Questa fotografia d’epoca sposta l’attenzione esattamente a ottant’anni fa, quando il forlivese Maceo Casadei era inviato dall’Istituto Luce a fotografare il fronte nel nord Africa. Maceo apparteneva al “Reparto guerra” dell’ente per il quale lavorava da anni anche come scenografo-decoratore. Dotato di solida competenza tecnica in ambito fotografico, acquisita negli anni giovanili, Maceo Casadei possedeva eccellente senso dell’immagine e pure un innato coraggio, o meglio – come lui steso riconosceva – di una inspiegabile mancanza di paura durante le situazioni di conflitto. Si ritrovò così a fare i conti con un’esperienza, quella della guerra, che aveva già vissuto come soldato nelle trincee del primo conflitto mondiale.
Il suo “secondo” battesimo del fuoco avvenne nel deserto libico nell’autunno 1941. Rientrò in Italia dopo sette mesi durissimi, vissuti ad altissima intensità. “Preso dalla febbre di fare – scriveva Maceo nel suo diario personale – non dormivo nemmeno le poche ore di notte concesse dalla tregua dei bombardamenti di ogni genere. Se non disegnavo, scrivevo; se non scrivevo giravo”. A guerra finita, Maceo fu arruolato come fotografo anche dalle Forze Alleate per le quali immortalò le zone martoriate della battaglia di Cassino e Montecassino. Per tutta la vita si dedicò agli scatti, al fotoritocco, allo sviluppo, concludendo il suo percorso professionale in una grande azienda forlivese. La memoria lo annovera giustamente tra i maggiori pittori forlivesi ma val la pena di ricordare che Maceo fu anche un grande fotografo, capace come pochi di muoversi tra le prime linee con una dotazione tecnica che non permetteva movimenti veloci. Come dimostra la foto del post. Bravura, coraggio e un pizzico di follia.
Mario Proli