Dalla Grande Crisi del 2008 l’Italia è uscita economicamente indebolita rispetto alle consorelle europee (e non solo alla Germania). Ora le prospettive per il 2021 segnalano un ulteriore rimpicciolimento del nostro peso produttivo a seguito della crisi epidemica, in proporzione più accentuato se confrontato con i nostri partners, anche loro colpiti dal Covid.
Una doppia contrazione in poco più di un decennio può davvero segnare l’inizio di un periodo complicato. Tutte le classi dirigenti, dai livelli locali a quelli nazionali, dovrebbero perciò avere ben chiara almeno l’agenda delle priorità, se non le possibili proposte. Ma così non è: fra le narrative spacciate nel paese, quella del suo evidente declino resta un tabù inaffrontabile. E il ceto intellettuale, in questa fuga dalla responsabilità, mostra quotidianamente la sua debolezza.
Roberto Balzani