Di recente è stato pubblicato dalla casa editrice Pazzini il libro “Carlo Barbieri (1888-1970). Il violinista romagnolo discepolo di Zaclèn” di Franco Dell’Amore.
La pubblicazione, che verrà presentata mercoledì 8 dicembre, alle ore 16,00, al Circolo Democratico Forlivese, si inserisce nel contesto di un lavoro che Dell’Amore sta svolgendo da oltre trent’anni; un’opera certosina, preziosa e assolutamente necessaria, di indagine e ricerca su alcuni importanti fenomeni che hanno caratterizzato la musica, lo spettacolo e il ballo della Romagna e in Romagna. Questa fondamentale attività, di cui occorre riconoscere l’indubbia qualità, ha dato la possibilità a Dell’Amore di pubblicare un cospicuo numero di volumi che sono entrati a far parte del patrimonio culturale locale e nazionale. Anche il libro dedicato a Carlo Barbieri (1888-1970) sarà destinato a diventare un documento di riferimento per chi vorrà approfondire la conoscenza del musicista forlivese, un personaggio di notevole valore del mondo della musica popolare romagnola.
Su questo musicista l’autore aveva anticipato parte della ricerca che ha effettuato in un saggio pubblicato sul numero 116 del 2020 della rivista “Romagna arte e storia” e ora la consegna nella sua intierezza agli storici, agli appassionati e ai lettori attraverso un volume che ha il merito di conferire a Carlo Barbieri il giusto valore, come viene evidenziato fin dalle prime righe.
Scrive Franco Dell’Amore che Carlo Brighi, detto Zaclèn (1853-1915), il fondatore di quello che oggi tutti chiamano il “liscio” romagnolo, sul letto di morte fece chiamare il violinista Carlo Barbieri per ascoltare da lui l’ultimo valzer. “La circostanza è assai emblematica”, prosegue l’autore, “perché Brighi non chiamò il proprio figlio Emilio, anch’egli musicista”. Nella circostanza Carlo Barbieri “eseguì il Valzer n. 8 del capostipite della musica da ballo romagnola e fu, come annota lo stesso Barbieri sullo spartito, il primo valzer che ebbe l’opportunità di suonare nell’Orchestrina Brighi”.
Franco Dell’Amore constata poi che in Romagna tutti hanno sentito parlare di Zaclèn e pochissimi ricordano Carlo Barbieri “suo vero discepolo e continuatore della tradizione più genuina del ballo popolare romagnolo”. Sta di fatto che il nome di Carlo Barbieri compare sulla rivista “La Piê” in alcuni resoconti dei Trebbi organizzati da Aldo Spallicci negli anni ’50 del secolo scorso e una breve biografia è pubblicata nel volume “Musica & Musicisti di Romagna” del musicologo e storico forlivese Michele Raffaelli (1926-2009). Anche l’autore di questo libro ammette di aver quasi trascurato Carlo Barbieri – per ignoranza – al momento in cui diede alle stampe il libro “Storia della musica da ballo romagnola”. Eppure la sua produzione musicale supera quella di Carlo Brighi, come ha potuto verificare Dell’Amore grazie alla consultazione del fondo musicale conservato dalla famiglia Barbieri a San Martino in Strada di Forlì.
Il libro di Franco Dell’Amore consente di restituire alle nostre collettività “la figura di un musicista – dal carattere troppo schivo per poter concorrere nella selva delle orchestre commerciali – che iniziò a comporre all’età di otto anni e continuò fino a qualche giorno prima della morte, avvenuta all’età di 82 anni. Si scoprirà, infine, come il suo repertorio musicale sia ancora tutto da svelare, suonare e gustare”. Non solo. Oggi possiamo dire, grazie a Franco Dell’Amore, che Carlo Barbieri è da annoverare fra coloro che maggiormente hanno dato continuità alla tradizione della musica da ballo romagnola, il genere ideato da Brighi, sia per il numero di brani composti sia per la collaborazione instaurata con “Zaclèn” divenendone l’elemento centrale della sua orchestra in qualità di primo violino.
Un ensemble che, fra l’altro, fu protagonista di eventi destinati a rimanere nella storia, come dopo l’inaugurazione del Teatro Kursaal di Forlì (poi Apollo, ora chiuso), avvenuta il 24 gennaio 1914, quando suonò in occasione di due memorabili feste da ballo che si tennero per il Carnevale di quell’anno e di quello successivo. Poi, negli anni ’20, diresse per una decina d’anni, quale primo violino, un’orchestra di cinque elementi composta dal fratello Armando al contrabbasso e dai fratelli Poni di Pievequinta: Adolfo (violino), Epaminonda (chitarra) e Tullo (clarinetto in Do).
Occorre sottolineare infine il rapporto di collaborazione instaurato da Carlo Barbieri con l’indimenticabile don Arturo Femicelli (1925-2002), a lungo parroco della parrocchia di Santa Caterina da Siena di via Gervasi, Forlì, autore di numerosi brani di carattere religioso, che vengono abitualmente proposti in particolare in occasione dell’annuale Santa Messa dell’Artista che da 58 anni viene celebrata il 2 novembre nell’Abbazia di San Mercuriale.
Gabriele Zelli