«I sottoscritti componenti degli organismi di circolo, comunali e territoriali del Pd forlivese, comunicano la propria determinazione di non poter continuare il percorso politico intrapreso fin dalla fondazione del Partito. La nostra decisione è il frutto di un percorso condiviso ed allargato a molti altri iscritti e simpatizzanti. Ormai da anni assistiamo ad ogni livello del Pd ad una sempre maggiore insofferenza verso le differenti sensibilità politiche ed opinioni, autoreferenzialità, lontananza dalla base, distanza rispetto alle reali esigenze del paese e particolarmente a quelle degli strati di popolazione più in difficoltà, personalismi, carenza di lungimiranza, ricerca del consenso immediato con provvedimenti inefficaci quando non dannosi, incapacità di analisi critica rispetto alle sconfitte riportate.
Il tutto è avvenuto con un distacco crescente tra la dirigenza del Pd ed il sentire di militanti ed elettori che soprattutto negli ultimi due anni hanno abbandonato silenziosamente il partito determinandone gli insuccessi elettorali riportati. A lungo si è cercato di modificare da posizione di minoranza questa direzione all’interno degli organismi del Partito Democratico, non trovando praticamente mai ascolto, mentre parte rilevante dei nostri iscritti ed ancor più dei nostri elettori si rifugiava nel disimpegno e nell’astensionismo, o addirittura nel voto a forze populiste. È stato indetto un congresso-lampo, palesemente finalizzato non a riflettere sulla linea politica, bensì a legittimare nuovamente un leader in difficoltà in vista delle prossime competizioni elettorali, e successivamente è stata lanciata l’iniziativa del Lingotto, nella quale ha prevalso la logica della contrapposizione contro quella dell’unità. Ci pare ormai evidente la impossibilità di intervenire nei processi decisionali del Pd, che non ci consente di permanere in un partito che, nello stato in cui versa oggi, pare aver tradito le originarie aspirazioni di essere il mezzo per cambiare in meglio l’Italia.
Da ultimo il voto in Senato contro la decadenza di Augusto Minzolini, nel quale il Pd ha avuto un ruolo essenziale, ha contraddetto pesantemente la legge Severino, che aveva consentito di portare il leader dell’opposizione Silvio Berlusconi fuori dal Senato, stabilendo un fondamentale principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Il nostro giudizio severo sullo stato del partito e sulle responsabilità della sua dirigenza, non intende disconoscere la generosità, lo spirito di servizio e soprattutto l’idealità che animano tanti dei militanti rimasti nel Pd e che hanno scelto di continuare a farne parte. Vorremmo che la nostra scelta contribuisse a rendere quegli amici e compagni più critici e consapevoli. Proprio per questo motivo la nostra adesione al soggetto politico “Art. 1 – Movimento Democratico e Progressista” non è un atto di contrapposizione ma intende favorire l’aggregazione di una sinistra ampia, radicale e di governo. Con questa lettera comunichiamo pertanto la nostra intenzione di uscire dal Partito Democratico e contemporaneamente di dimetterci dagli organismi di partito nei quali siamo stati eletti in occasione dell’ultimo congresso territoriale».