In questi giorni il caso del presunto tentativo di corruzione da parte di Fabio Grassi, capo ufficio stampa dell’Azienda di Promozione Turistica Regionale, ai danni della giornalista del Corriere della Sera Anna Budini, ha offerto alla comunità cesenaticense, uno spaccato di “non giornalismo” locale. Nonostante l’audio trascritto dal Corriere della Sera e ripreso poi dall’intera stampa nazionale racconti il tentativo di “coprire” reati di peculato, falso in atto pubblico, truffa ai danni dello Stato avvenuto nell’ufficio stampa del Palazzo del Turismo di Cesenatico nei confronti di tre giornalisti, la stampa locale ha mostrato tutta la sua inadeguatezza. Eppure quelle rivelazioni hanno costretto il dirigente APT regionale Fabio Grassi alle dimissioni nonché l’apertura delle indagini da parte della Procura di Bologna.
Infatti le (non) informazioni divulgate dai 3 quotidiani locali hanno inevitabilmente creato confusione, dubbi e molte incertezze. Infatti il giorno seguente lo scandalo, né il Resto del Carlino né la Voce di Romagna hanno scritto una sola riga nonostante un fatto di cronaca così dirompente. Solo il Corriere di Romagna è uscito con una pagina intera. Peccato che l’identità degli altri due giornalisti presenti in quell’ufficio insieme ad Anna Budini sia stata mantenuta segreta. Paradossalmente anche l’identità della coraggiosa cronista che invece l’intera stampa nazionale ha doverosamente riportato è stata omessa dal Corriere Romagna. Io a quel punto, un pezzo così l’avrei firmato “Giornalistone”. Nemmeno il giorno seguente, cioè ieri, Carlino e Voce hanno pubblicato la notizia o gli sviluppi (intervento della Procura, dei sindaci, ecc.). Il Corriere di Romagna invece anche il secondo giorno ha riaffrontato la questione… ma ancora senza i nomi. Giornalismo 2.0, che non racconta la versione dei colleghi giornalisti presenti ad un fatto di cronaca gravissimo, sebbene uno sia un loro collaboratore. Con la pubblicazione sui quotidiani delle versioni degli altri due giornalisti, i lettori avrebbero avuto un quadro più chiaro e “le streghe avrebbero avuto una caccia minore”.
Apprendendo i nomi degli altri due testimoni però le domande sarebbero diventate inevitabili (la Budini con il suo articolo ha offerto subito molte risposte). È forse questo che si voleva evitare? L’identità di un secondo giornalista invece che dagli organi di stampa la si è appresa sui social nelle pagine locali Facebook, quando Antonio Lombardi, giornalista che cura la pagina di Cesenatico per il Corriere Romagna, ha ammesso la sua presenza a quell’incontro. Inevitabile quindi che sui social gli siano state poste alcune domande e senza essere giornalisti(oni) anche la più ovvia: Ma lei ha denunciato il tentativo di corruzione che ha subito o no? Domanda che nemmeno sul Corriere Romagna ha trovato risposta, anzi, la versione del giornale è che i giornalisti siano vittime (garantiranno anche per il giornalista ancora ignoto?). Vittime di essere stato usati da Grassi a loro insaputa sembra proprio di si, e su questo io credo ci sarà poco da scoprire ancora; quello che invece resta ignoto a tutti è il fatto che in caso di mancata denuncia di fronte ad un tentativo di corruzione subito, le vittime di tentata corruzione diventino anche omertose.
È risaputo che i reati di corruzione sono difficili da scoprire proprio perché se chi subisce il tentativo non denuncia, il corruttore rimarrà impunito in quanto non sarà certo lui a confessare ai giudici un reato di cui sono all’oscuro. Nessuno ha ancora chiarito questo fatto alla comunità e per questo, oggi solo Anna Budini è inattaccabile. Il nocciolo della questione è tutto qui perché anche in caso (e non era una certezza) che i 3 giornalisti fossero stati chiamati dai giudici contabili a testimoniare su quelle cene, pur raccontando la verità e quindi negando la loro presenza, se non hai denunciato il tentativo di corruzione, tale reato rimarrà impunito. Se i giudici non ti chiamano, nemmeno i reati di peculato verrebbero rilevati. Senza questa basilare informazione il comportamento di Antonio Lombardi e del “giornalista ignoto” è per tutti noi ancora un mistero. Basterebbe pubblicare la denuncia fatta all’autorità con tanto di data per cancellare ogni dubbio sul reale comportamento morale ed il senso civico di coloro che, a tutti gli effetti sono comunque personaggi pubblici, ed in quanto tali obbligati alla trasparenza.
Quattro, massimo cinque secondi e gran parte delle polemiche svanirebbero. Attendiamo fiduciosi un po’ di chiarezza, visto che acquistiamo il giornale proprio per quello. A proposito, visto che di fatto siamo entrati in argomento occultismo, potremmo sapere i prossimi giorni dagli agglomerati di fogli di carta venduti nelle edicole chi sia la “terza vittima” presente all’incontro? Che avrà risposto “lui” di fronte al tentativo di corruzione? Avrà denunciato tutto alla Digos? Non vorrei mai apprendere che tra due uomini ed una donna, le palle per denunciare un tentativo di corruzione le abbia avute solo lei. (e comunque in una situazione “strafavorevole” per una denuncia visto i 3 testimoni contro uno). Ci sarebbero poi, altre domande logiche, quasi banali da porre ai diretti interessati col rischio però, è bene ricordarlo, di fare giornalismo: Coinvolti vostro malgrado in un fatto di cronaca, in qualità di testimoni oculari, come sono andate le cose?
Che avete risposto voi a Fabio Grassi? Le bottiglie di vino le ha dovute riportare a casa?
Vedendo i vostri nomi usati in pratica per una truffa alla Regione, che reazione avete avuto nei confronti di Grassi? La confessione “atomica” di Grassi perché non ha prodotto un inchiesta giornalistica, che di quella lista di cene e giornalisti ignari, avrebbe fatto pelo e contropelo oltre magari rivelare anche il tentativo di corruzione? Che differenza c’è tra chi denuncia un tentativo di corruzione e chi invece sceglie il silenzio? Quando l’audio di quelle conversazioni non sarà più coperto dal segreto investigativo e vi verrà consegnato, lo renderete pubblico al fine di dimostrare cosa avete risposto a Grassi?