L’articolo di oggi su Il Resto del Carlino inerente alla spiaggia libera in Italia che vede Gatteo Mare come maglia nera in quanto unico Comune italiano senza un metro di spiaggia libera, ha suscitato qualche polemica e legittime discussioni. L’articolo però, pur dando giustamente parola al sindaco di Gatteo Gianluca Vincenzi, al presidente dei bagnini gattesi Massimo Bondi e al presidente di Legambiente di Forlì-Cesena Francesco Occhipinti, ha tralasciato alcune informazioni che al lettore avrebbero invece consentito di avere una più ampie e completa informazione riguardo un tema, di fatto, di interesse pubblico.
Le spiagge infatti sono demaniali. Nell’articolo il sindaco Vincenzi spiega il suo punto di vista: “Sono sindaco di questo Comune da 10 anni e abbiamo ricevuto soltanto 3 mail di persone le quali chiedevano se c’era la spiaggia libera. Siamo conosciuti in tutta Italia per la nostra ospitalità e chi frequenta Gatteo non ha necessità di spiaggia libera“. Ma di fatto in gran parte dei 131 chilometri di litorale romagnola, le spiagge libere sono da sempre affollate. Parliamo di decine di migliaia di persone, che chiunque può vedere ad occhio nudo, e che affollano quotidianamente queste aree.
A Gatteo Mare forse sono stati solo tre i turisti che hanno richiesto la spiaggia libera, ma il motivo è perché negli ultimi 50 anni non c’è mai stata e inoltre non è vero che non c’è questa necessità. Mettendo in relazione le spiagge fruibili gratuitamente con il parcheggio multipiano a pagamento di Gatteo Mare accanto a quello gratuito si noterebbe che il primo è semivuoto fin dalla sua costruzione, il secondo da 130 posti è occupato da giugno a settembre dalle auto perfino sul marciapiede perimetrale. In una spiaggia libera gattese succederebbe la stessa cosa, non prendiamoci in giro.
Il sindaco Vincenzi afferma inoltre che le spiagge di Gatteo Mare sono fruibili gratuitamente: provate a mettere un asciugamano davanti ad uno stabilimento balneare e a stendervi per vedere cosa succede? Ora però senza voler tergiversare troppo su un problema che ha infinite sfaccettature discutibili, credo che la prima cosa da offrire sia l’informazione inerente alla quota del 20% di spiaggia libera prevista dalla legge. In Romagna la legge Regionale n. 9/2002 ha imposto un limite minimo del 20%, ma attenzione, tale limite non vale per i singoli Comuni ma per l’intera costa. Per cui grazie alle aree protette della fascia a nord di Comacchio e Ravenna si rientra nelle regole offrendo un quadro regionale non omogeneo, garantendo all’intero litorale romagnolo una quota del 30%.
Quindi Gatteo Mare e tutti gli altri Comuni che hanno una quota di spiagge libera inferiore al 20% non stanno violando alcuna legge. È la politica regionale che ha previsto che la quota sia su base regionale e non comunale privilegiando di fatto le località balneari del sud costa che infatti si sono sviluppate legittimamente a dismisura. Ecco che così in Romagna abbiamo per esempio Rimini con l’8% scarso di spiaggia libera e Ravenna con il 62%. Bellaria-Igea Marina con il 3% e Comacchio con il 33%. Cervia con il 3,9%, Cesenatico il 14%, Riccione il 12% e Gatteo Mare lo 0% e via discorrendo…
Il presidente provinciale di Legambiente che nell’articolo avrebbe dovuto essere il contraltare, afferma che non è colpa dei bagnini. Vero. Ma nemmeno degli amministratori. Falso perché la politica ha e ha avuto gli strumenti per intervenire e a volte lo ha fatto non intervenendo. Occhipinti aggiunge poi che “oggi sarebbe complicato per chiunque ricavare spiagge libere” dimenticando che è proprio la politica ad essere incaricata ad affrontare e risolvere ciò che è “complicato” e lui che è un ambientalista lo dovrebbe sapere. In base infatti alla Delibera n. 468 del 06/03/2003 del Consiglio della Regione Emilia-Romagna sono i Comuni ad approvare il Piano dell’arenile che prevede per esempio, l’individuazione di aree che possono essere oggetto di rilascio di nuove concessioni (Capo VI 6.1.8 a) ma al contempo l’individuazione e la quantificazione delle spiagge libere (Capo VI 6.1.8 c). Quindi quei sindaci che in questi anni hanno ridotto l’esigua spiaggia libera nel proprio territorio in favore di nuove concessioni perché comunque la quota regionale di spiaggia libera è ampiamente al di sopra della soglia imposta (oggi è al 30%), hanno fatto una scelta politica, legittima ma della quale sono responsabili. Questo ovviamente non ha riguardato Gatteo Mare, già satura di concessioni.
Vediamo come, alla luce di un problema che riguarda tutti quei Comuni italiani i cui amministratori pubblici decidessero coraggiosamente in futuro di cambiare registro e non mettere la politica nel cassetto, quali siano le strade legislative percorribili:
Il 26 febbraio 2010, è stato abrogato il diritto di insistenza, cioè il rinnovo automatico delle concessioni che di fatto ha mantenuto il sistema concessione balneari fermo per 50 anni. Da quel momento le concessioni balneari sono state rinnovate dal Comune annualmente, quindi un sindaco che volesse, non certo senza complicazioni, trasformare una concessione balneare in spiaggia libera avrebbe potuto percorrere questa difficile ed impopolare (tra i bagnini che votano) strada.
Il Consiglio di Stato poi ha ribadito pochi mesi fa «l’invalidità di norme nazionali che prevedano proroghe automatiche in assenza di qualsiasi procedura di selezione tra i potenziali candidati» (Sentenza n. 1416 del 16 febbraio 2021). Quindi se e quando la politica comunale trovasse la voglia di intervenire su quello che di fatto è territorio demaniale, può farlo senza però pretendere che ciò sia facile ed indolore, ma con queste decisioni autorevoli alle spalle la strada è tracciata.
Tra breve il Presidente del Consiglio Mario Draghi dovrà decidere cosa fare con la legislazione in materia di liberalizzazione della concorrenza, se quindi recepire o meno la Direttiva Bolkestein che dal 2006 è entrata in vigore con i voti, ricordiamolo, non della cattiva Merkel, ma di tutti rappresentanti politici italiani in Europa. Con la riforma delle spiagge che tornerebbero allo Stato per poi essere messe le concessioni all’asta a evidenza pubblica, nessun sindaco si troverebbe a dover togliere il demanio ad un bagnino in particolare per trasformarla, là dove ritenuto necessario, in libera. Azzerato quindi il quadro balneare chiunque potrà fare la sua offerta per ottenere una concessione della spiaggia, inclusi quei bagnini la cui spiaggia è stata trasformato in spiaggia libera disponendo di fatto per la propria offerta, di tutte le altre. Quanti sindaci romagnoli utilizzeranno eventualmente queste opportunità i prossimi anni?
Giorgio Venturi