«Mi permetto di intervenire sul dibattito che riguarda la concessione della cittadinanza onoraria a Liliana Segre, senatrice della Repubblica, testimone e vittima di quell’orrore che fu la Shoah. Ritengo fondamentale che si evidenzi che la tragedia che portò al genocidio del popolo ebraico non è solo il frutto della follia di Hitler, ma che i germi del razzismo e dell’antisemitismo nacquero, spontanei, nel nostro paese, portati dal fascismo. Racconta infatti Liliana: “Era un giorno di fine estate del 1938. Io ero a tavola con il mio papà e i miei nonni paterni, che poi finirono tutti ad Auschwitz. Ricordo le loro facce. Serie. Tirate. Preoccupate. Mai visti così. Liliana, ti dobbiamo dire una cosa, mi disse papà. Eravamo a Premeno, alto Lago Maggiore, sopra Verbania. Io avevo 8 anni. Avevo avuto un’estate normale. Ti dobbiamo dire una cosa, ripetè papà. Non potrai tornare a scuola, a ottobre. Sei stata espulsa… quel giorno scoprii di essere ‘diversa’, che tutta la mia famiglia era ‘diversa’ e che questa ‘diversità’, non un mio comportamento, aveva provocato la mia espulsione da scuola. Il mio ricordo è legato alle facce di papà e dei nonni: volti segnati dalla preoccupazione come non li avevo mai visti prima“.
Ecco, iniziò tutto lì e senza quelle leggi, varate nel 1938 nell’esaltazione fascista della razza “ariana” italica, senza nessuna presunta pressione di alleati e alleanze (comodo dare la colpa di tutto ai tedeschi), forse le cose, in Italia, e a Forlì, dove resta il ricordo dell’eccidio dell’aeroporto e del campo di concentramento dell’albergo Commercio, sarebbero andate diversamente. In un momento in cui il razzismo, la xenofobia, l’odio per il diverso stanno tornando, credo sia importante raccontare la storia, tutta la storia, perchè come ci insegnano Primo Levi e George Santayana se non la si conosce si è condannati a riviverla. E i prodromi sono tutti davanti a noi. Auspico che, nel concedere la cittadinanza a Liliana Segre, non ci siano amnesie».
Lodovico Zanetti presidente Anpi comunale Forlì