Unione di Comuni. Italia Viva: “Contrari allo schema a 14 e rivedere fusioni e aggregazioni”

Unione dei Comuni

Le sfide che il territorio forlivese ha di fronte sono di portata elevatissima e richiedono anche un ripensamento degli assetti istituzionali idonei ad affrontarle con successo. Per questo, riteniamo necessario che si affronti in modo energico una rivisitazione del modello e dell’organizzazione dell’Unione dei Comuni”. È l’auspicio che arriva da Italia Viva Forlì per il 2022 a proposito della nuova organizzazione istituzionale. Che evidenzia tre punti su cui lavorare: no ad una grande Unione a 14 Comuni, ma sì a Unioni più piccole tra Comuni omogenei; consentire a Modigliana e Tredozio di attivare collaborazioni più strette, anche istituzionalmente formalizzate, col comprensorio faentino; riprendere in mano il tema delle aggregazioni tra Comuni.

L’uscita del Comune di Forlì ha sancito la conclusione fallimentare dall’esperimento dell’Unione dei Comuni tra i 15 Comuni del comprensorio, nonostante fosse partita con le migliori (e totalmente condivisibili) intenzioni – affermano gli esponenti di Italia Viva -. A questo punto, proporre lo stesso schema di gioco senza un Comune capofila e autorevolmente riconosciuto da tutti nel ruolo di guida, come avrebbe dovuto essere Forlì, sarebbe un errore”.

Secondo Italia Viva del territorio forlivese, la fase che si è aperta con la nomina del nuovo presidente Francesco Tassinari e del vice Jader Dardi “due bravi amministratori a cui rivolgiamo i nostri migliori auguri di buon lavoro, unitamente a tutti gli altri sindaci” deve essere considerata “transitoria per arrivare entro dicembre 2022 alla definizione di una nuova architettura istituzionale su basi diverse”.

In primo luogo pensiamo si debbano valutare ipotesi di Unioni di vallata o comunque fra Comuni territorialmente omogenei, con bisogni analoghi – è il ragionamento di Italia Viva – e la possibilità di addivenire ad una reale economia di scala e ad una migliore efficienza organizzativa, avendo come obiettivo l’innalzamento della qualità dei servizi erogati a cittadini e imprese. Un approfondimento analogo andrebbe avviato anche dai Comuni dei pianura, inclusa Forlì, che non ha certo di che giovarsi nel mantenersi in una posizione di isolamento dal resto del territorio”.

Secondo Italia Viva Forlì, poi, andrebbero “attivati i canali istituzionali necessari per valutare, anche sul piano giuridico, la fattibilità di una gestione associata dei servizi se non proprio dell’adesione all’Unione dei Comuni del Faentino, per i Comuni di Modigliana e Tredozio. Il loro legame con la realtà di Faenza è nelle cose, oltre che nella storia, e solo chi non conosce quelle zone può far finta di non vedere che ogni giorno le relazioni sociali, economiche e culturali delle persone che vivono in quella realtà, afferiscono al Faentino più che al Forlivese”.

Infine, Italia Viva pone l’accento su un dossier mai davvero affrontato fino in fondo: quello delle fusioni tra Comuni. «Riteniamo che il territorio forlivese debba riprendere in mano il tema della opportunità fornite dalle aggregazioni di Comuni – afferma Italia Viva -. Chiamiamolo “aggregazioni” se non funziona il termine “fusioni”, ma unificare due realtà amministrative non significa certamente far perdere l’identità storica, culturale, sociale delle comunità interessate che è data da altri valori e non certo dai confini amministrativi.
Quel che conta è avere la massa critica, il “fisico” per erogare servizi sempre più all’avanguardia e rispondenti ai reali bisogni delle persone che vivono sul territorio, garantendo qualità e professionalità. Oggi, pur in presenza di lodevoli sforzi, spesso non è così perchè piccoli enti non possono essere dotati di tutte le competenze necessarie. Ecco perchè vale la pena riprendere in mano l’argomento delle aggregazioni».

Rimane sullo sfondo l’esigenza di un ridisegno complessivo anche del ruolo delle Province, rimaste a metà del guado dopo l’infausta bocciatura della riforma costituzionale del 2016 che ne prevedeva il superamento – aggiunge Italia Viva – se le province restano attive, allora vanno rimesse nelle condizioni di operare pienamente. Magari prevedendone una riduzione di numero (continuiamo a pensare, ad esempio, che la Romagna trarrebbe grande beneficio dall’istituzione di un’unica provincia romagnola che accorpi le tre esistenti)”.

Tuttavia quello delle province è argomento su cui il territorio forlivese da solo non ha alcun potere decisionale diretto – è la conclusione del ragionamento di Italia Viva – mentre come organizzare i propri territori e la gestione amministrativa dei servizi comunali e sovracomunali, è competenza delle municipalità del comprensorio forlivese. Ci auguriamo che il confronto possa presto aprirsi all’opinione pubblica e non rimanga confinato tra pochi addetti ai lavori, pur animati dalle migliori intenzioni, che decidono in solitudine. Italia Viva offre in tal senso la propria disponibilità alla collaborazione e al confronto costruttivo con tutti, senza distinzioni di appartenenza politica”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *