Secondo le indicazioni del governo, a partire dal primo luglio, riapriranno le sale da bingo e quindi tanti fruitori torneranno ad occupare gli spazi dediti a questo passatempo ; molti sono abituati a questo gioco come mero passatempo basato sulla fortuna , magari per anziani o bambini ma non è proprio così. Il bingo nasce in tempi abbastanza lontani, intersecando la sua storia con altre storie di giochi di fortuna legati ai numeri: la Tombola napoletana o il Lotto Anglosassone, ma non si escludono altri innesti, ancora più antichi. Il principio è sempre quello della casualità per indovinare i numeri e per raggiungere lo scopo le strategie si consumano per capire il modo di aumentare le probabilità di vincita, indovinando uno o più numeri, quindi una combinazione che completi una scheda.
Le origini dei giochi di bingo, probabilmente, ci portano al lontano 1530 che fu l’anno della prima lotteria della storia, quindi torna il parallelismo con il Lotto, tuttora molto diffuso nel mondo germanico ed anglosassone. Più recentemente, in tempi abbastanza oscuri come quelli della Grande Depressione, abbiamo notizia della prima versione del gioco del Bingo, identificato con questo nome per via dell’assonanza della parola “Beano”, una variante del Lotto praticata in Georgia, sempre negli Stati Uniti. Il Beano veniva praticato con una tabella di numeri e dei fagioli, in inglese “beans”, con cui si poneva il segno sui numeri che venivano indovinati, a seguito di una classica estrazione ad alta voce da parte di un banditore.
Chi indovinava i numeri vinceva premi in denaro o in altre utilità
Un onesto venditore di giocattoli newyorkese, dal nome di Edwin Lowe, indovinando tutti i numeri della sua tabella, completando quindi con i fagioli secchi tutti i riquadri numerati della cartella in suo possesso, previamente acquistata per partecipare alla gara, lanciò un grido di gioia spontaneo probabilmente distorcendo la parola “bean” o “Beano”, cioè urlando “Bingo!”. Non è chiaro se si riferisse ad una parola specifica ma il termine suonava facile da ricordare, secco, festoso; piacque e rimase come identificativo di questa particolare versione della Lotteria americana. Il Bingo si diffuse ovunque tanto che gli Stati l’hanno assimilato come gioco legale sia per incentivare passatempi per la popolazione ma, soprattutto, per gestirne i copiosi introiti con apposite licenze, similmente al sistema che permette la vendita di Sali, Tabacchi e Valori Bollati in luoghi come le Drogherie e le Tabaccherie.
In Italia, già influenzati dalle antiche Tombole, dal Lotto che cmq è giunto ampiamente sul territorio nazionale con le sue varianti (Enalotto) e da altre gare ad estrazione numerica, il Bingo ha avuto una ampia diffusione. Esso si è attestato come fenomeno di socializzazione in sale apposite da giochi dove gli appassionati si riuniscono per confrontare i numeri delle cartelle acquistate con i numeri estratti dal banditore.
In Italia, però, i numeri sono diventati novanta in tutto e quindi il gioco si è così impostato con cartelle da quindici numeri, scelti tra i novanta disponibili, a differenza degli USA, dove si continua a giocare su schede da 15 numeri, ma scelti tra i 75 originari, come sempre è stato.
Da quel dì, in Italia, quando si dice “fare bingo” o “hai fatto bingo” si indica una combinazione fortunata, una bella fortuna insomma ed è per questo che persino nei sogni quando si sogna il bingo o un risultato a bingo, magari stando in una sala da gioco, si muovono tante interpretazioni ermetiche e sovrannaturali come è uso della nostra tradizione popolare.