Sabato 8 gennaio alle ore 21,00 prende ufficialmente il via la stagione teatrale al Mentore di Santa Sofia. Primo spettacolo in cartellone è “L’Oreste. Quando i morti uccidono i vivi” di Francesco Niccolini, una produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri, Società per Attori in collaborazione con Lucca Comics&Games che vede in scena Claudio Casadio diretto da Giuseppe Marini.
L’Oreste è internato nel manicomio dell’Osservanza a Imola. È stato abbandonato quando era bambino e da un orfanotrofio a un riformatorio, è finito lì dentro. Dopo trent’anni non è ancora uscito, non ha avuto fortuna e nel suo passato ci sono avvenimenti terribili che ha rimosso ma dai quali non riesce a liberarsi. Eppure è sempre allegro, canta, disegna, parla sempre. “L’Oreste” è una riflessione sull’abbandono e sull’amore negato. Su come la vita spesso non faccia sconti e sia impietosa.
La vicenda è ambientata negli anni in cui in Italia stava radicalmente cambiando la situazione degli istituti psichiatrici: la legge sostenuta da Franco Basaglia permise infatti dal 1978 l’alternativa alla permanenza in questi luoghi di quanti fossero ritenuti capaci di gestire una propria vita, seguiti comunque da strutture di Igiene pubblica.
A prima vista l’Oreste può sembrare un monologo, dato che in scena c’è un solo attore in carne e ossa. Ma quel che attende lo spettatore è ben altro: grazie alla mano di Andrea Bruno, uno dei migliori illustratori italiani, e alla collaborazione con il Festival Lucca Comics, lo spettacolo funziona con l’interazione continua tra teatro e fumetto animato: l’Oreste riceve costantemente visita dai suoi fantasmi, dalle visioni dei mondi disperati che coltiva dentro di sé, oltre che da medici e infermieri. I sogni dell’Oreste, i suoi incubi, i suoi desideri e gli errori di una vita tutta sbagliata trasformano la scenografia e il teatro drammatico classico in un caleidoscopio di presenze che solo le tecniche del “Graphic Novel Theater” rendono realizzabile: un impossibile viaggio tra Imola e la Luna attraverso la tenerezza disperata di un uomo abbandonato da bambino e che non si è più ritrovato.
Le musiche originali di Paolo Coletta e il disegno delle luci di Michele Lavanga sono a loro volta elementi narrativi, su una scena colorata dai disegni che Oreste ha tracciato in trent’anni di permanenza in quella stanza d’ospedale. Lo spettacolo è in grado di parlare di follia parlando d’altro, e lo fa con grande delicatezza e poesia.
Ingresso 20 euro, per info e prenotazioni: 3499503847 oppure teatromentore@gmail.com.