Il 12 aprile 1944, a Biserno di Santa Sofia, tedeschi e partigiani si fronteggiarono in una dura battaglia in cui persero la vita 11 partigiani. “Ogni anno ricordiamo questo triste avvenimento – spiegano il sindaco di Santa Sofia Daniele Valbonesi e la presidente di Anpi Santa Sofia Liviana Rossi -. Solitamente ci ritroviamo a Biserno con gli studenti, insieme ripercorriamo la storia, commemoriamo i caduti, incontriamo alcuni partigiani. Quest’anno non lo faremo, in questa strana primavera in cui a dettare le regole è l’emergenza per evitare la diffusione del Covid-19. Non ci riuniremo con i rappresentanti dell’amministrazione, gli studenti e l’Anpi di Alfonsine, legati a noi da questi drammatici avvenimenti, ma richiameremo comunque alla memoria quanto avvenne 76 anni fa”.
La Battaglia di Biserno, infatti, non fu una battaglia perduta, perché permise alla Brigata di sganciarsi, di riorganizzarsi e continuare a combattere fino alla Liberazione del paese.
Nell’inverno 1943/1944 gli alti comandi tedeschi, preoccupati dall’accrescersi delle capacità offensive dei partigiani, organizzarono una grande operazione antiribelli, per permettere l’esecuzione dei lavori sulla Linea Gotica in previsione dell’offensiva primaverile degli Alleati per liberare il nord.
Il grande rastrellamento d’aprile prese avvio nel versante toscano dell’Appennino il 10 aprile 1944 e la notte tra l’11 e il 12 aprile ingenti forze fasciste e tedesche raggiunsero Santa Sofia. La mattina del 12 aprile alcune centinaia di partigiani, molti dei quali disarmati, si trovavano dislocati sui crinali dei due contrafforti che bordano la valle del Bidente di Ridracoli; i partigiani attestati sul crinale di Biserno videro le truppe tedesche occupare la strada del Bidente e, alle ore 9,30, le videro passare il fiume sul ponte in località Molino di Berleta e muovere verso le loro postazioni. I tedeschi spararono cercando di colpire la fortificazione partigiana ma, giunti circa a metà strada, furono fermati da un fitto fuoco di fucili e di mitra proveniente dai russi-slavi appostati su Collina.
Nello stesso tempo una seconda colonna tedesca, dopo avere guadato il Bidente e percorrendo un sentiero, sbucò all’improvviso sul fianco della postazione partigiana. Piazzata immediatamente una batteria di mortai, i tedeschi cominciarono a sparare e lanciarono due reparti celeri all’attacco.
L’attacco ebbe inizio alle ore 9,30 e il fitto fuoco delle armi leggere dei partigiani fermò solo momentaneamente i nazifascisti. L’accerchiamento si fece più stringente anche per l’aiuto di spie locali, solo a quel punto il partigiano Lori (originario di Alfonsine) ordinò ai suoi di fuggire, trascinandosi dietro i feriti meno gravi. Chi cercherà di portare aiuto arriverà troppo tardi o non riuscirà ad avvicinarsi: verso mezzogiorno è ormai tutto finito. Sul terreno restarono i corpi senza vita di 11 combattenti per la libertà. Passarono 11 giorni prima che nazisti e fascisti consentissero a Don Giovanni Spighi, parroco di Biserno e Ridracoli amico dei partigiani, di dare sepoltura a quei corpi straziati.