«Gentilissimo Luca Mazzà ho avuto modo di leggere e apprezzare quanto ha dichiarato, in seguito alla sua recente nomina a direttore del Tg3, in un’intervista pubblicata da un importante quotidiano nazionale, in particolare quando afferma che le piacerebbe “approfondire le notizie e accentuare il racconto della realtà”. Cosi come sono d’accordo quando aggiunge: “Vorrei più giornalisti e troupe in giro per raccontare storie e personaggi. Mi rendo conto che questo modo di lavorare e di valorizzare le grandi professionalità del Tg3 comporti maggiori spese, ma al momento del mio incarico ho chiesto all’azienda un impegno in questo senso”.
Personalmente spero proprio che questi intendimenti possa attuarli, anche perché il telegiornale che è stato chiamato a dirigere ha le edizioni regionali che più propriamente dovrebbero assecondare il suo pensiero. Per questo, fin da ora le chiedo di dare ai suoi collaboratori il mio recapito telefonico (3493737026) perché ho molti suggerimenti da fornire loro sulla possibilità di “raccontare storie e personaggi” della Valle dell”Aquacheta, dove il Comune di Dovadola è ubicato, così come, in qualità di assessore dell’Unione di Comuni della Romagna Forlivese, posso fornire notizie di tutti gli altri 14 paesi, compreso Forlì, che fanno parte di questa nuova identità amministrativa, che probabilmente la sede regionale Rai di Bologna non sa neppure che esista.
Le ricordo, solo per parlare di una zona del nostro territorio, che la Valle dell’Aquacheta ha aspetti storici sui quali si fonda la nostra nazione. San Benedetto in Alpe è stato il primo paese che ha ospitato Dante Alighieri dopo che, condannato a morte ben due volte, non poté più rientrare a Firenze e in seguito la Romagna è stata la terra che ha dato al sommo poeta la possibilità di scrivere quello straordinario capolavoro che è La Divina Commedia, da settecento anni la pietra miliare della nostra cultura e della nostra lingua. Prima di Dante, anche se solo per un breve periodo, Sant’Antonio di Padova ebbe la sua prima residenza in Italia a Montepaolo di Dovadola tra il 1221 e il settembre 1222 quando a Forlì rivelò le sue straordinarie capacità teologiche. Non va neppure dimenticato che il grande Niccolò Machiavelli fu inviato dal Gran Duca di Toscana in Romagna per esercitare una delle sue prime azioni diplomatiche.
Venne per trattare una partita di cereali e un’importantissima condotta militare per arruolare circa 500 forti giovani romagnoli direttamente con la leggendaria e ostica Caterina Sforza, signora di Forlì, che in fatto di trattative si dimostrò più scaltra del giovane Machiavelli, il quale se ne tornò a Firenze senza aver concluso nessun accordo che giunse in una seconda fase. Così come è bene ricordare il contributo dato dai patrioti romagnoli, compresi quelli di Forlì, Terra del Sole, Castrocaro, Dovadola, Modigliana, con in testa don Giovanni Verità, quando si trattò di salvare il generale Giuseppe Garibaldi e il capitano Leggero nell’estate del 1849, proprio in questo periodo, quando erano in fuga, dopo la soppressione della Repubblica Romana, braccati da centinaia di soldati dell’esercito austriaco che allora era la formazione militare europea più addestrata e meglio armata.
I patrioti erano ben consapevoli che salvando Garibaldi si sarebbero messe le fondamenta per arrivare, come in effetti avvenne 12 anni dopo, all’unità d’Italia. Se questa è una parte della nostra storia, dall’altra ancora oggi abbiamo peculiarità uniche, positive e importanti che rarissimamente trovano spazio sui programmi nazionali della Rai, compreso Rai Tre e il Tg3. Salvo qualche qualche incidente mortale, qualche manifestazione canora o enogastronomica tutto il resto sembra non esistere. Possibile che non si possa raccontare dell’originalità di Terra del Sole, cittadella medicea di fondazione che ha appena festeggiato i 450 anni? O delle rocche e dei castelli di Castrocaro, Dovadola, Rocca San Casciano, Meldola, Cusercoli, grandi testimonianze della storia del passato che aspettano di essere restaurati e valorizzati compiutamente? Perché si continua a parlare quasi esclusivamente delle peculiarità enogastronomiche dell’Emilia quando anche la Romagna ha prodotti che non sono secondi a nessuno? Com’è possibile che la Sagra del Tartufo bianco di Dovadola che da 50 anni la locale Pro Loco organizza con successo, così come le altre iniziative similari che settimanalmente si tengono negli altri comuni, non è mai stata presa in considerazione nel corso degli ultimi dieci anni, mentre un aperitivo al centro di Bologna viene raccontato con dovizia di particolari quando non ce ne sarebbe bisogno? Come mai manifestazioni come la Festa dell’Ospitalità, la Tre giorni del Sangiovese, il Palio di Santa Reparata, le mostre promosse dalla Fondazione Cassa dei Risparmi e dal Comune di Forlì, la Festa Artusiana, per citare solo alcune manifestazioni che attirano migliaia e migliaia di persone, hanno molto raramente il beneficio della copertina del Tg3 regionale, quando magari viene data a un bagno della riviera romagnola che mette a disposizione dei turisti il Wi-Fi gratuitamente o un servizio di toelettatura per i cani?
Caro direttore, sono certo che ha capito lo spirito di questa mia lettera aperta. Spero che lei sia in grado di modificare una situazione che penalizza la provincia, in questo caso non solo la nostra ovviamente. Sono anche convinto che gli amministratori della nostra zona, in primo luogo chi scrive, debbano lavorare di più e unitariamente per valorizzare le nostre comunità, perché come si suol dire, “i fossi hanno sempre due rive”. La nostra riva è stata e sarà modesta ma quella della Rai e del Tg3 non esiste. Intanto che ho la penna in mano, in senso metaforico, le chiedo di far presente ai vertici della Rai di investire in nuove tecnologie e ripetitori per fare in modo che i canali Rai, oggi non visibili in molte realtà, possano essere seguiti da tutti i cittadini».
Gabriele Zelli