«Dopo aver fatto la loro apparizione in diverse città italiane, anche a Forlì sono comparsi i cartelli anti-aborto dell’associazione “Pro Vita e Famiglia”, nei quali viene raffigurata una donna che, come Biancaneve, viene avvelenata da una mela. La RU-486, la pillola abortiva, viene paragonata – senza alcuna attinenza alla realtà – a veleno, quando invece l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha addirittura inclusa nella lista delle medicine essenziali, sottolineando ripetutamente che si tratta di una pratica sicura che permette, tra le altre cose, di evitare l’aborto chirurgico, che implica anestesia e ospedalizzazione.
Il messaggio fuorviante, falso e violento, strumentalizza ancora una volta il corpo delle donne, con il chiaro intento di privarle della propria libertà di scelta. Fuorviante anche l’hashtag utilizzato #dallapartedelledonne quando invece il messaggio pubblicitario rappresenta chiaramente una grave e volontaria mistificazione di realtà scientifiche ai danni delle donne, tramite un manifesto oscurantista e allarmista in aperto contrasto alla legge 194 che dal 1978 invece tutela la libertà di scelta sul corpo delle donne mettendo al contempo fine alla pratica dell’aborto clandestino in Italia.
Chiediamo dunque al Comune di Forlì, all’Ausl del territorio e agli enti preposti alla gestione della pubblica affissione una netta presa di posizione al riguardo e, come è già stato fatto da altri Comuni come Milano, Firenze, fino alla vicina Ravenna, di far prontamente rimuovere questi manifesti di pubblicità ingannevole. Non è così che si proteggono bambine, donne e adolescenti che hanno diritto di crescere con informazioni corrette, consapevoli dei diritti e dei doveri di cui sono portatrici assieme al genere maschile.
Occorre dunque un atto che ripristini la laicità dello stato, la verità scientifica e rinneghi le forme di negazionismo. Altresì riteniamo essenziale il ruolo centrale dei consultori pubblici e dei servizi territoriali quali sedi di prevenzione, di ascolto e di garanzia di contraccezione sicura e gratuita a tutela della donna. Non possiamo affidare questo ruolo ad associazioni, come quelle Pro vita, che rinnegano la scienza, mistificano la realtà riportando la nostra società ad un idea della donna finalizzata meccanicamente alla procreazione.
Facciamo dunque appello a tutte le cittadine e cittadine di mobilitarsi per chiedere ai sindaci, ai consiglieri comunali, alle forze politiche di assumere chiare e decise posizioni prevedendo la rimozione immediata di questi manifesti e la sospensione del finanziamento pubblico alle associazioni Pro Vita. L’unico “veleno” che va combattuto è la disinformazione di chi vorrebbe mantenere il controllo sul corpo delle donne».
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