Con la scomparsa di Roberto Casadio Forlì perde un altro importante protagonista della vista artistica e culturale che in maniera determinante ha saputo incidere nella vita cittadina con le sue doti di pittore, che tutti gli hanno riconosciuto, e con una capacità critica e intellettuale che affascinava. In questo è sempre stato sostenuto dalla sua famiglia, a partire dalla moglie Emma e dai figli Simona, Gabriele e Leonardo.
Altri saranno in grado, meglio di me, di mettere in evidenza le sue eccelse qualità che gli hanno permesso di creare opere sempre intriganti, qualunque fosse il ciclo pittorico realizzato, che spingevano inevitabilmente tutti a interrogarsi sulla vita degli uomini e delle donne.
I tanti allievi che lo hanno avuto come insegnante lo ricorderanno per quella capacità che ha avuto di avvicinarli all’arte, in senso lato, e alle peculiarità della nostra città. Da parte mia vorrei mettere in evidenza l’impegno civico e sociale di Roberto Casadio. Un impegno che non è mai venuto meno nel corso degli anni e che manifestava in tutte le occasioni che gli si prospettavano, sia con la pittura, sia con un impegno personale, sempre dalla parte dei cittadini per una società più democratica e capace di dare prospettive di giustizia alle classi sociali più svantaggiate. Anche questa parte della sua vita meriterebbe di essere scandagliata. Mi limito a ricordare l’impegno che profuse per realizzare un ciclo pittorico del 1997 dal titolo “Il treno: quadri di viaggio”.
Nei quadri realizzati in questa occasione, accanto al piacere che accompagna ogni spostamento in treno, soprattutto se si va in vacanza, ha saputo accostare le tragedie che hanno caratterizzato la vita delle ferrovie italiane, come l’attentato del 4 agosto 1974 all’Italicus, dove perse la vita, fra gli altri, il controllore forlivese Silver Sirotti, medaglia d’oro al valor civile alla memoria per aver portato aiuto a chi era stato colpito dall’esplosione mettendo a repentaglio la propria vita, e la sanguinaria strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Non da meno fu l’impegno per allestire questa mostra in luoghi che sono diventati simbolici della vita economica e democratica del nostro paese, come le stazioni ferroviarie di Forlì e di Bologna. Anche in queste occasioni gli apprezzamenti e il consenso furono unanimi.
Uno di questi quadri dal titolo “Tragedia ferroviaria”, di proprietà della Pinacoteca Comunale di Forlì, nel 2015 è stato esposto presso l’Istituto Tecnico Aeronautico “Francesco Baracca” in occasione “Giornata del coraggio e della memoria”, manifestazione che aveva come scopo quello di approfondire, con linguaggi e prospettive diverse, un tema sempre più attuale e rilevante: la paura. Roberto Casadio si rese disponibile per quell’appuntamento perché consapevole che una paura sempre più invasiva e stratificata, sta avvolgendo, condizionando e influenzando il comportamento di moltissime persone in maniera negativa lasciando crescere aggressività, chiusura e sfiducia. Accettò perché poteva parlare ai giovani, come ha fatto per gran parte della vita non solo con i suoi allievi ma anche con i suoi tre figli e, in tempi più recenti, con gli adorati nipoti.
Sono soprattutto i giovani ad essere i più vulnerabili, perchè rischiano di acquisire una visione distorta del mondo e della vita, che potrebbe indurli a percepire il futuro come una minaccia e non come una promessa. Contro la paura, nefasta e paralizzante, che toglie la libertà, quindi la vera essenza interiore, l’antidoto più efficace viene fornito dall’istruzione, dall’educazione e dalla cultura, e di questo Casadio era un convinto assertore. Perché come ha avuto modo di sostenere MalalaYousafzai, premio Nobel per la pace nel 2014: “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”; in meglio, ovviamente, e Roberto Casadio con i suoi inseparabili pennelli ha dimostrato che occorre tentare sempre.