Come cambia il gioco dell’Inter con l’innesto di Eriksen?

Eriksen ufficialmente all'Inter

L’arrivo del centrocampista danese ed il suo fondamentale apporto alla causa Conte.

Ci ha pensato Babbo Natale Zhang a distribuire generosi regali al bimbo-coach Conte che ne aveva fatto richiesta già a partire da inizio novembre. Sotto l’albero illuminato di metà gennaio, l’allenatore interista ha potuto finalmente scartare le colorate confezioni contenenti i giocatori da lui tanto desiderati: Moses, Young ed Eriksen. Oggi non abbiamo modo di parlarvi di tutti e tre, non basterebbe un articolo per raccontarvi nel dettaglio le loro caratteristiche, ma di sicuro diremo più di una parola sul neo-arrivato centrocampista danese.

Questo fantastico giocatore, acquisto costoso ma sicuramente funzionale alla nuova idea che il mister leccese ha della sua futura Inter, sa fare davvero tutto: è in grado sia di agire da trequartista sia da mediano centrale, anche se nasce calcisticamente come interno di sinistra di centrocampo. La sua capacità di comprendere le dinamiche di gioco, degne di un visore per la realtà virtuale, ne fa un campione con la C maiuscola. Prima di sbarcare sul bellissimo ma complesso pianeta nerazzurro, il giovane fenomeno del Tottenham era seguito praticamente da tutti i club più forti al mondo tra cui il Real Madrid.

E meno male che lo abbiamo trascinato, a suon di milioni e di promesse, alla corte della città di Milano. I gufi e gli “espertoni” di football, dopo averlo visto in campo per brevi spezzoni, avevano già provato a levare una greve parola sul suo, per ora, scialbo operato. Calma ragazzi: Christian Eriksen è arrivato da meno di un mese e ci vorrà del tempo, non molto secondo noi, affinché possa comprendere i dettami pallonari del sergente Conte. E quando succederà saranno dolori per tutti, credeteci sulla parola! Ma come cambierà l’Inter con l’inserimento del danese?

 

Visione di gioco a 365°

Eriksen è quel faro di centrocampo dal tocco fatato alla Riquelme che serviva all’Inter come il pane caldo appena sfornato. Il player danese, un moderno Borja Valero più giovane, più tecnico ma con la medesima visione di gioco, sarà in grado di innescare le punte ed al tempo stesso far ragionare la squadra nei momenti più critici di ogni partita. Egli agirà quasi certamente da vertice alto del nuovo rombo di centrocampo nerazzurro che vedrà Brozovic continuare a muoversi davanti alla difesa e Christian spaziare in avanti con la libertà di “uccidere l’avversario” attraverso magie pallonare che solo lui sa dispensare. Dal vecchio 3-5-2 che ci ha fatto vedere Conte in questi mesi, si passerà molto probabilmente ad un 3-4-1-2. D’altronde il fatto che Eriksen sia un giocatore ibrido, non proprio centrocampista classico ma nemmeno attaccante, impone un cambio di modulo se si vuole davvero esaltarne le qualità tecniche. Grazie alla sua flemma molto british ci farà sicuramente rivedere le stelle, magari aiutandoci a vincere lo scudetto di quest’anno. Speriamo che, qualora iniziassimo a conquistare più trofei, egli non decida di abbandonarci per prendere più soldi o giocare in team più blasonati del nostro (vedi Real Madrid). Nonostante l’inesorabile trascorrere del tempo che tutto muta e tutto modifica, noi continuiamo ad essere molto romantici e vorremmo che il centrocampista danese chiudesse la carriera qui da noi e magari diventasse una leggenda alla Ronaldinho per l’apporto indispensabile che saprà darci. Ricordate quanto era forte il Dentone con la palla tra i piedi? Noi sì e ne rammentiamo ancora oggi i numeri pazzeschi fatti di dribbling al fulmicotone, elastici, veroniche e chi più ne ha più ne metta! L’unica pecca della sua carriera pazzesca è stata quella di vestire la maglia dei cugini rossoneri ma purtroppo nessuno è e sarà mai perfetto, nemmeno il fenomeno brasiliano.

Chi farà posto ad Eriksen?

Non ce ne voglia Vecino, non abbiamo nulla contro di lui, ma l’indiziato numero uno a lasciare il posto ad Eriksen sarà proprio l’uruguaiano. Il centrocampo interista del futuro prossimo sarà infatti così composto: Brozovic, Barella, Young, Moses ed il danese agente da finto trequartista. Ringraziamo il 28enne ex Fiorentina per tutto ciò che ci ha dato, come l’averci aiutato ad agguantare la qualificazione in Champions League durante l’era spallettiana, ma il danese è tutta un’altra cosa. Se vogliamo provare ad imitare la Juventus, conquistando qualche tricolore prima che trascorra nuovamente un secolo o giù di lì, è ora di compiere delle scelte ben precise. E state sicuri che Conte non ha alcun problema a mettere in panchina quei giocatori che non sono più funzionali al suo progetto. Occhio dunque Matias!  

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