San Mercuriale, primo vescovo di Forlì è armeno. Sono infatti arrivati gli ultimi risultati sullo studio delle reliquie. Il progetto, che ha preso avvio con la ricognizione scientifica del 19 settembre 2018, nasce grazie ad una proficua collaborazione tra ricercatori ed istituzioni. Protagonisti dell’iniziativa sono Mirko Traversari, antropologo fisico e responsabile del progetto, il gruppo Ausl Romagna Cultura e la Diocesi di Forlì-Bertinoro, con il contributo del Lions Club Forlì-Cesena Terre di Romagna, particolarmente attivo su attività di valorizzazione e tutela della città di Forlì, che si è dimostrato immediatamente sensibile all’importante iniziativa.
Pochi mesi fa gli studi avevano accertato che San Mercuriale è vissuto tra il II e il III secolo d.C, e’ morto in un’età compresa tra i 40 e i 50 anni, era alto 1 metro e 60 e soffriva di osteoporosi. “Lo studio sulle reliquie di San Mercuriale – spiega Mirko Traversari – è proseguito, dopo le prime fasi, necessariamente dedicate all’acquisizione di informazioni strumentali e fisiche, ricavate dalle numerose indagini laboratoristiche messe in campo, è ora giunto il momento di interrogare questi dati, interpretandoli sulla scorta di ciò che le fonti storiche ci hanno consegnato relativamente alla figura del Santo. È il caso ad esempio della sua provenienza, è noto che la cronachisticha cittadina del XV secolo, affermi che Mercuriale provenisse dalla nativa Armenia, il Cobelli infatti nelle sue Cronache ci dice che “[…] il beato Mercuriale se partì dalle parti d’Armenia […]”, e solo in seguito ad un pellegrinaggio a Gerusalemme e Roma, giunse a Forlì. Di qualche secolo posteriore al Cobelli, Giuseppe Mazzatinti attraverso i suoi Annales Forolivienses afferma che il “[…] gloriosus Mercurialis sanctus et episcopus civitatis Forlivij, natione Albanie, ad ipsam civitatem applicult […]”. Non è noto da quali fonti questi nostri illustri concittadini abbiano tratto queste informazioni, e ben conosciamo la necessaria prudenza che è necessario tenere nel voler trarre verità dalle loro opere, che non sempre brillano per rigore storiografico; vero è che comunque la notizia della provenienza orientale del Santo, incuriosisce e pone dei quesiti“.
“Dallo studio isotopico a cui sono state sottoposte le reliquie – chiarisce finalmente Traversari – si deduce che San Mercuriale non sia cresciuto e vissuto nello stesso luogo in età infantile ed in età adulta. Probabilmente proveniva da una località posta in una zona mediamente più calda rispetto alla città in cui egli ha trascorso gli ultimi anni dalla sua vita, Forlì. I valori tendono infatti a diminuire con l’aumentare dell’età: questo indica uno spostamento del Santo in età giovanile verso un luogo con valori isotopici meno radiogenici rispetto al luogo in cui è nato; grazie ad un ulteriore approfondimento è stato inoltre possibile escludere alcune regioni europee, poste a latitudini incompatibili con i risultati ottenuti (la Spagna ad esempio, che mostrava una certa compatibilità con alcuni indici isotopici). Un’ulteriore inferenza è stata possibile grazie all’incrocio di questi risultati con il cosiddetto indice cefalico, che grazie ad un calcolo matematico serve ad esprimere in termini statistici, la conformazione del cranio. La stessa conformazione del volto, metricamente studiato grazie a standard antropologici internazionali, ha fornito ulteriori indizi. Incrociando quindi i risultati dedotti dall’analisi degli isotopi stabili, con i caratteri e gli indici antropometrici che caratterizzano il cranio e il volto del Santo, è stato possibile orientare lo sguardo, con una ragionevole certezza, verso una direzione piuttosto chiara. Va comunque detto che attualmente nessuna indagine laboratoristica può fornire una certezza assoluta circa la provenienza da un dato territorio e che gli indici più sopra ricordati non possono certo essere assunti a marcatori etnici, quanto piuttosto indicatori di un areale geografico ampio che può abbracciare popolazioni e paesi diversi“.
“L’incrocio di queste numerose analisi – conclude – allo stato attuale sembrano essere concordi nel farci guardare ad est, verso il continente asiatico, proprio verso l’Armenia“.