L’abside della navata destra dell’Abbazia di San Mercuriale di Forlì è occupato dalla cappella della famiglia Mercuriali, voluta da Girolamo per dare sepoltura al figlio Giovanni, morto prematuramente. La volta fu ornata da un anonimo pittore con scene dalla vita di San Mercuriale. La cappella contiene inoltre tre pale: San Mercuriale che doma il drago di Ludovico Cardi, detto il Cigoli; San Mercuriale che riporta le reliquie da Gerusalemme di Santi di Tito e suo figlio Tiberio; Madonna e i Santi Girolamo e Mercuriale di Domenico Cresti, detto il Passignano.
Sulla cupola, di difficile attribuzione, in alcuni quadri si possono identificare scene della vita di San Girolamo. Alle pareti, opera di artigiani facenti parte della famiglia forlivese dei Modigliani, si trovano quattro statue di stucco che raffigurano i profeti: Davide, Geremia, Isaia e il re Davide.
La cappella, oltre a ricoprire indiscusso valore artistico per le opere d’arte che custodisce, assume grande interesse storico poiché ospita le spoglie mortali di Girolamo Mercuriali, medico e filosofo nato a Forlì il 30 settembre 1530, universalmente riconosciuto come pioniere della moderna fisiatria e della medicina sportiva. Mercuriali scrisse inoltre il primo trattato a livello mondiale sulle malattie cutanee, sostenne la balneoterapia e redasse un’innovativa opera di pediatria che non aveva eguali fino a quel momento. Nei suoi scritti il bambino, che fino a quel momento era stato trattato come un piccolo adulto, veniva riconosciuto come un essere mutevole e in divenire con precise caratteristiche e necessità.
Studiò a Bologna e a Padova, dove conseguì la laurea nel 1555. Per via della fama acquisita, nel 1562 i forlivesi lo inviarono come legato presso papa Pio IV. A Roma rimase sette anni, sotto la protezione del cardinale Alessandro Farnese, di cui divenne medico personale. Nel 1569, fu nominato lettore presso la cattedra di Medicina dell’Università di Padova poi, all’inizio del 1587, passò all’Università di Bologna per occupare la prestigiosa cattedra «Sopraordinaria» di Medicina Teorica, con il contratto più favorevole mai stipulato con un lettore dello Studio bolognese. Tra i tanti incarichi di prestigio che Mercuriali ricoprì, vale la pena citare quello offertogli a Vienna dall’imperatore Massimiliano II che, per riconoscenza verso il medico che lo aveva curato, lo insignì del titolo di cavaliere e di conte palatino.
Già nel XVI secolo teorizzò l’uso dell’esercizio fisico, diversificato in base all’età, al sesso e alla patologia, distinguendolo dalla ginnastica sportiva e dalle arti militari, poiché non finalizzato all’estetica bensì al benessere dello spirito e allo stato di salute complessivo della persona. Sono gli stessi principi che stanno alla base del moderno “fitness” e ancor più del “wellness”, il neologismo che individua una vera e propria filosofia di vita, teorizzata alla fine del Novecento proprio qui in Romagna da Nerio Alessandri, fondatore di una grande azienda specializzata nella progettazione e nella realizzazione di macchinari specifici per le palestre e per l’attività fisica.
La modernità del pensiero di Girolamo Mercuriali, autore del De Arte Gymnastyca (1577), di cui nel 2010 l’associazione Nuova Civiltà delle Macchine ha curato una rigorosa riedizione, stette nel sostenere che uno Stato ben governato doveva considerare l’importanza civica dell’attività fisica. Si tratta di una tesi oggi ampiamente condivisa, anche se pressoché inapplicata, ma che all’epoca risultò totalmente innovativa e proiettata nel futuro.
Nel 1598 il medico forlivese fece restaurare la suddetta cappella dell’Abbazia di San Mercuriale, trasformandola in cappella di famiglia, dove volle essere seppellito dopo la morte, avvenuta l’8 novembre 1606.
Nel 1906, a celebrazione e ricordo di Girolamo Mercuriale, fu murata nella cappella una lapide con sopra incise queste parole:
QUESTO MARMO / RICORDI AI POSTERI / CHE I CATTOLICI FORLIVESI / IL DÌ XI NOVEMBRE 1906 / COMMEMORANDO / PRESSO LA SUA TOMBA / GIROLAMO MERCURIALI / RIAFFERMAVANO IL CONNUBIO / ETERNO NEI SECOLI / TRA LA SCIENZA E LA FEDE
Tra il 1998 e il 2000 la Cappella Mercuriali è stata oggetto di un accurato restauro, realizzato grazie al contributo della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì.
Una cosa è certa. Se già allora fosse esistito il Premio Nobel per la Medicina, Girolamo Mercuriali se lo sarebbe aggiudicato, come certamente sarebbe accaduto, un secolo e mezzo dopo, a un altro illustre concittadino: Giovanni Battista Morgagni, “principe degli anatomisti”.
(tratto da “Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna” di Marco Viroli e Gabriele Zelli, in libreria dal 20 novembre).
La Rubrica Fatti e Misfatti di Forlì e della Romagna è a cura di Marco Viroli e Gabriele Zelli