Riordino delle funzioni e del finanziamento delle Camere di Commercio

Camera di commercio

Nella riunione di ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il decreto legislativo di attuazione della delega di cui all’articolo 10 della legge 7 agosto 2015, n. 124, per il riordino delle funzioni e del finanziamento delle Camere di Commercio. A più di due anni dall’avvio del processo di riforma (partito con la progressiva riduzione del diritto annuale dovuto dalle imprese agli enti camerali, disposta dalla legge 114/2014), il governo ha tracciato i confini dell’operatività del sistema camerale con un provvedimento ancora non privo di criticità, nonostante i diversi tentativi esperiti anche dalle commissioni parlamentari di migliorarne i contenuti e ridurne gli effetti negativi.

Secondo alcune fonti, l’ultima e definitiva versione del decreto conterrebbe, comunque, alcune novità. In particolare, il piano di razionalizzazione delle Camere di commercio, in capo a Unioncamere, dovrà essere adottato “sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative”. Inoltre, sembra che qualora il personale soprannumerario ecceda la soglia prevista dal periodo precedente, la stessa potrà essere rideterminata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il ministro dello sviluppo economico ed il ministro dell’economia e delle finanze, al fine di assicurare le esigenze di ricollocamento dello stesso personale nelle amministrazioni interessate. Il diritto annuale, poi, potrebbe essere aumentato dal Mise per il finanziamento specifico della riqualificazione del personale delle Unioni regionali e delle aziende speciali interessate ai processi di riorganizzazione. Secondo alcune fonti, infine, non sarebbe più abrogato il comma 10 dell’art 18 della legge 580/1993 che prevede la possibilità di incrementare il diritto annuale fino al 20%, ma solo in relazione a progetti da realizzare in collaborazione con le Regioni. La riforma, comunque, uscirà senza aver accolto pienamente le condizioni poste dai pareri parlamentari e senza i previsti pareri anche sul nuovo testo delle commissioni bilancio di Camera e Senato.

Abbiamo suggerito alcune vie per un’innovazione vera e oggi vediamo che si è preferito adottare una razionalizzazione camuffata da rinnovamento. Risultati non esaltanti, dunque, ma comunque aggiustamenti che auspichiamo si riveleranno utili per iniziare a correggere un provvedimento la cui efficacia è tutta da dimostrare – commenta il Direttivo di Ecosistema Camerale -. Si chiude una fase molto sofferta e se ne apre una nuova, noi siamo pronti con idee e azioni concrete. Le riforme le fanno le persone, sono loro che danno operatività alle leggi”.

Intorno a questo presupposto di partecipazione, fatto salvo l’appoggio dell’associazione ad ogni iniziativa sindacale a tutela dei lavoratori pubblici e privati del sistema, Esc ha costruito in questi anni la propria azione di advocacy e proposta, i cui risultati sono stati discussi sabato 19 novembre 2016 a Roma nel corso della II convention nazionale di ecosistema camerale. Una giornata di condivisione e contaminazione positiva, l’affermazione del “fattore Esc”, del metodo partecipativo all’interno di un sistema complesso come quello delle Camere di Commercio italiane.

Nelle parole della presidente Arcese – che ha aperto i lavori – la ricostruzione dell’evoluzione dell’Ecosistema Camerale, partendo dalla capacità di aver colto da subito – due anni e mezzo fa – le opportunitá dei social network per costruire una community e per intraprendere le azioni di advocacy necessarie a rendere visibili le competenze camerali e lavorare in modo condiviso nel suggerire e contribuire ad una vera innovazione che non si fermasse alla compressione e “demansionamento” a cui la riforma in discussione rischiava di condurre il sistema.

Da sempre l’associazione ha cercato e ottenuto contaminazioni con il mondo esterno: Esc rappresenta la “PA divergente” che anticipa ancora una volta l’evoluzione del sistema pubblico. Francesca Sanesi, consigliere con delega alla comunicazione, ha tratteggiato l’immagine, attuale e avveniristica, della naturale evoluzione dei sistemi pubblici e, in primis, del Sistema Camerale. Una evoluzione necessaria per “stare al passo” anticipando i tempi, i fenomeni, nella quale le persone sono protagoniste consapevoli e responsabili del cambiamento. Solo in questo modo il ruolo sociale di ogni sistema pubblico potrà consolidarsi e continuare ad essere essenziale nella società e nell’economia del futuro.

Un capitolo rilevante della Convention ha riguardato la riforma, le perplessità, i dubbi, le opportunità di evoluzione del sistema camerale raffrontate alla nostra proposta #lanostrariforma illustrate dal consigliere con delega alla semplificazione amministrativa e vicepresidente Angelo Vincenti che ha anche ricostruito il complesso iter che ha condotto all’approvazione del decreto attuativo.

La giornata si è conclusa con due tavole rotonde guidate rispettivamente dal consigliere Michele Silletti e dal vicepresidente Maurizio Pirazzini: la proposta di progetti partecipativi nella PA, recepiti anche nel III piano Open Government Partnership del Dipartimento della Funzione Pubblica, un sistema di condivisione delle conoscenze per l’evoluzione professionale dei lavoratori e l’evoluzione verso lo smart-working, con la testimonianza di David Trotti (presidente dell’associazione italiana direzione del personale), Open Data, Foia e Servizi Innovativi, con la testimonianza di Umberto Rosini dell’Agid.

Gradita la partecipazione del segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, che ha voluto rappresentare il consenso e l’apprezzamento per l’attività di advocacy e di stimolo, interno ed esterno, che Ecosistema Camerale sta apportando all’intero Sistema Camerale. Tripoli ha anche brevemente descritto lo stato di avanzamento della Riforma e le prospettive delle Camere di Commercio. Chiusa la convention, l’azione di Esc prosegue con crescente concretezza, particolarmente dopo l’approvazione del decreto attuativo.

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