“Il Comune di Forlì ha ricevuto dal governo 620mila euro per i buoni spesa da destinare alle famiglie che si stanno trovando in difficoltà nell’emergenza sanitaria. Una cifra considerevole per un Comune con quasi 118.000 abitanti e un reddito medio lordo procapite attorno ai 20.000 € nel 2018. È considerevole soprattutto se andiamo a vedere i requisiti esplicati nel bando: chi riceve già un sostegno al reddito è trattato secondariamente e sono esclusi tutti coloro senza cittadinanza che hanno un permesso di soggiorno inferiore 1 anno” è il commento di Chiara Mancini di Rifondazione Comunista di Forlì.
“Quest’ultima soprattutto pare una soluzione controintuitiva – continua – considerata la precarietà per la breve durata di questi permessi e le norme attualmente vigenti per la restrizione degli spostamenti. Ma poi continuiamo pure a stupirci e a versare lacrime di coccodrillo quando emergono fenomeni di sfruttamento. Nonostante tutto, il Comune di Forlì sta chiedendo ai comitati di quartiere di rinunciare al contributo di 700€ a loro destinato (da investire in attività sociali a favore della comunità) per ampliare il fondo destinato ai buoni pasto. Di certo, chi si è speso tanto per il proprio quartiere non rifiuterà questa richiesta. Ma era davvero necessario?“
“Abbiamo sprecato denaro per far inseguire dei runner solitari con i droni e per sorvegliare una Forlì deserta, ma dobbiamo rimpinguare i fondi in questo mondo. E risparmiateci la narrazione per cui questi droni siano per la nostra sicurezza, perché in merito al pericolo di contagio non è stato sollevato un fiato su tutte le imprese che hanno continuato a rimanere aperte, nonostante non rientrassero nei codici ATECO, sfruttando il silenzio assenso della Prefettura. È più che mai evidente che i droni siano stati solo un investimento vanaglorioso per aspiranti sceriffo. Il popolo ha fame? Dategli i droni” conclude Chiara Mancini.