Carmen Silvestroni nacque a Forlì il 28 gennaio 1939 in una grande casa voluta dal padre per una famiglia che contava dodici elementi: due genitori, nove figli e una nonna. Nel 1960, sotto la guida dei maestri Angelo Biancini e Carlo Zauli, conseguì il diploma all’Istituto per la Ceramica di Faenza. Subito dopo il professor Sergio Selli le affidò il restauro della statua di San Mercuriale, posta sotto l’altare maggiore della basilica in Piazza Saffi a Forlì. Varie furono poi le esperienze artistiche e lavorative della Silvestroni: decoratrice in una fabbrica di ceramica a Rimini, cartellonista alla Fiera di Forlì, insegnante alla Scuola Regionale d’Arte di Grammichele in provincia di Catania. La sua prima opera pubblica risale al 1965: Francesca, (ispirata al V canto dell’Inferno di Dante Alighieri), premiata al I Concorso Nazionale di Ceramica e scultura, organizzato dall’E.N.A.I.P. “S. Zavatta” di Rimini.
Dopo il soggiorno siciliano Carmen tornò in Romagna e si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel 1966 conseguì il diploma con una tesi sulla scultura precolombiana. Nello stesso anno allestì il proprio studio in via Pellegrino Laziosi, dove restò per oltre tre decenni. A novembre realizzò poi la sua prima esposizione personale, accompagnata da un testo in catalogo di Umberto Mastroianni, suo maestro all’Accademia. Fondamentale nella formazione di Carmen risultò l’insegnamento del professor Umberto Mastroianni, direttore dell’Accademia di Bologna, dove, dal 1967 al 1995, la Silvestroni ebbe una cattedra da docente in Plastica Ornamentale, prima donna in Italia a cui fu affidato un incarico accademico di didattica della scultura emerita.
Il critico Enzo Dall’Ara di lei ha scritto che affrontò “una sempre più sollecita e articolata indagine semiologica ed iconologica, al fine di consolidare un consono riconoscimento nel panorama artistico contemporaneo”. Il suo instancabile lavoro di pittrice, disegnatrice, scenografa e soprattutto scultrice ha dato origine a una vasta produzione, molteplice, audace e soprattutto in continua evoluzione. Del 1972 è l’opera “Maternità”, collocata a lato dell’ingresso del ex Brefotrofio Provinciale, sito in viale Salinatore a Forlì. Fra le sue opere più suggestive e importanti va assolutamente citata la Scacchiera, ideata dalla Silvestroni e realizzata in gesso nel 1976, fusa in bronzo e collocata postuma nel 2002 all’interno del Parco urbano “Franco Agosto” di Forlì, grazie all’impegno dei familiari e dell’Associazione Glauco Fiorini presieduta da Gabriele Zelli. Si tratta di una installazione di nove figure che via via si sollevano dalla posizione prona fino a raggiungere quella eretta. Ciascuna di queste è collocata su di un piedistallo e insieme sono disposte come a ricordare i pezzi di una scacchiera. Attraverso le plastiche forme dei loro corpi nudi, Carmen ha voluto descrivere il faticoso cammino della donna, volto a conquistare la propria identità e la propria libertà.
La sua vasta produzione conta al suo interno numerose opere a carattere religioso. Tra queste particolarmente significative sono le quattordici stazioni della Via Crucis in vetroresina, collocate nella Chiesa Regina Pacis a Forlì, e le molteplici opere realizzate per il Cimitero Monumentale forlivese. Nel suo cammino artistico e umano Carmen fu sempre sospinta da un’attrazione innata per i dimenticati, per le diversità culturali e per le civiltà lontane che la portarono a intraprendere numerosi viaggi di ricerca nel mondo, soprattutto in Europa dell’Est, Nord Africa, Asia e Medio Oriente. Da ognuna di queste esperienze tornò con influenze nuove che riversò poi nella sua arte. I suoi ultimi viaggi la portarono in America Latina, in particolare in Costarica, dove stabilì una collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di San Josè, e in Venezuela, dove fondò, insieme a Padre Marcello Vandi, una scuola di ceramica per i ragazzi della missione Carupano.
Una malattia inesorabile interruppe i suoi progetti. Carmen Silvestroni si spense a Forlì il 14 marzo 1997.
La Rubrica Fatti e Misfatti di Forlì e della Romagna è a cura di Marco Viroli e Gabriele Zelli