Che cosa vi viene in mente se vi dico la sigla PEI? Provate ad indovinare anche se non si vincono milioni di euro e io non sono nemmeno Gerry Scotti! Vi do comunque un aiutino “da casa”… è un acronimo che significa Progetto Educativo Individualizzato!
Forse nemmeno questo vi sarà di molto aiuto quindi faccio qualche passo in dietro. Si tratta di un progetto in cui al centro troviamo la vita di una persona con disabilità. Generalmente viene aggiornato ogni sei mesi in un incontro in cui è presente la persona interessata, il suo educatore di riferimento, l’assistente sociale, il consulente dell’Asl e i genitori della persona coinvolta. In questa occasione si discute sul raggiungimento degli obiettivi prefissati e si pongono nuovi obiettivi per i mesi successivi. Ritengo importante riflettere insieme a voi su questo tema. Secondo me il rischio del PEI è quello di richiudere la persona al progetto e non vedere tutte le sue infinite possibilità, mentre al centro ci dovrebbe essere la persona e non l’idea che abbiamo di lei perché la vita “non si progetta a tavolino” ma si vive giorno dopo giorno. Visto che tra l’altro può cambiare improvvisamente.
Per fortuna che ultimamente si inizia a parlare di “Progetto di vita” che prevede una prospettiva più ampia rivolta verso il futuro. Ancora una volta dico che è importante cambiare le parole, ma è molto più significativo modificare le abitudini radicate nelle prassi. Ho sperimentato sulla mia pelle che il cambiamento sta proprio nel rendere ognuno di noi protagonista della sua vita responsabile, delle sue decisioni e relative conseguenze sia positive che negative. Permettendo così che le necessità e i desideri escano da noi verso l’esterno e non che entrano in noi dall’esterno seguendo una lista scritta. Riflettiamo inoltre sul fatto che l’importanza rilevante di vivere alcuni momenti unici e preziosi come quello di sedersi sul cornicione a guardare il panorama. Purtroppo molte volte può sembrare che non sono da “PEI”, e invece lo sono eccome. Spero vivamente che tante altre persone possano vivere in prima persona questo cambiamento di prospettiva.
Paola Negosanti