Dopo aver percorso la via Maglianella si arriva di fronte alla chiesa dei Santi Marco e Michele di Magliano, una costruzione senza particolari architettonici di pregio ma di discreta fattura. Di sicuro non si può non rimanere colpiti dalla sequenza di tigli collocati a margine del piazzale del luogo di culto che fungono da separazione con i vigneti circostanti. I tigli sono maestosi tanto quanto quelli del vicino podere “Valle”, anche se più “giovani” non essendo ancora stati presi in considerazione per essere classificati fra gli alberi da tutelare in base alle disposizioni di legge locale e nazionale. Sono comunque tutelati dalle norme che disciplinano il Piano Regolatore generale del Comune di Forlì e il Regolamento che disciplina il verde.
Da una pergamena del 1552 si ha prima memoria della chiesa che fu consacrata nel 1575 dal vescovo Agostino Malignati. Fu riedificata da don Andrea Prati (1806 – 1842). Sull’altar maggiore realizzato nel 1852 è collocata un buon dipinto raffigurante i Santi Marco e Michele. Don Paolo Rinaldo Ranieri fece eseguire restauri all’edificio nel corso dei primi decenni del secolo scorso. A fianco del luogo di culto sono presenti i locali del Circolo ACLI di Magliano che nel corso degli anni si è distinto per una vivace attività sociale e culturale.
Da dove deriva il toponimo Magliano
Scrive Marino Mambelli su Forlipedia: “Toponimo antico e interessante. Senza certezze, ma con opportunità di grande interesse. Troviamo “Malliano” nel Libro Biscia di San Mercuriale in un atto del 1159 e “Villa Maglani” nella Descriptio Romandiole realizzata dal Cardinale Anglico nel 1371″. Ettore Casadei scrive: “Il nome Maiano o Maliano, da cui derivò Magliano, è nome possessorio di fondo agricolo romano. La stessa interpretazione la incontriamo sull’importante periodico d’inizio novecento La Madonna del Fuoco. Il suffisso ano pare mettere d’accordo molti studiosi; il toponimo potrebbe infatti scaturire da un prediale costituito da un antroponimo. I fondi romani furono infatti denominati aggettivando il nome del proprietario: ed ecco le possibili soluzioni di Vecchiazzano con Veclezio, Barisius per Barisano, …Mallio per Magliano. Ritrovamenti archeologici non fanno che confermare la presenza di un appoderamento romano servito da strade importanti proprio a Magliano”.
Giovan Battista Pellegrini, sul volume Toponomastica Italiana, fa derivare dal latino Mallius (maglio), i Magliano di Siena, Firenze Cuneo, Grosseto; Magliano de’ Marsi (L’Aquila), Magliano Romano, Magliano Sabina (Rieti)… Magliano in Toscana. Alcuni comuni omonimi, recano addirittura un maglio (martello) nello stemma cittadino.
“L’idea del maglio, utilizzato per l’estrazione e la lavorazione di materiale inerte di fiume – sono sempre parole di Marino Mambelli – non scorre via senza lasciare un intenso momento di riflessione: il nostro Magliano, nei pressi del fiume Ronco, è infatti conosciuto anche per le vecchie cave. La vicina via Bidente, per altro, ripercorre sommariamente il tracciato di una strada romana di grande importanza che tutto lascia presupporre fosse ben costruita“.
Ilaria Di Cocco, sul volume La Linea e la Rete, spiega: “Questa importanza itineraria è ben documentata dai tempi più antichi. In particolare, come in altre aree romagnole, anche nella valle del Bidente sono stati rinvenuti materiali che testimoniano per il VI secolo a.C. contatti commerciali con l’area picena da un lato e con l’Etruria interna dall’altro. Ancora a scambi con l’area etrusca dovrebbero essere riconducibili i frammenti di ceramica attica, databili al secolo successivo, rinvenuti nell’area di Galeata… Anche gli spostamenti di Olibrio (V sec. d.C. nda) confermano una certa efficienza del collegamento che passava in questa zona: egli infatti, spostandosi con moglie, figli e servi, percorse la strada da Ravenna a Galeata, circa 60 km., in sette ore. E’ interessante notare come in alcuni progetti dell’800 la via venga ancora definita Strada Romana. Una strada non per forza basolata (lastricata), ma probabilmente glareata (ghiaiata).
Transitava su quella strada Teodorico, il re ostrogoto d’Italia, per recarsi da Ravenna alla sua villa di Galeata? Se così fosse quel percorso doveva essere sempre ben ghiaiato…”.
“Un’ultima interessante opportunità, quella che predilige chi scrive queste righe”, conclude Marino Mambelli, “prima di frenare la fantasia di cui ci siamo serviti per nobilitare il nostro toponimo Magliano, solo per ricordare che affianco alla strada, per lunghi tratti, correva l’antico acquedotto traianeo che proprio Teodorico ripristinò. La strada poteva quindi essere sorta a sevizio della grande opera idraulica, o meglio, essere un’esistente pista valliva sistemata secondo le regole dei Romani. La realizzazione di entrambe le opere pubbliche necessitava di notevoli quantità di inerti: quelli estratti dalle vicine cave grazie all’opera dell’uomo e del maglio. Proprio a Magliano“.
Il monumento ai caduti
Dopo qualche centinaio di metri, proseguendo sulla via Maglianella verso Forlì è d’obbligo fare una sosta davanti al Monumento ai caduti di tutte le guerre dove colpirà la presenza di nominativi di alcuni giovanissimi che persero la vita, il 16 agosto 1946, in seguito allo scoppio di una grossa granata rinvenuta nel podere “Cà ad gat” sulla via Bidente.
Il prossimo tratto del tragitto Magliano – Ronco sarà percorso ancora per un tratto lungo via Maglianella, strada asfaltata con scarso traffico, prima di raggiungere il greto del fiume.
Gabriele Zelli