In seguito alle notizie relative alla ‘Casa della Speranza‘ circolate sulla stampa e su Internet, la diocesi di Forlì-Bertinoro ritiene opportuno fare alcune precisazioni in merito. Come è stato già altre volte ricordato, l’idea è nata dalla familiarità della parrocchia di Malmissole con don Dario Ciani, per molti anni cappellano del carcere di Forlì, nonché fondatore della comunità di Sadurano. Egli, in occasione di un incontro-testimonianza con i parrocchiani avvenuto alcuni mesi prima della sua morte nel luglio 2015, aveva lanciato l’ipotesi di utilizzare gli spazi abitativi della canonica per l’accoglienza e il recupero di alcuni carcerati. Il parroco ha raccolto questo suggerimento comunicandolo alla diocesi e al Consiglio di Unità Pastorale. Successivamente, tramite la pastorale penale, la diocesi ha conosciuto la realtà delle case CEC (Comunità Educativa con i Carcerati) portate avanti dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.
In seguito all’appello di Papa Francesco a realizzare un’opera-segno in ogni diocesi in occasione del Giubileo della Misericordia, la diocesi ha pensato di costituire una “Casa della Speranza” CEC con la collaborazione di più realtà ecclesiali come promotori (Caritas diocesana, Cappellano del carcere, Comunità Papa Giovanni XXIII, Unità Pastorale delle parrocchie di Barisano, Malmissole, Poggio, Roncadello e San Giorgio). Pur essendo una realtà esclusivamente ecclesiale, si è ritenuto opportuno informare e coinvolgere il territorio. Questo intento si è sviluppato nelle seguenti tappe:
• Il 5 dicembre 2016 si è svolto nella sede del circolo ACLI di Malmissole un primo incontro con il locale comitato di quartiere, in cui è stato presentato il metodo CEC, così come viene messo in atto nelle cinque case della Comunità Papa Giovanni XXIII già operanti sul territorio nazionale. È stata comunicata al comitato di quartiere l’intenzione dei promotori di aprire un’esperienza simile nei locali della canonica di Malmissole. Al tempo stesso, è stato fatto presente al comitato di quartiere che la casa di Malmissole avrebbe caratteristiche peculiari in quanto, a differenza delle altre case, non sarebbe un’opera esclusiva della Comunità Papa Giovanni XXIII, ma nascerebbe su impulso della diocesi con il coinvolgimento di altre realtà ecclesiali (Caritas, cappellano del carcere, Unità Pastorale) secondo modalità in quel momento ancora da definire.
• Il 12 dicembre 2016 si è svolto un secondo incontro, con la partecipazione dei membri del Consiglio di Unità Pastorale e di rappresentanti dei Comitati di quartiere di Barisano, Malmissole, Poggio, Roncadello e San Giorgio. I contenuti di questo incontro hanno ricalcato fondamentalmente quelli del primo. In entrambe le occasioni i comitati di quartiere hanno sollecitato i promotori a fornire in tempi brevi notizie più precise sul progetto per poter informare correttamente gli abitanti dei quartieri, e a indire un’assemblea pubblica sull’argomento.
• Nei mesi di gennaio e febbraio i promotori del progetto sono arrivati a individuare quale strumento giuridico più idoneo per la realizzazione futura, ancora non attuata, della CEC di Malmissole denominata “Casa della Speranza” la forma dell’Associazione Temporanea di Scopo (ATS); oltre a questo, sono state precisate le condizioni di fattibilità dell’opera e l’utilizzo degli spazi della canonica in modo da non pregiudicare eventuali attività parrocchiali, in quanto la Casa andrebbe ad occupare quegli spazi che in passato non sono mai stati destinati all’utilizzo comunitario, perché occupati dal parroco o da qualche inquilino.
• Tutto questo è stato comunicato dai promotori al comitato di quartiere di Malmissole in un ulteriore incontro, che ha avuto luogo il 13 febbraio 2017. Pochi giorni dopo, secondo le richieste del comitato di Malmissole e degli altri comitati, è stata fissata per il 15 marzo un’assemblea pubblica, ampiamente pubblicizzata sia dall’Unità Pastorale che dai comitati di quartiere.
Riteniamo di avere dato ampio spazio, contrariamente a quanto si è detto, al confronto ed alla divulgazione del progetto, proprio perché crediamo nel valore dell’auspicata partecipazione pubblica all’opera di integrazione sociale di persone in difficoltà. Rimaniamo disponibili ad ogni confronto. Finora sono state pochissime le persone che hanno presentato esplicitamente al parroco le proprie obiezioni, molte invece quelle che, in varie occasioni, si sono manifestate favorevoli.
In pochi anche coloro che hanno partecipato alla visita della comunità di Saludecio organizzata dalla parrocchia, che ha avuto luogo il sabato 29 aprile scorso. Chi ha partecipato ha avuto modo di parlare con gli operatori, i volontari e gli ospiti e farsi una propria idea, favorevole o critica. La parrocchia rimane disponibile a organizzare ulteriori visite.
Prendiamo atto della petizione popolare. Al momento non ci è noto se la base di raccolta delle firme sia limitata al quartiere di Malmissole o estesa all’intera città, cosa che sarà possibile verificare nell’eventualità che le firme siano rese pubbliche. Ribadiamo allo stesso tempo il grande valore di questo progetto in cui crediamo molto e che vorremmo portare avanti per il bene collettivo. È un progetto di speranza per tutti: si può rinascere, si può ripartire ed è bello farlo con l’aiuto di una comunità.