In merito all’approvazione del bilancio di previsione 2022-2024, interviene in una nota il Partito Democratico. “Il terzo bilancio della giunta Zattini altro non è che lungo elenco della spesa, senza alcuna scelta né definizione di priorità per la città: mentre l’Amministrazione con roboanti parole annuncia milioni di euro di investimenti, è lo stesso assessore al bilancio che afferma che le risorse non ci sono e che quindi è ragionevole ritenere che molte opere non saranno realizzate. Riteniamo che non possa essere questo il modo di fare programmazione, improntato alla volontà autoreferenziale della Giunta di riempire i quotidiani con comunicati stampa, numeri roboanti e grandi promesse, senza però alcuna connessione della realtà e possibilità di realizzo“.
“In particolare – spiegano i Dem – abbiamo posto l’accento sull’immobilismo in cui si è rinchiusa quest’Amministrazione: solo per fare qualche esempio, su mobilità e trasporto pubblico non c’è nessuna proposta; il tema del centro storico, cavallo di battaglia della destra durante la campagna elettorale, è all’ultimo posto per investimenti, mentre manca ancora all’appello un piano integrato di rilancio; in materia di sanità, la realizzazione della nuova Casa della salute pare ancora lontana da venire (si parla forse di 2025): del tutto assente è l’idea di costruire una rete sanitaria di prossimità che includa la periferia della città. Come da noi suggerito il Comune potrebbe investire su spazi già esistenti e di proprietà pubblica, in cui poter riorganizzare e concentrare i servizi socio assistenziali con medici di base e altre figure sanitarie; sulla cultura, tutti gli interventi su biblioteca Saffi e Fondo Piancastelli sono praticamente fermi e rimangono esclusi dagli investimenti e dimenticati alcuni importanti musei cittadini (come il Museo Archeologico, l’Etnografico e il Museo del Risorgimento), mentre la priorità dell’assessore Melandri pare quella di spostare la Collezione Verzocchi da Palazzo Romagnoli che è stato interamente ristrutturato. Ancora, manca ogni visione di politica territoriale e di area vasta: pur essendo Forlì, nel confronto con le vicine Ravenna e Rimini, un capoluogo più debole per calo demografico, per prospettive di sviluppo, per carenze infrastrutturali e geografiche, la Giunta guarda solo il proprio ombelico e lancia come proposta l’uscita da Livia Tellus, ulteriore segno di isolamento territoriale“.
“Sul piano politico, abbiamo pertanto segnalato che l’attuale situazione ci impone, soprattutto nell’ottica di PNRR, un rafforzamento delle politiche territoriali, perché o Forlì ed il territorio tutto lavorano insieme nella stessa direzione, o – diversamente – l’isolamento municipale che esprime la destra forlivese al governo della città ci indebolirà tutti; in proposito, mentre Ravenna si candida per ricevere finanziamenti PNRR per il porto e Cesena per realizzare il nuovo Ospedale, Forlì rimane al palo senza uno straccio di proposta, quando diverse potrebbero essere le proposte di sviluppo della città, basti pensare al polo tecnologico-aeronautico, alle grandi infrastrutture viarie tra Forlì, le vallate e le altre città, così come l’idea di sviluppare, sul tema della mobilità sostenibile, una metropolitana di superficie che consenta di stringere ancora di più la Romagna ed i suoi cittadini nell’idea di una grande area di servizi e persone omogenea” conclude il Gruppo Consiliare del Partito Democratico di Forlì.
“Il bilancio di previsione è l’atto politico e programmatorio fondamentale di un’Amministrazione comunale, direttamente rappresentativo agli occhi dei cittadini delle sue scelte e priorità nel governo della città. Ne consegue che deve rappresentare un atto serio, credibile e realistico e non una sorta di listone indistinto in cui si inserisce di tutto, ben sapendo che a consuntivo solo una frazione di quanto promesso sarà stato realizzato.
Invece, per il terzo anno consecutivo, il bilancio predisposto dalla Giunta di Forlì si presenta come una sorta di libro dei sogni, nel quale sembra che tutti i desiderata dei vari gruppi sociali e di interesse siano dall’Amministrazione, pur essendo nei fatti tutti consapevoli che di dieci che si promette si potrà realizzare due a dire tanto.
Così il bilancio prevede l’astronomica cifra di 89 milioni di euro di investimenti, mentre l’ultimo rendiconto disponibile (anno di 2020) ci mostra che l’effettiva capacità di azione del Comune è più o meno pari ad un quarto di quella cifra. Nel mezzo c’è tutto quello che ora si promette di fare e che finirà poi slittare di un altro anno, vuoi perché i fondi previsti non arriveranno, vuoi perché mancano i progetti, vuoi perché le stesse potenzialità di progettazione e di spesa della macchina comunale non sono sufficienti. Questo del resto è esattamente quanto è avvenuto nel 2021, che si era aperto con l’approvazione di un bilancio che prometteva 53 milioni di investimenti e poi è trascorso nell’immobilismo più totale, con pochissime opere pubbliche realizzate.
Stesso identico discorso si può fare per i mutui che dovrebbero sostenere questi investimenti, previsti in 15 milioni mentre nel 2020 si è riusciti ad accendere mutui per appena un milione. Che credibilità può avere un Comune che promette di fare 15 volte meglio nel giro di un anno?. Nei fatti i ritardi dell’Amministrazione condannano Forlì ad una politica di spesa insufficiente, che soffoca ogni capacità dell’Ente locale di di fare quanto necessario per promuovere lo sviluppo del territorio.
Tutto questo in un momento in cui, invece, servirebbero proprio priorità, visione strategica e un forte ruolo dell’Ente pubblico per intercettare, guidare e supportare le traiettorie dello sviluppo. Infatti non solo ci troviamo in un quadro generale caratterizzato da una ripresa ancora ostacolata da molte incognite ma, lungi dall’essere una “isola felice”, Forlì sta affrontando una fase di forti difficoltà, certificate dal clamoroso balzo all’indietro di ben 26 posizioni sull’anno precedente certificato dalla recente classifica del Sole 24 ore. La nostra città corre un rischio tangibile di declino e marginalizzazione e la risposta del Comune non va oltre settimane di vanterie per aver speso quasi 600.000 euro per le luminarie di Natale
Nel corso della discussione abbiamo anche messo in fila tre grandi macrotemi che, a nostro avviso, dovrebbero essere i punti di partenza per un ripensamento strategico della nostra città, delle sue funzioni e vocazioni e del suo futuro.
Centro storico. Qui chiaramente una soluzione di fondo a problematiche ormai annose non può darsi se non ponendosi al livello di una riflessione che metta in relazione le funzioni del centro e quelle delle periferie, dal commercio alla cultura ai servizi a quelle direzionali.
Questo comunque non esime dal mettere in campo alcune iniziative forti, che erano urgenti tre anni fa ma che oggi sono ormai diventate indifferibili. Recupero e valorizzazione funzionale dei contenitori culturali (il palazzo del Merenda da recuperare per intero, il quarto stralcio del San Domenico da completare in tempi celeri, l’ex Asilo Santarelli, sulle cui funzioni urge un chiarimento); incentivi alla residenzialità mediante sostegni per il recupero del patrimonio abitativo e un ripensamento dell’offerta dei servizi; promozione di più efficaci sinergie fra città e polo universitario, di modo da valorizzare l’enorme contributo sociale, economico e culturale che può venire dall’ateneo; commercio, da sostenere con appositi incentivi e sostegni per le attività di qualità, a partire da quelle che puntano sul chilometro zero. Tutte queste partite non possono attendere il fantomatico piano del centro storico dell’Amministrazione ma richiedono interventi concreti qui e ora.
Occupazione e lavoro. Qui la nostra proposta principale rimane quella di mettere al tavolo tutti gli attori economici e sindacali e costruire insieme un Patto per il clima e il lavoro che aiuti a definire insieme una serie di scelte strategiche prioritarie. Ciò non esime il Comune dall’interrogarsi su come tornare a giocare un ruolo di primo piano nel favorire l’insediamento di nuove imprese sul territorio. Servono incentivi e sgravi a favore delle start-up innovative, in particolare se operanti in settori ad alto valore aggiunto sul versante tecnologico e capaci di promuovere forme sostenibili di sviluppo nel quadro di un’economia circolare. Inoltre è necessario che finalmente si proceda a censire i capannoni e le altre strutture industriali non utilizzate presenti sul territorio e si definisca un sistema incentivante per la loro messa a disposizione. L’ente pubblico ha altresì la responsabilità di sostenere il sistema delle imprese nella transizione verso nuove tecnologie e fonti energetiche a basso impatto e di supportare la creazione di nuovi distretti ad alto valore aggiunto come quello legato al tecnopolo aeronautico.
Welfare e istruzione. La pandemia ha portato alla luce una volta di più le problematiche connesse con una transizione demografica che ha visto un forte allungamento della speranza di vita, ponendo la questione fondamentale di come garantire agli anziani una elevata qualità della vita e supportare le famiglie nei loro compiti di cura, mentre si registra un preoccupante calo della natalità, riflesso di una situazione economica, lavorativa e sociale che rende quasi impossibile alle giovani coppie avere dei figli.
Qui l’unica risposta adeguata alla sfida è quella che prevede un ripensamento complessivo del modello di assistenza e servizi alla terza età. Da una parte urge un aumento dei posti convenzionati nelle strutture protette e dall’altra è necessario mettere in primo piano l’accrescimento dell’home care, sia con un rafforzamento della rete dei servizi domiciliari, che mediante il sostegno ai/alle Caregiver riconoscendone il valore del lavoro di cura con assegni, servizi di sollievo e formazione.
Infine c’è la questione delle scuole per l’infanzia. Questo servizio, di enorme valenza pedagogica ed educativa e di primario valore sociale, deve essere considerato non un servizio a domanda individuale ma di natura universalistica, e pertanto reso gratuito, come fatto anche da altri Comuni. Questi sono i temi che abbiamo cercato di porre, per realizzare un confronto serio sui problemi centrali per il futuro della città. Il dibattito che è seguito si contraddistinto come elemento più significativo per il fatto che anche alcuni consiglieri di maggioranza hanno sollevato preoccupazioni e sollecitato interventi su alcune delle tematiche che anche noi avevamo posto (il futuro della città e il rischio di un suo declino, l’attrattività per le imprese, il ripensamento del welfare, ecc..). La dialettica che è così andata in scena è stata interessante e significativa. Auspichiamo che nei prossimi mesi questi esponenti della maggioranza dimostrino la volontà politica di trasformare tali ragionamenti in un confronto costruttivo per condividere alcune scelte sul futuro della città.
Chi purtroppo è rimasta impermeabile a questo clima di riflessione trasversale è stata invece la Giunta comunale, che ha preferito “barricarsi” nelle solite litanie fatte di auto-elogi e scaricamento di responsabilità, senza mostrare il minimo interesse a scendere nel merito di alcuno dei problemi. Ne è conseguita l’inevitabile decisione di un voto contrario sul bilancio” così in una lunga nota il commento di Forlì&Co.