«La tumulazione di Mussolini a Predappio, nel 1957, nasce da un accordo tra il governo, guidato dal predappiese Adone Zoli, e la municipalità di Predappio. Inteso fors’anche a fini di pacificazione risulta collocato appieno in un contesto nel quale i conti col fascismo si fecero al massimo a metà. Si trattò insomma di un accordo infausto che, per di più, diede la stura alla nascita non di una tomba di famiglia, com’era negli intenti iniziali, ma di un mausoleo di Mussolini e del fascismo con tanto di presenze in camicia nera di nostalgici di un regime guidato da un dittatore razzista e criminale di guerra: presenze crescenti ,soprattutto nelle date tra il 25 e il 28 aprile (quando Mussolini fu giustiziato), il 29 luglio (quando egli nacque) il 28 ottobre (quando fu indetta la marcia su Roma nel 1922 e parallelamente liberata Predappio nel 1944).
Ora, che sia difficile invertire una tendenza è palese, ma va fatto. Esattamente il contrario di quello che familiari di Mussolini chiedono oggi: porre a carico della collettività le spese di gestione della cripta, che dovrebbe essere trasformata in monumento di interesse comunale, mentre a loro dovrebbe essere dato la concessione perpetua. Proposte che possono essere definite in un solo modo: inaccettabili e irricevibili.
Sulla pretesa che sia la collettività a farsi carico della sicurezza dei “devoti” ci sembra che addirittura più che trasformare la tomba di un criminale in un mausoleo (capiamo l’assonanza tra Mausoleo, il re da cui prende il nome la tomba, citata come una delle 7 meraviglie del mondo antico e Mussolini, ma ci pare decisamente fuori luogo) ma addirittura in un santuario. Ci spiace quella è e rimane una cripta, e l’etimologia della parola cripta dal greco κρύπτη, deriva da κρύπτω «nascondere, coprire». I familiari di Mussolini apprezzino il fatto che a differenza di quanto successo successo in Germania ai gerarchi nazisti, hanno una tomba, per il loro congiunto, sia per umanità o convenienza politica, ma quella è e deve restare un luogo privato. Ci opporremo, quindi, con tutte le nostre forze a una deriva nostalgica, certi che l’amministrazione predappiese su questo non avrà cedimenti».
Anpi Forlì Cesena