmente e rimanere sempre presenti dentro i panni di un certo ruolo, anche dopo 10 ore di girato in un giorno, richiede una certa capacità. In scena ho sempre sostenuto che prima ci sia il linguaggio del corpo e che le parole vengano da sé, quando l’intenzione e la comunicazione che si riesce a concentrare in un gesto, anche il più semplice ma generoso di significato, risultino dense di verità. E questo è quello che siamo riusciti a ricreare nel nostro spettacolo “Lacattivastrada” dove tra l’altro c’è una fusione di linguaggi artistici performative, quali il teatro attraverso la mia interpretazione dei vari personaggi femminili, la musica per cui le note di De Andrè volano sulla voce e la chitarra di Aldo Ascolese, uno degli interpreti e cantautori migliori con cui abbia mai lavorato per la sua professionalità e raffinatezza umana, inoltre con Aldo porterò in scena altri spettacoli. In questo spettacolo il senso del tatto diventa musica, attraverso le dita sulla tastiera del pianoforte di Domenico Berta, un pianista dalla grande sensibilità, le sue note perfette e leggere arrivano al cuore».

In riferimento allo spot, come è recitare insieme ai bambini? Sono attori più bravi degli adulti, per così dire oppure sono meno bravi degli stessi adulti?

«I bambini sono straordinari e sono molto concentrati sul set e si affidano completamente alle richieste del regista, sia Torres che Banderas avevano poi la capacità di coinvolgere i bambini nell’ azione facendoli divertire molto e facendoli entrare nella dimensione della recitazione, come in un gioco. I bambini sono indubbiamente attori più bravi degli adulti. All’ attore nel suo percorso di studio su se stesso, viene chiesto come prima cosa, quella di ritrovare il bambino che c’è in lui, perché solo da lì potrà ritrovare la verità nel dire le battute e il meravigliarsi delle situazioni, che poi dovrà creare con l’immaginazione. Non a caso l’attività dell’attore “recitare” è indicata con questo termine solo in Italia, mentre in Francia, in Inghilterra non si dice recitare ma giocare».

Cristina ci vuoi raccontare qualcosa dei tuoi progetti prossimi e futuri? So che state portando in giro per l’Italia lo spettacolo “La cattiva strada” che riscuote ovunque grandi successi e consensi. C’è qualcosa d’altro fra i tuoi programmi?

«Si, Lacattivastrada prosegue la sua tournée, a giugno abbiamo delle date in Calabria, a luglio saremo a Chieti e ad agosto di nuovo in giro in Toscana. E poi si riparte con la stagione autunnale. Quest’estate ci sarà il debutto dell’anteprima nazionale di un nuovo spettacolo sempre insieme ad Aldo Ascolese. E tra i miei nuovi programmi c’è la messa in scena di un lavoro sulla vita di un’ attrice americana degli anni ’70 che ha fatto scandalo. E’ uno spettacolo a cui tengo moto. Per il teatro classico sarò impegnata nella ripresa di Nanà di Emile Zolà con la regia di A. Salines».

Infine ti ringrazio come sempre per la tua disponibilità e ti rivolgo un’ultima domanda. Dove va il tuo cuore? Più a teatro o più in televisione?

«Non ci sono dubbi, in primis al Teatro. Ma bisogna sempre valutare la qualità e la drammaturgia o in quest’altro caso, della televisione la sceneggiatura. Grazie a te».

Rosetta Savelli

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