Domenica 15 maggio 2016, alle ore 10,00, nel quarantesimo anniversario dalla scomparsa, ritrovo davanti al cimitero monumentale di Forlì per deporre una corona d’alloro sulla tomba di Otello Buscherini. La grande passione per la motocicletta che coinvolge inevitabilmente tutti coloro che nascono in Romagna aveva contagiato anche Otello e gli aveva fatto guardare con occhi stupiti le motociclette che incrociava con lo sguardo, lo aveva portato a colmare la sua irresistibile curiosità guardando dentro a quei motori, toccando gli ingranaggi, sforzandosi di seguirne e comprenderne i movimenti, lo aveva spinto infine a salire in sella e a scoprire il segreto che portava dentro di sé fin dalla nascita: un talento sublime per guidare le moto da corsa.
Otello Buscherini in moto andava davvero forte e i suoi sostenitori capirono subito che su quel ragazzo era il caso di impegnarsi seriamente. La gente che segue distrattamente le corse motociclistiche normalmente ritiene che i campioni si rivelino solo quando cominciano a salire costantemente sui podi dei gran premi del campionato del mondo; in realtà per i veri esperti del paddock bastano pochi ma significativi segnali che si colgono già anche nelle corse “minori” in cui i futuri assi muovono i primi passi della carriera.
E infatti già nel 1966 Motociclismo scriveva di lui “… Buscherini, un nome che dovrebbe salire molto in alto nel firmamento motociclistico… pulito nello stile e dotato di un temperamento tipicamente romagnolo, ha palesato rilevanti doti di coraggio e di ardimento…”. I dieci anni successivi lo porteranno così a vincere quattro campionati italiani oltre a due Gran Premi della classe 125cc, uno nella 350 e diversi podi nel Campionato Mondiale.
La Rubrica Fatti e Misfatti di Forlì e della Romagna è a cura di Marco Viroli e Gabriele Zelli