«La notizia sull’obbligo di acquisto del libro “La paranza dei bambini” di Roberto Saviano a 16 euro da parte degli studenti per partecipare all’incontro con l’autore ha viaggiato da una piattaforma all’altra molto velocemente. Raramente si ottengono risultati del genere, ma stavolta l’accanimento politico e la rincorsa alla prima pagina con un po’ di sensazionalismo hanno fatto il loro dovere. Noi abbiamo preferito aspettare, chiedere informazioni e leggere da studentesse e studenti il loro punto di vista. Dopo una breve riflessione, pensiamo che l’ansia da prestazione mediatica abbia portato ad interpretazioni errate o comunque di importanza marginale.
Il problema non dovrebbe essere Saviano o il fatto che pretenda una remunerazione. Poiché l’antimafia deve essere uno dei pilastri della nostra educazione civica e della formazione di ragazze e ragazzi, la tematica è perfettamente coerente al percorso scolastico. Saviano ha di certo le sue opinioni politiche (differenti anche dalle nostre su alcuni aspetti), ma si presenta come autore di un libro e si limita ad illustrarne i contenuti. Inoltre, questo mestiere gli ha procurato lauta notorietà e gli ha consentito di raccontare in prosa i risultati delle indagini e del lavoro dell’Antimafia e della Magistratura. È uno scrittore, ha scelto un argomento con ampia rilevanza e vive di questo mestiere, ossia di conferenze, di presentazioni dei propri libri, interviste, inviti in televisione (come tutti gli autori più conosciuti). Il contributo dei 16 euro (com’era prevedibile) andrà a coprire le spese per l’invito di questo personaggio, ma non sono stati obbligati gli studenti: ogni classe ha espresso la propria volontà di partecipare o meno all’incontro, come hanno ricordato i rappresentanti degli studenti, ovviamente sotto questo vincolo.
È legittimo porsi degli interrogativi sulla libreria scelta per questi cicli di incontri e sull’apporto che può fornire il Comune di Forlì, ma la cosa che ci amareggia di più è la ricaduta del costo direttamente sugli studenti. La scuola non ha grandi fondi da impiegare anche sulla costruzione di una coscienza antimafia, almeno per quanto riguarda questo caso. Questo è l’aspetto più critico della vicenda che va ricondotto però a decisioni politiche di carattere nazionale (e volendo anche europee) sul taglio dei fondi pubblici.
Ci sono però anche vie alternative per fare informazione e costruire negli studenti una coscienza realmente critica sulla mafia, senza dover far volare da New York personaggi di fama internazionale a costi elevati. Si può rimanere anche più attaccati al nostro territorio. A Bologna risiede, ad esempio, Gaetano Alessi, autore del dossier “Tra l’Aemilia e il West” e uno dei promotori del progetto “Mafie sotto casa”: parla delle infiltrazioni mafiose nel territorio romagnolo (senza limitarsi a dipingere la mafia come un romanzo del Mezzogiorno) e lo fa volontariamente. Gaetano Alessi è solo un esempio (quello a noi più conosciuto) nel ventaglio delle possibilità.
Vorremo poi dire al segretario leghista della Romagna Morrone di calmarsi. Capiamo perfettamente che l’articolo di Saviano sul contributo che potrebbero apportare dei sindaci africani in Meridione (articolo che comunque sottovaluta il contributo delle amministrazioni locali contro la mafia, come a Napoli per la sottrazione degli appalti ad alcune imprese) l’abbia molto scosso, ma non è nemmeno colpa sua se dei migranti africani hanno rifiutato di pagare il pizzo alla Camorra pochi giorni fa. Fossimo in loro eviteremmo di convocare manifestazioni per ogni banalità senza nemmeno capire la volontà dei diretti interessati (gli studenti in questo caso). Anzi, gli chiederemmo piuttosto delucidazioni su un altro corteo: cosa è successo a Borello? Pare che quel gruppo “apolitico” che ha manifestato contro 11 senzatetto ospitati dalla Caritas conoscesse molto bene Jacopo Morrone».
Chiara Mancini Giovani Comunisti Forlì