Quattro piloti in dieci punti, cinque contando Pedrosa a 26 dal leader mondiale. Una classifica mai così corta, un campionato di MotoGp mai stato tanto equilibrato come quest’anno. Probabilmente, il mondiale più folle che si ricordi nell’epoca recente. Due nazioni, tre case motociclistiche, cinque piloti ciascuno molto diverso dall’altro: Spagna contro Italia, Marquez con Vinales contro Dovizioso e Valentino Rossi. Una sorprendente Ducati, la conferma della Yamaha ed una Honda che colma alcune lacune evidenti col talento di uno straordinario Marquez.
Il vero miracolo ad oggi lo ha compiuto il Dovi, che rinvigorito dalla presenza in team del campione del mondo Lorenzo ha tirato fuori un carattere e soprattutto una costanza di rendimento che raramente si era vista in passato. “Lo scorso anno ho incontrato delle persone che mi hanno fatto capire certe cose sulla vita, come avere un approccio diverso, e i risultati sono arrivati”, ha dichiarato recentemente il forlivese in un’intervista ai microfoni de LaStampa.
Non è un caso che il Dovi in questa prima parte di stagione abbia vinto lo stesso numero di gare totalizzate nelle precedenti otto stagioni di Moto Gp. Aveva vinto la prima volta nel 2009 in Inghilterra, è tornato a farlo dopo oltre sette anni in Malesia a fine 2016, prima dell’exploit di quest’anno. Doppietta fra Mugello e Catalunya, due successi che lo hanno catapultato in testa al campionato. Il forlivese Dovi ha retto la pressione di Lorenzo, in grossa difficoltà nell’adattamento alla nuova moto e si è liberato dalla presenza ben più opprimente ed invasiva di Andrea Iannone, che lo aveva a tratti sovrastato nel corso dell’ultima stagione, completando un processo di maturazione durato ben 4 anni.
Nonostante la corta classifica Dovizioso non sembra comunque godere della fiducia dei bookmakers, che lo piazzano in graduatoria alle spalle di Marc Marquez, Valentino Rossi e Maverick Vinales. Il favorito assoluto resta il campione del mondo in carica, non tanto per i tre punti di vantaggio sul secondo in classifica e gli appena dieci sul quarto, quanto per la solidità dimostrata nelle prime gare. È andato due volte a terra, ma è comunque in testa: una dimostrazione di forza pazzesca. Ha vinto in scioltezza nell’ultimo gran premio in Germania, non sembra avere punti deboli ed ha imparato sin dalla scorsa stagione a gestire le gare non esagerando quando era il caso e accontentandosi di un buon piazzamento ai fini della corsa al Mondiale.
Un nuovo atteggiamento rispetto al passato capace di fare decisamente la differenza, rispetto ai rivali. Lo stesso Valentino ha commesso questo errore, senza la caduta nel corpo a corpo con Vinales all’ultimo giro del gp di Le Mans l’eroe di Tavullia sarebbe saldamente in testa al Mondiale con otto punti di vantaggio sul giovane rivale spagnolo. E a proposito di iberici e di bella gioventù non bisogna dimenticare Vinales, anzi: alla vigilia era dato come grande favorito, in seguito a test mozzafiato pre-stagionali. Qualche caduta di troppo, cattivi piazzamenti ed un trend in qualifica non ottimale lo hanno rallentato.
È comunque lì ad un palmo di mano dalla prima posizione. E la sensazione che questo possa essere il Campionato del Mondo più entusiasmante di sempre.