I dati 2015 forniti dalla Direzione antidroga del Ministero dell’Interno offrono un quadro oggettivo della situazione criminale in ambito narcotraffico: 17.321 operazioni antidroga eseguite, a seguito delle quali, le persone segnalate all’autorità giudiziaria (in stato di arresto, libertà o irreperibilità) sono state 24.163, di cui 8740 straniere. I dati sui quantitativi della droga sequestrata mostrano però grande differenza tra stupefacenti “leggeri” e “pesanti” (certamente più pericolosi e dannosi). Nel 2015 sono stati sequestrati 4168 kg di eroina-cocaina mentre 69.639 kg di hashish-marijuana a cui andrebbero anche aggiunte 128.153 piante sequestrate. Giusto per avere un quadro ancor più generale del fenomeno e della diffusione delle droghe leggere, e quindi dei potenziali profitti della criminalità organizzata e delle risorse necessarie ai governi per il contrasto del narcotraffico, basterebbe ricordare che in Europa i consumatori di cannabis sono più di 80 milioni. Ma qual è il giudizio espresso dagli addetti ai lavori riguardo ai risultati della lotta alle droghe leggere in Italia?
La Direzione nazionale antimafia nella propria relazione annuale del 2014 ha richiesto al parlamento di valutare la possibilità di depenalizzare l’uso della cannabis preso atto dell'”oggettiva inadeguatezza di ogni sforzo repressivo”. In particolare viene chiesto al legislatore di considerare le “ricadute che la depenalizzazione avrebbe in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali e, infine, di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite”. Ma nella relazione vi è un altro passaggio inaspettato. L’Antimafia equipara le droghe leggere a fumo e alcolici: “I dati statistici e quantitativi nudi e crudi, segnalano, in questo specifico ambito, l’affermarsi di un fenomeno oramai endemico, capillare e sviluppato ovunque, non dissimile, quanto a radicamento e diffusione sociale, a quello del consumo di sostanze lecite (ma, il cui abuso può del pari essere nocivo) quali tabacco ed alcool”.
Molti paesi nel mondo però, preso atto del fallimento, hanno lasciato il proibizionismo e la sterile repressione a favore di politiche depenalizzanti l’uso e il possesso della cannabis e quindi scegliendo di controllare e gestire del fenomeno. Prima fra tutte l’Olanda che ha tolto la pena sul possesso, la vendita, il trasporto e la coltivazione della cannabis che può essere venduta in luoghi autorizzati, come i coffee shop. I risultati poi, hanno evidenziato negli anni la perspicacia di tale scelta. In Spagna è legale coltivare o fumare cannabis all’interno delle mura domestiche, mentre il Portogallo nel 2001 ha depenalizzato l’utilizzo di ogni genere di droga. In Svizzera la vendita e l’utilizzo di droghe leggere è illegale ma il possesso è stato depenalizzato e la coltivazione è legale in alcuni cantoni. In Belgio pur rimanendo illegale sono stati depenalizzati il possesso e la coltivazione.
Il primo paese del mondo ad aver legalizzato la cannabis, rendendola monopolio di Stato, è l’Uruguay. Negli Stati Uniti l’uso delle droghe leggere è stato depenalizzato in 14 Stati, mentre sono state legalizzate in Colorado, Oregon, Alaska e nello stato di Washington. Un altro stato in cui la marijuana è legale, udite udite, è la Corea del Nord. In Italia “l’erba” è ancora illegale anche se per la prima volta nella storia del Belpaese, si è affacciata l’idea di legalizzarla depenalizzandone il consumo. Nel marzo 2015 infatti, un gruppo di deputati (PD, SEL, M5S, gruppo misto), su proposta del sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova (Scelta Civica), appoggiati anche da partiti esterni al parlamento (come Radicali Italiani e PRC), ha proposto la legalizzazione dei derivati della Cannabis, elaborando una proposta di legge.
Un ultima considerazione economica su questa pianta: tutto quello che oggi è di plastica potrebbe essere fatto con la canapa, decisamente un bel rischio per l’oligarchia petrolifera mondiale se la sua coltivazione ritornasse libera ed di conseguenza nelle mani dei contadini.