Questa è la definizione da dizionario di normalità: “condizione riconducibile alla consuetudine o alla generalità, interpretata come ‘regolarità’ o anche ordine” (dizionario italiano on line corriere della sera). Ora vi racconto solo uno dei tanti episodi che mi sono successi qualche giorno fa mentre tornavo a casa dal lavoro. Un fatto apparentemente banale ma che secondo me fa anche molto riflettere.
Un signore molto curioso, mi si avvicina salutandomi e inizia a farmi qualche domanda: “dove stai andando?” Rispondo: “a casa”. E lui “dove sei stata?”. Io “a lavorare”. E lui con un tono a dir poco stranito ribatte: “a lavorare?!, e dove lavori?” Io “al Techne”. Lui “cosa fai? lavori in ufficio?” io “Si!” Per fortuna la sua curiosità è scemata e mi ha salutato congedandosi con un “ciao brava!” e finalmente sono ripartita… mi sorge a questo punto una spontanea domanda: qual è la normalità? Se non lo è tornare a casa dal lavoro?!
Soffermiamoci sul fatto che agli occhi degli “altri” per la mia disabilità sono diversa, e di conseguenza tutto quello che faccio è strano o anomalo. Ognuno ha le proprie caratteristiche e peculiarità. Che ci rendono appunto particolari. Essere una persona con disabilità non significa autonomamente: non andare al lavoro, non avere degli amici. Facciamo uscire la straordinarietà dal mondo della disabilità, ma facciamoci entrare realmente la normalità.
Paola Negosanti