Questa mattina, in una banca della mia città, per effettuare un’operazione normalissima vengo sottoposto ad alcune domande. Immagino le solite scartoffie. Ma mi sbaglio. Mi si chiede se faccio politica attivamente, se occupo cariche pubbliche, ecc. Con qualche imbarazzo, il funzionario aggiunge che trattasi di un protocollo giustificato dalla particolare attenzione che suscitano (presso le banche? Presso l’amministrazione fiscale? Presso la pubblica sicurezza?) i conti dei politici.
E mi viene in mente subito che, al tempo del fascismo, i genitori insegnavano ai figli la seguente massima: “state alla larga dalla politica”. La cosa che mi ha più colpito è il veicolo attraverso cui passa oggi l’invito un po’ minaccioso ad allontanarsi dalla cosa pubblica: l’asettica burocrazia dell’impresa, il protocollo apparentemente banale, il controllo delle identità per fini securitari.
Tutte cose “buone”, in fondo: senonché, personalmente sento che in realtà stiamo perdendo pian piano qualcosa: una porzione di libertà costituzionali individuali, ad esempio. Mi piacerebbe sapere che ne pensa la Corte, in proposito.
Roberto Balzani