Non è stato facile, quest’anno, per i nostri insegnanti riuscire a venire a capo delle valutazioni finali. Gli scrutini online hanno richiesto un rodaggio accelerato, reso più complicato dalla ponderazione di elementi qualitativamente diversi (la “memoria” del rendimento in presenza e la partecipazione alle lezioni da remoto). Restare equilibrati non era semplice, dati i messaggi contrastanti cumulatisi nei mesi: dalla promozione “obbligatoria” all’attestazione burocratica di competenze ardue da dimostrare, in mancanza di un contatto umano permanente.
Due sensazioni. La prima: il Covid ha incrementato i processi di burocratizzazione già in atto da tempo nella Scuola e nell’Università. Il tempo trascorso a produrre certificazioni di qualsiasi genere si è moltiplicato.
La seconda: le disuguaglianze, soprattutto nella Scuola dell’obbligo, sono aumentate. Seguire le lezioni da remoto non è semplice per i bambini e sono stati agevolati, a parte i bravi, soprattutto coloro le cui famiglie hanno speso molte energie per supportare la nuova avventura. Tutti gli altri, grazie al combinato disposto dell’alibi offerto dal mezzo e della promozione assicurata, hanno imparato davvero poco. In qualche caso, niente.
Roberto Balzani