I caduti dal pero sono coloro che prendono all’improvviso consapevolezza di una data realtà. Sbam! In politica sono invece quelli che dopo poche settimane dalla loro candidatura e conseguente elezione a cariche politico amministrative comunali, si rendono conto di non avere tempo per rispettare gli impegni presi con i propri elettori. Da destra a sinistra, da nord a sud, i “sorpresi” lasciano carica ed impegno politico spesso tra gli applausi ed i ringraziamenti del partito per l’impegno profuso, per la serietà e soprattutto per “regalare” questa importante opportunità al candidato che lo ha seguito come numero di preferenze. Opportunità che spesso anch’egli rifiuta immediatamente lasciando passo a quello dopo ancora. Si erano candidati in una lista politica solo per la foto di gruppo, per “finta”.
Singolare però che questo fenomeno avvenga solo in certi casi mentre in altri no, quando cioè gli stipendi, i rimborsi e le prebende sono rilevanti, tipo da consigliere regionale in su. In questi casi le dimissioni per mancanza di tempo sono davvero rare, non parliamo poi di dimettersi da cariche-stipendi nazionali. È sottinteso che nell’intero panorama politico comunale del territorio romagnolo, molti si dimettono per reali problemi personali, altri per legittimi motivi politici, giudiziari o di incompatibilità, ma la critica qui è rivolta esclusivamente a coloro che lasciano subito e con motivazioni risibili. Ed è così che da Riccione a Forlì, da Savignano sul Rubicone a San Mauro Pascoli, da Santarcangelo a Gatteo, da Cesenatico a Gambettola, fino a Misano Adriatico, i caduti dal pero formano un vero e proprio partito trasversale rappresentato da candidati di FI, da quelli della Lega Nord, del Pd, FdI, del M5S fino ai Socialisti (ma esistono ancora?).
È di questi giorni la notizia di una nuova “caduta” a Cesenatico: dopo solo 4 mesi l’ex arbitro di calcio Maurizio Mughetti del Pd (nella foto) lascia l’impegno politico perché troppo gravoso. Mughetti ha motivato così la sua scelta: “Ho deciso di presentare le mie dimissioni per motivi professionali – spiega Mughetti – Quando mi sono candidato non pensavo che l’impegno del consiglio comunale fosse così gravoso. Una riunione a settimana difficilmente si coniuga con la mia professione, per questo ho fatto questa scelta, lasciando il mio posto a chi potrà adoperarsi con impegno e dedizione”.
Mughetti era convinto che occuparsi dell’amministrazione politica di un comune importante come Cesenatico fosse un impegno saltuario? Tipo chiamare i numeri alla tombola sotto Natale? O pensava di poter fare politica solo virtualmente, mandando il proprio avatar ai consigli comunali? Mughetti con le sue dichiarazioni, ha probabilmente dimenticato che l’impegno di un consigliere comunale non è limitato solo alle 4 presenze mensili ma è esteso soprattutto al resto delle giornate o serate del mese in cui si studiano i documenti, ci si confronta con gli attivisti, si studiano proposte e strategie nuove con la propria squadra di governo, in pratica si fa politica attiva full time. Infatti i problemi di una qualsiasi città affliggono 24 ore su 24 gli amministratori, non è un gioco ma una “malattia” chiamata passione politica.
Candidarsi alle elezioni comunali comporta un impegno lungo 5 anni, questo già basterebbe per rendersi conto di quanto sia gravoso l’impegno politico. Che non sia uno scherzo dovrebbero testimoniarlo la maggioranza degli amministratori eletti in giunta o in consiglio che portano a termine il loro impegno consapevoli, prima di accettare di candidarsi, delle enormi difficoltà che dovranno superare. Problemi di lavoro, quelli famigliari, il tempo libero quasi azzerato, quello da dedicare ai figli, malattie lutti, acciacchi, stanchezza e le immancabili ed umane “giornate no”.
Ma le liste elettorali compilate dai candidati sindaci, i primi responsabili delle persone che scelgono, da tempo ospitano anche candidati inaffidabili, impreparati o cadenti dal pero. Ma se poi lasciano l’impegno preso solo dopo 4-5 sedute consiliari o ancor peggio come avvenuto a Forlì, dopo zero, c’è qualcosa che non va. Molti, essendo volti noti e di specchiata moralità, sono candidati esclusivamente per portare “acqua” al mulino elettorale per poi lasciare il passo poche settimane dopo. Altri hanno la funzione esclusiva di tappare il “buco” in lista perché non ci sono numericamente, altri ancora accettano di restare solo se vincono in quanto le sedie dell’opposizione non avendo i cuscini, sono scomode. È anche in questo modo che la politica continua a perdere credibilità, a ciò va aggiunto che cittadini e giornaletti ci passano sopra come se niente fosse. Servirebbe ogni tanto un arbitro che punisca le cadute dal pero, perché quelle “alla Mughetti” sarebbero tutte da rosso diretto!