Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di alcuni genitori di studenti del Liceo Scientifico Fulcieri di Forlì.
«Per settimane i mezzi di comunicazione hanno riportato la notizia della riapertura delle scuole dopo la forzata chiusura: poi, finalmente, il momento è arrivato, i bambini e i ragazzi sono tornati in aula e tutto sembrava funzionare, grazie al rispetto dei protocolli di sicurezza. In realtà, non tutte le classi sono tornate in presenza al 100%. Molti studenti si sono dovuti accontentare di frequentare la scuola a settimane alterne, in attesa dell’arrivo dei nuovi banchi e dell’individuazione di nuovi spazi.
In seguito, con l’esplosione della seconda ondata di contagi e l’inefficace gestione del servizio di trasporto pubblico, le cose sono drammaticamente peggiorate. Per tutti i ragazzi delle scuole superiori, circa due milioni di studenti, è scattato l’obbligo di svolgere le attività didattiche a distanza. Forse, chi non ha figli che frequentano le scuole superiori non si rende conto dei danni enormi e incommensurabili che questo comporta: forse ci si aggrappa all’idea del “meno gente in circolazione meno contagi” e con questo si giustifica ogni sorta di restrizioni. Da un punto di vista puramente matematico è così ma per noi, mamme e papà di adolescenti chiusi in casa senza alternative non è così, e vogliamo far sentire la nostra voce.
Abbiamo parlato con i nostri figli, abbiamo parlato con i loro insegnanti, abbiamo constatato che questa modalità ha generato una didattica sbilanciata e una difficoltà nel percorso di apprendimento. I ragazzi soffrono la lontananza fisica, che non permette l’instaurarsi di quel clima di complicità, condivisione e collaborazione con i docenti e con i coetanei che è parte integrante del loro percorso di crescita. A casa le distrazioni sono tante, e non basta il richiamo dell’insegnante: non basta perché gli adolescenti, soprattutto, vivono le esperienze con tutta la loro fisicità e hanno bisogno di “starci dentro” di essere coinvolti emotivamente e fisicamente.
Per questo chiediamo a chi di competenza di intervenire, trovando le aule (se mancanti), modificando gli orari (se necessario) aumentando le corse degli autobus (in tutti i modi possibili), perché la scuola deve riprendere in presenza e per tutti. Tante difficoltà e inquietudini sono emerse in questi mesi, e ci vorrà tempo perché molte situazioni siano risolte. Ora la data del 7 gennaio fissata per la ritorno a scuola (ancora non totale) dei ragazzi delle superiori si avvicina, e vogliamo credere che davvero abbia attuazione. Per questa ragione ancora di più chiediamo a chi di competenza di coinvolgersi in prima persona, perché il ritorno in presenza permetta ad ogni studente di sentire su di sé lo sguardo autorevole, protettivo e lungimirante di ogni docente in modo che ciascuno possa continuare serenamente il proprio percorso scolastico e, cosa ancora più importante, il proprio percorso di crescita umana e sociale».